Il mese d’agosto è, o dovrebbe essere, l’occasione per recuperare quel lembo di vita che, essa stessa, con i suoi doveri, necessità, costrizioni e quant’altro, ci costringe date le circostanze, a non gustare pienamente delle grandi e piccole cose di ogni giorno.
Ma proprio in quei giorni di fine agosto del 2016 nei luoghi dove la fantasia, l’entusiasmo, la memoria e il sogno mi appartengono da antica data, è apparsa sullo schermo luminoso la notizia che in luogo di straordinaria bellezza, cultura e storia del nostro già martoriato Paese, tutto si era sgretolato sotto i piedi degli uomini. Abbiamo visto le montagne franare, le case e le chiese diventare pietraia impastata di sangue, i tronchi senza braccia, conficcarsi nelle ferite profonde della terra.
Il “mostroterremoto”, si era nuovamente scosso dal suo mai esausto torpore e aveva inghiottito con ferocia, dentro le crepe nere del terreno, uomini e cose portandosi via paesi e luoghi antichi e straordinari. Quella che chiamiamo convenzionalmente “morte” era arrivata con il suo urlo lacerante. Non sappiamo quasi niente di lui. La scienza ha deciso di esplorare Marte: troveremo l’acqua o il marziano? Ma sul sisma è ferma sulle ipotesi, non può neppure prevedere. Sappiamo che le placche si spostano di pochi centimetri l’anno, ma è difficile sapere o immaginare quando, come e con quale forza rilasceranno la loro distruttiva energia.
Il terremoto mi riporta al tempo dei bombardamenti sopra Milano durante la guerra. Sarà per le case sventrate dove sui tronconi rimasti miracolosamente in piedi, potevi vedere le piastrelle bianche della cucina oppure, un quadro appeso al muro, nelle strade cumoli di macerie. Bombardavano la città nella notte. Poche ore prima passava alto il Pippo, l’aereo spia; così lo avevano soprannominato i milanesi, fotografava e lasciava che il “lavoro” lo finissero altri. Anche il terremoto ti ghermisce nella notte, quando il buio si associa al riposo, al silenzio, al rilascio delle angosce, al sonno che forse tarda ad arrivare.
Non avvisa, emette un lugubre rombo per annunciare tutta la sua potenza di morte. Sradicati dai loro paesi, dalle loro case a scavare nella neve tra le rovine: cosa possiamo fare per aiutare i nostri fratelli? Lo spopolamento delle zone terremotate è in atto. Le persone anziane sono le più sofferenti, le più fragili. Le ferite bruciano e lasciano segni e dolori immani, quelli dell’anima sono incancellabili. I giovani non sentono l’attaccamento alla loro terra e vogliono andarsene soprattutto in queste condizioni precarie. Intanto si avvicina la stagione turistica e gli alberghi mostrano insofferenza verso i terremotati.
In questo Paese sommerso dalla carta, dove per fare una qualsiasi cosa bisogna compilare moduli e bandi incomprensibili e trascorrere ore in coda agli sportelli, se non provvederemo subito alla ricostruzione di una terra antica per tradizione ma attenta all’oggi, alla propria cultura millenaria, alla cura del gusto e del bello, all’ospitalità, al riguardo della bellezza del paesaggio, prendendoci cura anche dei nostri sventurati fratelli, ecco che ogni cosa si perderà in un oblio indifferente, tipico atteggiamento di una intera classe politica che da sempre promette “tutto e subito” e “non vi lasceremo soli”… mi fa venire alla mente una nota canzone “…parole, parole, parole…”. L’Associazione Nazionale Alpini, da sempre presente con le sue penne nere nelle zone delle improvvise calamità, in seguito a vari sopralluoghi ha individuato quattro interventi per ognuna delle Sezioni direttamente coinvolte nel terremoto.
Dopo aver consultato i sindaci, la gente e gli alpini del posto provvederà alla realizzazione di strutture polifunzionali a carattere definitivo da realizzarsi entro quest’anno. Sappiamo bene che dopo il devastante sisma le offerte che ognuno di noi ha donato nelle forme più diverse, con il tempo si affievoliscono ma di esse ne abbiamo assoluto bisogno. Non potendo aspettare che gli aiuti arrivino dal “cielo”, abbiamo pensato di organizzare un concerto di canti degli alpini, coinvolgendo con questo evento le autorità, il pubblico, gli alpini e i loro familiari ai quali spetta di diritto un ruolo primario e fondamentale di fronte a questo tragico evento per raccogliere denaro. Ci siamo rivolti per sostenere la nostra proposta al Comune di Milano che ha sostenuto la nostra idea, inventando il motto: “Milano non dimentica”.
C’è dell’etica in queste poche parole. “…C’è di più, c’è dell’altro, c’è un sedimento più antico che nel tempo ha finito per diventare un carattere naturale, un tratto profondo della identità italiana” e aggiungiamo cittadina. Promotore di questo incontro il Coro Ana di Milano che dedicherà un concerto sulle vicende storiche che hanno caratterizzato la nostra Patria dall’unificazione ad oggi, la Prima Guerra Mondiale. Le memorie della Grande Guerra sono indissolubilmente legate agli alpini e la memoria della guerra divenne rito attraverso i canti degli alpini. Canti che descrivono un rimario di affetti, amori, compagni perduti, ma soprattutto “canti della guerra”. Il Comune di Milano si è fatto carico di ospitarci al Teatro Ciak di Milano con i suoi 3.000 posti a sedere.
L’Associazione Nazionale Alpini sosterrà l’evento mentre lo spettacolo si realizzerà con la collaborazione di Aragorn comunicazione- eventi-fundraising. I milanesi sanno che il Coro ANA di Milano è un loro cittadino benemerito in quanto, sin dalla sua fondazione del 1949 – primo coro nato nell’ambito dell’Ana – è dedito alla filantropia. Altruismo e donazione sono presenti ancora oggi per una partecipazione e fusione civica tra gente comune come occasione d’incontro.
In questo contesto il fraterno gesto di solidarietà del Comune di Milano, dell’Associazione Nazionale Alpini, di Aragorn e del Coro vuol essere soprattutto un invito forte non solo ai cittadini milanesi, ma a tutti coloro cui la solidarietà e la fratellanza verso le popolazioni stremate dal sisma sono ancora vive e presenti.
Massimo Marchesotti
Responsabile nazionale cori Ana
max@marchesotti.it
DOMENICA 28 MAGGIO 2017 ORE 16,30
TEATRO LINEAR CIAK VIALE PUGLIE 26 – MILANO
CONCERTO DEL CORO ANA DI MILANO “LA MIA BELA LA MI ASPETA”
Canti alpini e militari dal 1896 al 1943
incisione del Coro ANA di Milano con la casa discografica Decca
INGRESSO LIBERO CON DONAZIONE – Grande parcheggio
Per informazioni: Aragorn tel. 02/465.467.467 (lu/ve ore 10-13 e 14-17) http://milanonondimentica.eventbrite.it