Quella cantina dove si respirano arie verdiane libere e infinite

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    Il Club dei Ventisette, memoria e custodia d’un patrimonio culturale che appartiene al mondo intero.

    DI GABRIELE BALESTRAZZI

    Quella cantina dove si respirano arie verdiane libere e infinite Uno dei luoghi più suggestivi di Parma è una cantina. E per una volta non c’entrano le ben note tradizioni gastronomiche della città. Quella cantina non contiene prosciutti o culatelli, ed è in realtà un piccolo tempio, nel quale si celebra quella che per tanti parmigiani è una vera religione : la musica di Giuseppe Verdi. Non è facile spiegare con le parole il coinvolgimento e la commozione che si possono provare assistendo al rito con cui I Ventisette (e fra poco vedremo chi sono) aprono ogni loro riunione, ascoltando l’inarrivabile coro del Va’ pensiero dal Nabucco e salutandolo con un altrettanto corale Viva Verdi , che ha perduto il significato risorgimentale (ricordate dai libri di storia? Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia ), ma non ha evidentemente perduto, pur all’inizio del terzo millennio, la sua attualità. Almeno per questi 27 signori: 27, e subito sveliamo il mistero, come il numero delle opere del Maestro.

    Con il corollario che ognuno di loro porta il nome di quei capolavori: e poiché il Club è rigorosamente maschile, va a finire che La Traviata è in realtà il barbuto Luciano Sicuri, così come Aida è stato per anni il maestro Edgardo Egaddi: fino alla morte, unica forza in grado di sciogliere quel nodo d’amore che lega ogni socio all’opera verdiana (ovviamente non solo a quella di cui porta il nome). E non mancano i personaggi: i panni di Don Carlos, ad esempio, sono vestiti da ormai 30 anni da Alberto Michelotti, indimenticato arbitro di calcio protagonista sui campi d’Italia e di mezzo mondo. Puntuale in giacca e cravatta ad ogni rappresentazione al teatro Regio, così come lo era in pantaloncini corti quando si trattava di cogliere un fallo od un fuorigioco.

    Ma al di là della rispettiva notorietà, ciò che davvero unisce I Ventisette è lo sviscerato amore per la musica di Verdi. Della quale, sono soliti dire i parmigiani con un paragone che sembra irriverente ma che è in realtà un omaggio ad un’altra ricchezza di questa terra, non si butta via nulla, così come del maiale ( del quale in effetti nulla va sprecato, nel confezionamento dei tanti salumi che hanno reso celebre questa zona). Ma per capire meglio, torniamo in quella cantina. Nella quale, con ancora sospese nell’aria le note e le parole di quell’iniziale Va’ pensiero, quasi subito notereste campeggiare le parole che a Verdi dedicò Gabriele D’Annunzio, e che dei Ventisette raccontano tuttora lo spirito: Ci nutrimmo di lui come del pane. Ci nutrimmo di lui come dell’aria libera ed infinita .

    E poi ancora: Pianse ed amò per tutti . A quel punto, anche se la lirica non vi avesse mai affascinato, capireste che i nostri 27 amici non sono dei pur simpatici fanatici, e capireste che in quella cantina si celebra, al di là del rito, una splendida lezione di storia e cultura: la voglia di conservare e tener vivo un patrimonio culturale fondamentale, che è di Parma come del mondo intero. E in nome di questo, i Ventisette escono dal loro scantinato (oltre che, naturalmente, per seguire rappresentazioni liriche in tutto il mondo) per una splendida iniziativa rivolta ai giovanissimi delle scuole: un concorso per temi e disegni dal titolo Tu conosci Verdi? .

    Domanda dalla risposta tutt’altro che scontata, se si pensa che un paio di anni fa, alla vigilia del primo Verdi Festival, il microfono di una televisione locale raccolse in via Cavour (la strada dello struscio dei teenager parmigiani) una serie di silenzi imbarazzati, ed una ancor più imbarazzante risposta da parte di un giovane tifoso di calcio Sì, conosco la sua canzone (sic!) che viene suonata allo stadio (ovvero la Marcia trionfale dell’Aida, che in effetti accompagna ogni domenica al Tardini l’ingresso delle due squadre ).

    Oppure, in quello scantinato, i Ventisette sono capaci di rifugiarsi per protesta, rifiutandosi di partecipare come avvenne alcuni anni fa alla cerimonia pubblica organizzata davanti al monumento a Verdi (nell’anniversario della sua nascita) da quell’amministrazione comunale ritenuta colpevole del degrado e dell’abbandono di quel monumento, per anni circondato dalle auto in sosta, con il Maestro (come loro denunciavano scandalizzati) ridotto al ruolo di posteggiatore .

    Ecco perché, se girando per il centro alla scoperta delle bellezze di Parma vi capiterà di transitare da strada Farini, alla ricerca anche dei sapori dei prodotti della zona, e se da una grata sentirete diffondersi le note del Va’ pensiero, provate a sospingere quella porta e a discendere quegli scalini: proverete una emozione irripetibile, e al vostro ritorno da Parma avrete una bella storia in più da raccontare.