Per non dimenticare Nikolajewka

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    A Colico, come nelle altre sezioni e in tanti gruppi ANA, celebrato il 61º anniversario della battaglia.

    Per non dimenticare. Per non dimenticare la nostra storia, per continuare ad onorare i Caduti, per onorare quanti sono tornati dall’inferno della guerra, sempre meno numerosi perché il tempo è inesorabile ma che sono presenze preziose. Celebrare l’anniversario di Nikolajewka significa tutto questo, e non c’è sezione che alla fine di gennaio non commemori questa ricorrenza. Cerimonie tutte egualmente importanti alle quali tuttavia sarebbe impossibile dare il dovuto spazio sul nostro mensile. Non vogliamo far torto a nessuno, perché siamo ben consapevoli che è commemorazione nel senso più alto sia la cerimonia che si svolge con grande partecipazione di alpini e semplici cittadini e alla presenza delle massime autorità del territorio, sia quella che viene svolta da pochi alpini del gruppo che depongono un fiore al monumento ai Caduti, sia infine, la preghiera ugualmente intensa nel tempo d’una singola donna davanti a una foto del proprio caro accompagnato al treno, giovane e forte, 61 anni fa, e tornato in una piccola cassetta di ferro avvolta nel Tricolore. È difficile dimenticare. Per questo a Colico ma così è stato in tante altre città e paesi, con particolare commozione dove vivono ancora i reduci centinaia di alpini intorno al migliaio hanno accolto l’invito del presidente della sezione Luigi Bernardi ed hanno dato vita a una solenne cerimonia. A Colico, lo ricordiamo, era consuetudine che fosse Peppino Prisco a tenere il discorso commemorativo, che pronunciava con straordinario entusiasmo e caustica forza. Dalla sua morte, la sezione celebra Nikolajewka accomunando, nel suo nome, tutti i Caduti.
    Accanto a quello di Colico, c’erano i vessilli delle sezioni di Tirano, Sondrio, Lecco, Como, Bergamo, Brescia, Vicenza e Varese, e ben 87 gagliardetti. E poi il prefetto di Lecco Roberto Aragno, il sindaco di Colico Milo Crespi, il presidente della Provincia Mario Anghileri, il comandante del battaglione Morbegno del 5º Alpini, colonnello Fabio Maioli con una rappresentanza di alpini rientrati da poco in Italia dalle missioni nei Balcani, l’onorevole Ugo Parolo, i sindaci dei paesi delle due sponde del Lario e della bassa Valtellina, rappresentanti delle associazioni d’Arma e presenza importante una rappresentanza dei ragazzi delle scuole.
    Una Messa in suffragio di tutti i Caduti, accompagnata dal Coro Musica Viva, è stata concelebrata dal nuovo parroco don Flavio Crosta con padre Lino Gurini, don Luigi Bianchi e padre Lodovico Parenti. All’omelia, il parroco ha detto che in un mondo in cui tutto sembra andare a rotoli, gli alpini conservano i valori dell’amicizia e della solidarietà, testimoni del valore della vita e dell’amore per la Patria .
    È seguita la sfilata per le strade della cittadina, al suono della fanfara alpina Alto Lario e dalla fanfara Valtellina, fino davanti alla piazza del municipio. Dopo la deposizione di una corona al monumento che ricorda i Caduti, è stata scoperta l’insegna con la nuova denominazione della piazza: Piazza 5º Reggimento Alpini .
    La storia di Nikolajewka è stata fatta anche dagli alpini di questa terra , ha detto Bernardi ricordando che era giusto dedicare proprio agli alpini la piazza centro di vita civile e sociale e cuore del paese . Il sindaco Crespi ha esortato a fare di questa piazza il nostro luogo della nostra memoria ed ha concluso il suo intervento ricordando la figura di Peppino Prisco. Siamo fieri di voi ha detto il prefetto Aragno e vi ammiriamo. Ed ha indicato alle giovani generazioni lo spirito di sacrificio degli alpini, esempio in un momento in cui si profila una caduta di valori. Il discorso finale è stato tenuto dal presidente Parazzini. Ha ricordato il sacrificio di migliaia di penne nere poco più che ventenni che volevano difendere la Patria, nel senso più alto: quello della casa, della famiglia. La famiglia, intesa come nucleo buono della società, che dobbiamo difendere con tutte le nostre forze, con i valori degli alpini. Dobbiamo trasmettere questi valori alle giovani generazioni ha concluso Parazzini che degli alpini devono raccogliere l’entusiasmo .
    Prima di lasciare Piazza 5º Alpini, è stato suonato, e cantato dagli alpini, Sventola il Tricolore , in omaggio alla memoria di Peppino Prisco.