Dopo l’anno della memoria dei nostri Caduti celebrando il 90º della fine della Grande Guerra, ci siamo preparati ad un’altra importante ricorrenza, il 90º della nostra Associazione. Siamo saliti sull’Ortigara, che è il nostro riferimento morale, il luogo dove, un anno dopo la costituzione dell’ANA, si radunarono i nostri Padri sostando in quelle trincee che portavano ancora evidentissimi i segni delle battaglie. L’8 luglio abbiamo celebrato il giorno di fondazione dell’ANA con un alzabandiera presso tutte le Sezioni e i Gruppi.
Sono state cerimonie semplici, ma altamente significative. Dopo questi momenti dovuti, avevamo in mente di festeggiare la nostra ricorrenza, ma c’è stato il terremoto in Abruzzo, terra alpina, ci sono stati lutti e rovine e ancora una volta c’è stato bisogno dei nostri volontari nell’opera di soccorso. La gente d’Abruzzo ha dato dimostrazione d’una dignità che ha commosso l’Italia intera; mirabile è stato il comportamento degli alpini di questa Sezione che, pur duramente e personalmente colpiti, si sono occupati prima di tutto di quanti avevano bisogno di assistenza, conforto, aiuto. Quanto questa tragedia abbia colpito il cuore lo si è visto anche all’Adunata di Latina, quando, sfilando, gli alpini abruzzesi hanno strappato applausi e lacrime lungo tutto il percorso.
L’Aquila torna a volare , diceva il loro striscione carico di speranza. L’Aquila torna a volare: era una promessa morale che, con quell’applauso, veniva assunta dalla nostra Associazione. Sono stati ottomila i volontari che sono accorsi sin da subito e si sono succeduti nei mesi successivi nelle varie tendopoli; immediata è stata la raccolta di aiuti attraverso le nostre Sezioni e i nostri Gruppi. Ed è avvenuto un fenomeno straordinario: enti, associazioni, istituzioni pubbliche, singoli cittadini hanno contribuito a questa raccolta, ci sono stati compagni di cordata aderendo al progetto che avevamo lanciato come una sfida: la costruzione di nuove case, antisismiche, destinate a durare, in un’area che avrebbe consentito alla gente duramente provata di non avere più paura del terremoto.
È stato stupefacente e di conforto l’apporto di questi nostri amici che ci hanno consegnato il loro contributo senza chiederci nulla, perché erano certi che non un solo centesimo sarebbe andato disperso. Un’Associazione che dopo novant’anni riscuote tanto credito e rispetto significa che è al passo con i tempi e ha ancora un grande futuro. Ma soprattutto significa che manteniamo intatto lo spirito che ci hanno tramandato i nostri Padri, che il tempo non ha cancellato nulla. Anzi: conserviamo la straordinaria forza operativa per far fronte alle emergenze, una capacità associativa tanto più grande ed efficace quanto più grave è la situazione che la richiede.
Di questo dobbiamo essere orgogliosi, come delle parole che ci sono state rivolte dalle autorità alla consegna al sindaco di Fossa delle trentatré abitazioni, nel corso di una commovente cerimonia alla quale hanno presenziato intere famiglie, di anziani e di giovani. Già, i giovani. Sentiamo spesso parlare di loro, del loro mondo pieno di incertezze, dell’assenza di valori in un momento storico di relativismo morale e di assenza di punti di riferimento civili e sociali. Ma non è sempre così.
Lo abbiamo constatato con quel felice esperimento della mininaia , al quale ha contributo anche la nostra Associazione. Un semplice test, certo, ma significativo, tanto più se sarà ripetuto e modificato anche nei tempi. Questi giovani che hanno accettato sia pur per un periodo breve la dura vita di caserma, il sacrificio, la fatica, l’impegno che spontaneamente si erano assunti, hanno dimostrato che i nostri sforzi per far conoscere il mondo degli alpini non è stato vano. Così pure l’azione che viene svolta in collaborazione con le scuole e con alcune università.
Commovente è stato il loro orgoglio nel ricevere il cappello alpino dalle mani del comandante delle Truppe Alpine, significativo il loro desiderio di far visita ai nostri reduci, per parlare con loro, ascoltare, conoscere il mondo degli alpini. Vedremo come si svilupperà questo esperimento, quale risposta arriverà dai giovani, quanti saranno vicini alla nostra Associazione.
Infine lasciatemi concludere con un pensiero rivolto ai nostri cari reduci, che sono la nostra memoria e la nostra ricchezza, ai nostri alpini in armi, soprattutto a quanti si trovano in missione di pace in territori difficili, a rischio anche della vita, al comandante delle Truppe Alpine gen. Alberto Primicerj e ai comandanti dei reparti, agli alpini delle nostre Sezioni e dei nostri Gruppi, in particolare agli alpini residenti all’estero, ai tanti nostri soci aggregati, a quanti non sono in buona salute, alle famiglie, soprattutto a quelle che sono in sofferenza economica a causa della crisi in atto.
Il pensiero va anche a tutti i nostri soci inseriti nel contesto della Protezione Civile, dell’Ospedale da Campo e del volontariato, così generosi, sempre disposti a fare squadra come è avvenuto in Abruzzo. Il loro entusiasmo ci riempie di speranza e ci consola nell’affrontare il decennio che ci porterà al traguardo associativo dei cent’anni.
A tutti il mio grazie e l’augurio di buon Natale e di un nuovo anno sereno.
Corrado Perona
Pubblicato sul numero di dicembre 2009 de L’Alpino.