Se il mugugno non basta pi

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    Il congresso della stampa alpina si svolto all’insegna della visibilit della nostra Associazione. Gli alpini sono pi conosciuti che riconosciuti, ha detto un delegato, intendendo che tutti sanno chi sono gli alpini ma sono ancora troppo pochi coloro che sanno cosa fanno gli alpini.
    Paghiamo uno scotto antico nei confronti dell’opinione pubblica, retaggio del tempo in cui gli alpini lavoravano in silenzio, paghi d’una stretta di mano di coloro che avevano aiutato e della convinzione di aver compiuto il proprio dovere.
    Sarebbe cos anche oggi, perch gli alpini non sono cambiati e sono convinti che dare meglio che ricevere e che ad aiutare il prossimo non si sbaglia mai. L’hanno imparato andando in montagna. Avete fatto caso?Quando percorriamo un sentiero, per duro che sia, incrociando qualcuno ci scambiamo un sorriso e un saluto. Se siamo in cordata diventiamo tutt’uno; se vediamo qualcuno in difficolt, corriamo in suo aiuto.
    Ecco, gli alpini si comportano cos anche quando sono in pianura. Ce l’hanno nel DNA. Un tempo, si diceva: il tempo in cui c’erano cinque brigate, compagnie e batterie, battaglioni e gruppi, e la gente regolava la propria giornata sulle trombe delle caserme, dal cui cortile il suono si spandeva nell’aria, investiva gioiosamente il paese e si perdeva nelle campagne e nella valle.
    Ora i tempi sono cambiati: i reparti alpini sono stati drasticamente ridotti e quelli che sono rimasti intendiamo difenderli con ogni mezzo (democratico e legale, certo, ma con inossidabile tenacia). Ed anche arrivato il tempo di non stare pi zitti, di dire quello che facciamo, di stare ancora di pi a contatto con la gente. Di far pesare di pi, in termini di immagine e di comunicazione, quello che facciamo.
    Non vogliamo farlo per vanagloria a noi sconosciuta ma proprio perch sono cambiati i tempi e dobbiamo difendere questo grande patrimonio che ha l’Italia e che si chiama alpini. Lo dobbiamo difendere dal mondo politico e una parte del mondo militare, perch vogliamo che ci sia sempre la possibilit per un giovane di andare a servire la Patria con il cappello alpino in testa.
    Perci dovr essere pi visibile quanto facciamo, specialmente quando interveniamo con la nostra Protezione civile che nessuno ha; con il nostro ospedale da campo, che nessun’altra associazione ha; con le migliaia di nostri volontari addestrati, preparati, organizzati ed equipaggiati come nessun’altra associazione ha uguali.
    L’esempio che diamo deve poter essere pi visibile.
    E quindi continuiamo pure a impegnarci come sempre, specie nei paesi dove gli alpini sono spesso l’unico punto di riferimento per le attivit sociali e di solidariet. Ma nei grandi interventi il nostro contributo non deve pi essere n silenzioso, n confuso, n scontato. Dobbiamo imparare a pretendere che i cittadini, i giornali e le televisioni siano informati dalla stessa autorit amministrativa che richiede il nostro intervento, in modo che non sia solo la stampa alpina a scrivere degli alpini.
    Il mese scorso gli alpini del Triveneto hanno dato vita a una operazione di recupero del territorio. Oltre 1600 nostri volontari hanno lavorato per l’intero fine settimana, contribuendo con oltre 16.500 ore di lavoro al ripristino di una vasta area di territorio, bonificando chilometri di alvei di torrenti, costruendo muri di protezione, bonificando boschi, recuperando sentieri e fontanili.
    Sui giornali neanche una riga, nei telegiornali neanche una parola. I volontari sono tornati a casa stanchi e contenti del dovere compiuto.
    Purtroppo, quando andiamo a Roma per difendere gli alpini, dobbiamo poter avere
    qualcosa in pi della sola nostra soddisfazione: dobbiamo avere il sostegno delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali.
    Dobbiamo far sapere che contiamo e che contano su di noi, e che il mugugno non ci basta pi, perch vogliamo fatti concreti e promesse mantenute.