“Le Dolomiti ricordano”, grazie ai segni scolpiti nella roccia, grazie agli uomini che di quei tragici eventi di cento anni fa hanno voluto fare memoria alle giovani generazioni. Così il comando Truppe Alpine e le Sezioni Ana di Treviso e Cadore, in collaborazione con il Comune di Cortina, hanno voluto, a metà luglio, chiudere solennemente le celebrazioni per il centenario dalla fine della Grande Guerra.
E lo hanno fatto al Passo Falzarego, in quella che un secolo fa era una “terra di nessuno”: i reticolati austriaci delimitavano l’accesso al passo di Valparola tra il Sasso di Stria e il Lagazuoi; i reticolati italiani chiudevano invece la discesa verso Cortina all’altezza del rifugio Col Gallina. La cerimonia è stata preceduta sabato 14 luglio, dall’evento sul Lagazuoi, uno dei luoghi più rappresentativi del primo conflitto mondiale. Dalla stazione d’arrivo della funivia si raggiunge in pochi minuti l’omonimo rifugio a quota 2.750 e da lì su un sentiero ben protetto, la Croce del Piccolo Lagazuoi a 2.778 metri. Ora questo percorso è fruibile anche da persone diversamente abili che possono attraversarlo in carrozzina.
Tutto questo grazie all’instancabile opera di circa 400 volontari della Sezione di Treviso che in circa vent’anni di lavoro si sono alternati nei mesi di luglio e agosto, partendo quotidianamente dal campo base, sotto il coordinamento e la supervisione di Sergio Furlanetto. Una cerimonia semplice con il taglio del nastro ad opera del vice Presidente nazionale Lorenzo Cordiglia e dell’alpino Daniele De Michiel della Sezione Cadore, atleta in carrozzina plurimedagliato nel tiro a segno alle Olimpiadi e nei campionati europei e mondiali. Tornando alla cerimonia di domenica, prima del suo inizio ufficiale c’è stata una breve ricostruzione storica degli eventi con la possibilità per i presenti di identificare le postazioni degli eserciti contrapposti grazie all’uso di fumogeni.
Le postazioni austro-ungariche sulla vetta del Sasso di Stria, sulla cengia austriaca, sul Lagazuoi; le postazioni italiane erano sulla Cengia Martini, sullo Spitzerstein, sul Col dei Bos. Con il Tricolore erano presenti le bandiere dei vari Paesi combattenti, issate dai figuranti italiani e austriaci, con le divise d’epoca. Nei vari interventi è stata sottolineata l’importanza del ricordo. In apertura il Presidente di Treviso Piovesan ha voluto rimarcare proprio l’opera dei volontari per il recupero dei percorsi bellici, anche per le persone diversamente abili, in un grande Museo a cielo aperto. Il sindaco di Cortina, Giampiero Ghedina, ha ricordato le sofferenze subite anche dalla popolazione civile.
Franco Gidoni, consigliere regionale, ha portato il saluto del Presidente Zaia. Quindi il vice comandante delle Truppe Alpine, gen. Ornello Baron ha posto in luce il cammino di pace degli ultimi 70 anni: oggi i popoli e gli eserciti che hanno combattuto così duramente, collaborano invece in importanti iniziative comuni. Infine l’intervento del Presidente nazionale Sebastiano Favero, che in apertura aveva scortato il Labaro dell’Associazione decorato con 216 Medaglie d’Oro. «L’Ana da sempre si prodiga per tenere vivo il ricordo del sacrificio di migliaia di giovani nel primo e nel secondo conflitto mondiale. L’auspicio è che i giovani recepiscano questo messaggio, fatto di valori, di impegno e soprattutto di solidarietà. E proprio l’essere solidali con l’intera comunità – ha concluso Favero – è forse l’aspetto più evidente che si traduce in tantissime iniziative, tra le quali anche quella del recupero dei tracciati e dei percorsi della Grande Guerra».
Livio Olivotto