Quel Tricolore 95 anni fa al Passo della Sentinella

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    “Durante la notte tra il 15 e il 16 aprile 1916, Italo Lunelli e i suoi uomini si avvicinano al Passo fino ad attestarsi sul pianoro che domina la baracca e la caverna-rifugio degli austriaci ed anche il sottostante canalone dal quale potrebbero giungere i rinforzi per il nemico; anche sulla Croda Rossa, sovrastante gli alpini, sono in difesa gli austriaci. Un razzo rosso lanciato all’alba dà il segnale dell’attacco: mitraglie ed artiglierie sparano dal crestone del Popera, da Forcella della Tenda e da Sasso di Fuoco, colpendo le due posizioni nemiche; gli alpini di Lunelli (decorato per tale impresa con la Medaglia d’Oro) impediscono agli austriaci di uscire dai rifugi per approntare una valida difesa e ributtano tre reparti di rinforzo che tentano la salita attraverso il nevaio. Alle ore 14,30 sul Passo della Sentinella sventola un asciugamano austriaco di resa e il tricolore italiano di vittoria”.

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    Così le cronache militari raccontano la conquista del Passo della Sentinella, da più parti ritenuta prima di tutto assoluta impresa alpinistica, in condizioni climatiche proibitive cui si sommavano le difficoltà legate all’armamento e alla situazione bellica. Per ricordare il 95° anniversario di questa impresa, il gruppo di Comelico Superiore guidato da Marco De Martin Pinter, ha organizzato in settembre un pellegrinaggio al Passo della Sentinella. Una cerimonia semplice, ma molto coinvolgente in uno dei luoghi simbolo del Vallon Popera, come una finestra che dal Comelico si apre verso Sesto Pusteria.

    Lassù, a oltre 2.700 metri di altezza, più di 200 persone – alpini, soci CAI, semplici appassionati di montagna – si sono ritrovate per l’omaggio ai Caduti, con il toccante “Silenzio” suonato dal trombettiere della banda Val Di Gorto e la Messa celebrata da mons. Sandro Capraro, con l’accompagnamento del Coro Comelico. Nell’omelia del celebrante, già cappellano militare della brigata alpina Cadore, il ricordo degli alpini e di tutti i Caduti delle guerre, senza distinzione di bandiera o divisa. Erano presenti alla cerimonia il sindaco Mario Zandonella, con la fascia tricolore, il presidente della sezione Cadore Antonio Cason, il capogruppo di Comelico Superiore Marco De Martin Pinter, ed una folta rappresentanza di alpini provenienti dal Veneto, dalla Liguria, dalla Lombardia.

    La giornata è poi proseguita sopra il Rifugio Berti, dove il coro Comelico, diretto da Luciano Casanova Fuga, si è esibito proponendo una serie di canti particolarmente apprezzati. In una cornice davvero suggestiva tra le Dolomiti del Gruppo del Popera sono risuonate le note di “Stelutis Alpinis”, “Sui Monti Scarpazi”. Ha chiuso il pomeriggio in quota l’esibizione del Corpo bandistico Val di Gorto di Ovaro che ha proposto vari brani, tra i quali l’immancabile “Trentatrè”, Inno degli Alpini, e il gran finale con l’Inno di Mameli. Ai 2.000 metri del Rifugio Berti è stato portato anche il grande Crocifisso artistico della Confraternita di Santa Croce di San Cipriano Serra Riccò, assieme agli alpini di Sant’Olcese, gemellati con Comelico Superiore.

    Grande soddisfazione quindi per gli alpini del Gruppo che hanno organizzato l’evento in memoria di quella lontana ma importante conquista, con il proposito di ripetere il pellegrinaggio anche nei prossimi anni. Un invito a comprendere e ringraziare i protagonisti di quegli eventi “perché questa Storia è stata scritta anche per noi”.

    Livio Olivotto