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Archivio

Grazie agli avvincenti ricordi di un alpino del battaglione Bassano e al ricco ed inedito materiale fotografico dell’archivio storico Dal Molin, il libro trasporta il lettore dagli aspri combattimenti nel deserto libico, durante le guerre d’Africa, fino ai campi di battaglia della Grande Guerra. Un affresco dell’epopea degli alpini e delle loro imprese in Libia; alla piana di Vezzena, sul Cukla e sull’Altopiano dei Sette Comuni.

PENNE NERE SUL MARE

Gli alpini del gruppo di Cantoira (Torino) decidono di andare all’Adunata di Trieste in barca a vela. Mollati gli ormeggi a La Spezia e accompagnati dagli skipper Cassano e Pozzo, dopo 3 settimane e 1500 miglia, raggiungono la meta dall’altra parte del Mediterraneo. Quel che succede nel mezzo è tutto da leggere e da gustare.
Era il 17 maggio 2010 quando il caporal maggiore Luigi Pascazio, 24 anni, morì a Bala Murghab, Afghanistan, dentro il suo lince saltato in aria su una mina. Era nato per l’uniforme, sapeva perfettamente cosa voleva e ha lottato per raggiungere la meta, ma non ha potuto raccogliere i frutti del suo sacrificio. Questo libro è struggente nella sua semplicità: tante le fotografie di famiglia e in divisa che raccontano il suo breve viaggio terreno.
Nelle pagine di questo diario sono narrati i fatti d’arme del soldato Emilio. Il racconto è esposto con semplicità e ripercorre i sentimenti e le angosce della vita in trincea, il tutto alleggerito da “quadretti” di deliziosa fattura. Ci sono certo delle imprecisioni grammaticali, ma lo stesso Emilio, nella prima pagina del suo diario, chiede ai lettori di essere indulgenti, perché “…a scuola ci sono andato poco”. Lo dedica ai figli e ai nipoti, per meditare e trarne insegnamento.

DIARIO DI BORDO

Il capitano e alpino Luciano Premoso da Udine ci parla in modo avvincente del suo giro del mondo in barca a vela con il due alberi “Jancris”. Questo è il suo “libro di bordo”, il diario della sua avventura durata sei anni, dal 1985 al 1991. C’è tutto: i suoi sogni, Capo Horn, i pericoli, la buona fortuna, ma anche le delusioni e gli insuccessi. Nel suo peregrinare sugli oceani non sono mancati gli incontri con gli alpini d’oltremare.

ALPINI IN COPERTINA

È la storia delle Penne Nere nella “Domenica del Corriere”, dal 1899 - anno di nascita del periodico - al 1971. Le belle illustrazioni di Achille Beltrame e di Walter Molino, pubblicate sul popolarissimo periodico, hanno contribuito a veicolare nel Paese l’immagine positiva degli alpini, rendendo visibili, con grande efficacia comunicativa, la suggestione della montagna, l’ardimento delle scalate, gli eroismi delle conquiste, la tenacia nelle battaglie. Il lavoro è stato reso possibile da Paolo Scavarda, artigliere alpino di Mazzè (Torino) che per anni ha ricercato tutte le 113 tavole dedicate agli alpini. La raccolta è a disposizione delle sezioni ANA interessate scrivendo a paolo.scavarda@virgilio.it
Renato Valentini (“alpino editore”, come lui ama definirsi) ha confezionato il volume che raccoglie tutti i bozzetti che hanno partecipato al concorso per la scelta del manifesto e della medaglia dell’87ª Adunata di Pordenone. La seconda parte del volume è dedicata alle medaglie e ai manifesti ufficiali di tutte le Adunate a partire dal 1920, con qualche notizia storica sulla nostra Associazione – regolamento e statuto compresi – e alcune curiosità. Non mancano delle belle foto scattate in occasione del 20° dell’Asilo Sorriso a Rossosch.
L’operato dei militari italiani, nello specifico degli alpini, nei numerosi teatri di guerra, si contraddistingue per il comportamento esemplare e la passione per questo lavoro: professionisti seri e preparati, pronti ad affrontare situazioni critiche; uomini intelligenti e sensibili sempre alla ricerca del dialogo con chi vive la tragedia della guerra. Questi sono gli alpini, dalla fondazione del Corpo nel 1872, ai giorni nostri. Non sono mai cambiati. Il volume, dedicato prevalentemente all’operato della brigata Julia e alle sue azioni di peace keeping, si apre con un compendio sulla storia delle Truppe alpine accompagnato da bellissime foto d’epoca, molte inedite e si conclude con la descrizione delle missioni di ordine pubblico svolte in Italia dopo la seconda guerra mondiale.
Claudio Villani racconta un pezzo della sua vita, quello che abbraccia l’incontro con la figura del Luis prima, e di Ugo poi. Due alpini in Russia a fare la guerra nell’inverno del 1942. Eccoci trasportati in un altro luogo. Dispersi in un’immensa distesa bianca e grigia. Avvertire il freddo, la fame, l’inquietudine di una morte che ti sfiora appena, quindi se ne va. E poi eccola ancora, tocca il tuo compagno, lo addormenta su un letto di neve e di nuovo fugge lasciando in te il tormento d’un possibile ritorno. Chissà quando. La cronaca degli avvenimenti si aggrappa al presente fino a cambiarlo: la vita di chi ha combattuto non sarà mai più la stessa, si sa. Villani ci presenta il Luis: una amicizia, la loro, nata in una stanza d’ospedale.

GRANDE GUERRA GRANDE FAME

Da sempre, nelle guerre, la fame è stata una potente arma. Napoleone, che di battaglie e di Campagne di guerra ne sapeva qualcosa, scrisse: “Per gli stomaci vuoti non esistono né obbedienza, né timore”. Il conflitto mondiale 1914-1918 non fece eccezione. Per tutti i paesi belligeranti divenne chiaro che le condizioni di vita generali sarebbero peggiorate: vennero introdotti i razionamenti alimentari, le tessere, i bollini, le requisizioni, gli ammassi. Soffrirono i soldati al fronte, ma patirono soprattutto i civili, i più deboli.

CRISTALLI DI MEMORIA

Incontri di vite nei riflessi del tempo Una coppia di alpinisti alle prime armi ripercorrono le montagne teatro della Grande Guerra. Ritrovano un diario perduto tra i ghiacci del San Matteo durante l’omonima battaglia, un documento che rievoca una vicenda d’amicizia, di sofferenza, di giovinezza, di morte... Attraverso l’intreccio tra passato e presente, tra storia e finzione letteraria, la straordinaria figura di Arnaldo Berni – “il capitano sepolto nei ghiacci” del San Matteo – torna a parlarci, a distanza di un secolo. Lo fa per aiutarci a non dimenticare, al di là di ogni personale o collettiva sconfitta, il senso ultimo del nostro essere uomini.
È la stampa del diario di una bambina di nove anni, profuga con la sua famiglia durante l’invasione austro-tedesca del 1917- 1918. Un libriccino, trovato tra le cose di famiglia di Bellini, che ha rinnovato ricordi e avvenimenti della fanciullezza. Leggere le sensazioni ed i pensieri di una bimba che è vissuta in una tragica situazione e che ha dovuto crescere in fretta è qualcosa che induce a riflettere sul dramma della guerra. Il testo è arricchito da fotografie d’epoca che testimoniano la distruzione di Valdobbiadene e il grande impegno profuso dalla popolazione per la ricostruzione nell’immediato dopoguerra. Completano l’opera cenni storici e testimonianze.

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Nato ad Aosta il 20 gennaio 1997 è dottore commercialista, iscritto anche all’albo degli esperti contabili della Valle d’Aosta e ha l’abilitazione alla professione...

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