Quei ragazzi di Aosta ’41, che Dio li benedica

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    Novanta. E non dimostrarli. Età rispettabile. Non sono in tanti a raggiungerla. Gli acciacchi, sono forche caudine. Le fatiche di una gioventù spesa al servizio della Patria . Un tempo si diceva così. Oggi, se va bene, ti senti dire: Ma chi gliel’ha fatto fare . Neanche avessero potuto scegliere. Restare a casa, tanti lo hanno fatto. Invece di andare in Russia o in Montenegro, a fare la guerra. Gli alpini, tutti, sono legati da questa ideale lunga linea verde.

    Che unisce le generazioni. Da quella dei padri. Scomparsi sull’Ortigara, sull’Adamello, sul Grappa, teatri insanguinati della prima guerra mondiale. A quella dei figli. Immolati sui monti della Grecia e nella steppa russa come I ragazzi del ’41 . Classi poco fortunate: 1919 20 21 22. Nati per la guerra. Bella fregatura. Hanno frequentato la Scuola Centrale Militare Alpina di Aosta nel 1941. Poi il corso ufficiali alla Efrem Reatto di Bassano.

    Da sottotenenti, via sulle strade della gloria, dei patimenti, del sangue, del dolore. A sessantotto anni da quella gioventù mai dimenticata, è bello ritrovarsi. Come i nomi, i volti, dei compagni che non sono ritornati. Per questo si radunano. Per dare un senso alla fortuna che li ha aiutati a cavarsela. Per ricordare gli amici rimasti lassù. Per recuperare, anche solo per una giornata, lo spirito della gioventù, quella salda amicizia che li ha legati, all’ombra della penna nera. E di quel cappello, sdrucito, scolorito, stinto, riportato, anche lui, sofferente, ma glorioso, a baita . Simbolo di un passato che rimane ben presente e saldo nella memoria.

    Sono pochi, rispetto ai 630 AUC usciti da quel corso che appartiene alla leggenda. Come tutto il Corpo degli Alpini. Ma che bello ritrovarne quattordici. Novantenni sì, ma pimpanti, commossi, eccitati, allegri. Uniti, tutti insieme, da quella amicizia nata e cementata in periodi così difficili, così lontani. Affiorano i ricordi. Lucidi, pronti, vivaci nel rievocare ciò che non si può, che non si deve dimenticare. Per rispetto di coloro che sono andati avanti. Così è stato il raduno di questi straordinari impareggiabili veci , un sabato di inizio estate, alla Boscaiola di Cologne, nel bresciano, residenza enologica di Nelson Cenci.

    Anche il Signore delle Cime ci ha messo la sua santa mano. Regalando, dopo la pioggia scesa fino al mattino, un bel sole per rischiarare e scaldare l’atmosfera. Alcuni non si vedevano da sessanta e più anni, altri si sono frequentati, benché sporadicamente, in questo mezzo secolo. Eppure, il tam tam irradiato da Nelson, uno di loro, un cantore, un poeta, ne ha radunati un bel numero. Solo dodici? Provate voi a toccare quota novanta e avere ancora voglia, energie, salute per ritrovarsi. Per brindare con il nettare di Franciacorta della Boscaiola, bianchi, rossi e brut (vini da gran premio, anche per chi Alpino non è), insieme a quella gioventù che non torna più. E cantare. Carlo Vicentini, lui si definisce il sottotenente più vecchio d’Italia , scatenato con il suo vocione da Monte Cervino .

    Al suono di una fisarmonica portata da una signora, coraggiosa indispensabile compagna di Mario Cecilian, i motivi indimenticabili del Corpo. In quelle canzo Quei ragazzi di Aosta ’41, che Dio li benedica ni, intonate con energia, con nostalgia, con commozione, ma anche con spirito e allegria, riaffiora tutto ciò che questi super alpini hanno conservato dentro, nel cuore e nella memoria, per questi 67 anni. Uno non è venuto per impegni, all’ultimo momento: Nilo Pes, il furiere.

    È stato chiamato al telefono, salutato con un corale ciao Nilo . La sua verve, il suo humour, sarebbero stati la ciliegina nel raduno. C’era anche la sezione di Como, ben rappresentata a questo incontro. Cesare Pusinelli, sottotenente in artiglieria da montagna. Eugenio Clerici, spinto in carrozzina da moglie e figlia, però aveva voluto esserci. Li ricordiamo tre anni fa ad Aosta, in piazza Chanoux, alla cerimonia solenne davanti al monumento dei Caduti nell’ultimo raduno AUC. E ancora Aldo Maero, maggiordomo di casa Cenci, AUC al 49º, lui, nato nel 1946, adottato e regolarmente reclutato ad honorem dai ragazzi del ’41.

    Con regolare cerimonia di iniziazione e consegna dell’attestato di appartenenza al gotha alpino all’adunata di Bassano, il giorno prima della sfilata. Si sono dati appuntamento fra un anno. Leonardo Caprioli, per 14 anni alla guida dell’ANA, li ha salutati così: L’anno prossimo, tutti a Bergamo per l’adunata . Non si può rifiutare l’invito di un presidente. Meglio, un ordine. Un’altra sfida al destino. Come quando partirono da Aosta e da Bassano per il fronte. per la guerra. Che Dio li benedica!

    Carlo Gobbi

    Pubblicato sul numero di luglio agosto 2009 de L’Alpino.