Quei nostri Caduti in Grecia non sono dimenticati

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    Ne L’Alpino del settembre 2007 riportavo emozioni e sentimenti che mi hanno colto, a seguito del primo “pellegrinaggio” in terra greco- albanese, sulle orme dei soldati italiani, ed in particolare su quelle degli alpini ed artiglieri della Divisione Julia. Riscrivo oggi, dopo il rientro dalla mia seconda esperienza, che per come è stata vissuta posso definirla, senza timore di esserne sconfessato, “Pellegrinaggio sulle orme dell’immane sacrificio ed eroismo dei soldati italiani”.

     

    È risaputo che da tempo un gruppo di alpini prevalentemente friulani (Guido Aviani, Ilario Merlin, Adriano Nadalin, Ivano Dose, Adriano Paggiaro) interessati e storicamente documentati riguardo la “Campagna di Grecia”, si dedica annualmente a giornate di ricerca e ricognizione nei luoghi dove il confronto degli eserciti avversari ha richiesto i maggiori sforzi e sacrifici.

    Molti sono attratti anche dal desiderio di visitare i luoghi dove un parente, un concittadino, un conoscente ha dato la vita o è stato ferito: lo stesso fratello di mio padre, lo zio Egisto, inquadrato nel btg. Feltre della Divisione Pusteria, ha riportato ferite da scheggia alla gamba e al braccio il 10 marzo 1941, sul Mali Spadarit. Non mancano oggi documenti a supporto delle ricerche anche se non sempre rispondono in modo esauriente al nostro desiderio di sempre più approfonditi e precisi particolari.

    Un ulteriore sostanziale aiuto ci viene dalla raccolta dei diari di padre Generoso, ai tempi cappellano militare del btg. Gemona, raccolta curata da Giancarlo Militello e pubblicata per volontà del gruppo alpini Alta Val Polcevera, sezione ANA di Genova.

    La pubblicazione attraverso diari, foto, mappe, elenchi ed altro, fornisce ulteriori dettagli alla già ricca documentazione esistente e permette di individuare quelle zone, poste alle pendici nordorientali del Golico, dove i ripetuti combattimenti si sono conclusi con migliaia di sacrifici estremi da parte di entrambe le forze contrapposte.

    Quest’anno il numero di pellegrini è aumentato ed ai pionieri di allora si sono aggregati alpini e non provenienti dalle province di Brescia, Vicenza, Treviso, Trieste, tutti accomunati dall’unico interesse di poter in qualche modo rendere omaggio alle vite spezzate. Si sono aggiunti, con graditissimo piacere di tutti, i generali Silvio Mazzaroli e Bruno Petti, comandanti noti, amati e stimati dagli alpini e inoltre Stefano Pellarin, Pierangelo Bortolussi (sezione di Pordenone), Davide Mazzoldi, Sergio Contenti, Amerigo Zani, Mario Zanetti (tutti della sezione di Brescia), Manuel Grotto (sezione di Vicenza).

    E così, particolarmente convinti e motivati, dopo tre ore di salita raggiungiamo i luoghi che ben descrive padre Generoso nei suoi diari: il versante nord-est del massiccio del Golico che si affaccia su Vojussa, Dragoti, Scindeli, Trebescines. Lasciato un grande prato verde ci inerpichiamo per un crinale che ci conduce all’interno di una zona boschiva. E qui, proprio a chi scrive, accade l’imprevisto quanto mai pietoso del ritrovamento di ossa umane, appartenenti con molta probabilità a soldati italiani.

    La compagnia è presa da angoscia e stupore: colta nei sentimenti più intimi e profondi procede ad una più ampia ricognizione e al recupero di altri resti affioranti e disseminati per il bosco. Poveri giovani, povere ossa sparpagliate, sbiancate da settant’anni di sole cocente! Settant’anni sono trascorsi da quel 23 aprile in cui sono cessate le ostilità, settant’anni senza un fiore, senza una preghiera!

    Raccolte e sepolte in una piccola cengia possono ora riposare in pace: un cumulo di pietre ben disposte ed una croce le segnalano e proteggono. Più avanti un elmo italiano appena affiorante dalla terra scura e quanto con esso rinvenuto ci conferma la presenza di spoglie di soldati meritevoli quanto meno di una sepoltura dignitosa e onorevole, se non in patria, lì dove son caduti. Quante madri, padri, spose, figli non hanno avuto modo di versare una lacrima né deporre un fiore sulla tomba del loro congiunto! Sulla sommità del Golico un altro casuale ritrovamento: la piastrina di riconoscimento del soldato Romano Del Ross, di Pontebba, classe 1914. Ciò permetterà ora l’accertamento della probabile data del decesso e il dono di un ricordo per i suoi parenti.

    Un cucchiaio lasciato sul campo di battaglia riporta invece le iniziali C.E. un dato questo che, seppur esiguo, non impedirà agli alpini la ricerca di chi lo ha usato a quel tempo. Sorpresa si aggiunge, a quanto fin qui descritto, nel ricevere dalle mani di alcuni contadini due gavettini che riportano rispettivamente i nomi di Visconti M.D. e Zollet Angelo. Davanti a queste amare realtà non è scaturito alcun sentimento di rabbia e rimprovero verso istituzioni inadempienti, ma una profonda pietà e il desiderio di riunirci in preghiera e rendere gli onori a questi giovani, e la volontà di non lasciare intentata alcuna azione che consenta il loro riposo in Patria, a fianco dei loro compagni. Sono passati settant’anni, da quella guerra voluta da Mussolini.

    La Grecia è nostro alleato, fa parte dell’Unione europea, ha la nostra stessa moneta, è frequentata ogni anno da migliaia di turisti italiani. È tempo del ricordo, ma anche di sanare ogni ferita con il desiderio di pace, in un comune destino.

    Ivano Gentili