Riflessioni di un ateo

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    Le scrivo una breve riflessione sull’editoriale del numero di marzo. Innanzitutto chiarisco la mia posizione: sono iscritto all’Ana da qualche anno per aver una finestra sul mondo che circonda un’esperienza piacevole seppur faticosa e per dare un piccolo contributo allo spirito di quel vecchio giuramento a questa Patria spesso non troppo meritevole, ma che fu e rimane. Aggiungo una caratteristica importante per l’argomento in discussione, sono un ateo razionalista, quindi incommensurabilmente lontano da posizione fideiste o da religioni di qualsiasi tipo.

     

    Detto questo devo farle i complimenti nonostante le nostre rispettive posizioni siano divergenti, la sua risposta ha colto il segno su di un argomento che spesso m’induce a riflettere quando leggo L’Alpino e credo sia ragione della “svista” del suo collega sacerdote. In qualsiasi manifestazione degli alpini o di una ricorrenza nazionale vi è sempre la componente religiosa, da razionalista considero il fatto statisticamente proporzionale alla presenza di credenti negli ambiti preposti all’organizzare o alla conoscenza degli stessi dei possibili presenti, e questo potrebbe aver indotto in errore l’articolista da lei citato, equazione semplice: alpini sempre in chiesa per le manifestazioni = alpini cristiani praticanti, tutti. Sono alpino e non vado a messa perché semplicemente non credo e non farò mai finta d’esser tale, altro male che forse s’agita nel popolo dei partecipanti alle funzioni religiose, sono alpino ed attivo nel sociale per gli insegnamenti e gli esempi ricevuti dove si vuole gli abili sempre pronti a dar aiuto ai bisognosi, e se vogliamo “identificare” questo con cristiano, allora, in tal parte, lo sono. Figura mia intima forse valida ed applicabile anche ad altri alpini. Da alpino (anzi artigliere da montagna) sono assolutamente solidale con lei, mi sento d’appartenere all’Ana, non sono attivo per via di altre attività extra lavorative e credo fermamente nell’estraneità dell’Associazione alla politica così a qualsiasi patente religiosa. Don Fasani, mi permetta la confidenza nel citarla per nome, ha ragioni da vendere! Non si svuotano le chiese per via degli alpini ma perché molti sacerdoti non hanno carisma, autorevolezza, modi e metodi per avvicinare le persone alla chiesa ed alla fede, che siano alpini o meno. L’Ana in questo non ha nulla a che fare; ha molto, invece, a che fare con l’insegnamento della solidarietà sociale e dell’aiuto all’altro, sempre e comunque. Il suo editoriale mi ha rinfrancato. Ho spesso confuso risposte ed articoli su L’Alpino con un messaggio di “apostolato” di stretta connessione con la fede e l’essere alpini, di questo me ne scuso, continuerò a leggerla, spesso non condividerò ma sempre sarò convinto della sua libertà di giudizio e della sua serietà d’intenti, e questo basta ad esser uomini ed alpini. Grazie.

    Fausto Oggionni

    Caro Fausto, grazie di questo tuo scritto. Innanzitutto, come noti, ti do del tu. Tra alpini si fa così ed è per questo che, senza la pretesa di portarti all’ovile, vorrei che la nostra amicizia sia schietta e sincera, così come vero e sincero è l’animo del tuo scritto. Quando diventai direttore de L’Alpino, dopo una lunga carriera da giornalista professionista, mi fermò per strada un generale che, con supponenza mi apostrofò in malomodo: «Non creda di trasformare il nostro mensile in Famiglia Cristiana». Lo guardai fisso in viso e poi lo fulminai di brutto: «Non so se considerare queste sue parole un’offesa alla mia intelligenza o alla sua». In realtà sapevo benissimo come la pensavo. Credo in questi anni di aver sempre fatto il mio lavoro con onestà intellettuale e professionale. L’Alpino gode attualmente di ottima salute ed anche di buona considerazione e questa è la risposta migliore a chi ha in testa le caste del pregiudizio. Sarò felice, caro Fausto, di stringerti la mano alla prima occasione. Giusto per scoprire che basta essere uomini per andare d’accordo.