La lotta sul Grappa descritta da Erwin Rommel

    0
    488

    Nella notte sul 16 dicembre, il mio distaccamento bivacca a milletrecento metri di altitudine nella neve e nel ghiaccio. Il 16 dicembre viene esplorato il terreno intorno alle posizioni sul cocuzzolo della Piramide, sul Solarolo (quota 1.672) e sul cocuzzolo della Stella. Il nemico continua a difendere tenacemente gli elementi più importanti di queste alture dominanti. Nella notte sul 17 dicembre, un’abbondante nevicata seppellisce le nostre tende. Il giorno dopo il gruppo Sproesser passa all’attacco.

    Riusciamo a penetrare nelle posizioni sul cocuzzolo della Stella, a catturare centoventi bersaglieri della Ravenna e a respingere fortissimi contrattacchi nemici. Purtroppo le nostre perdite sono gravi. Il sergente Quante della 2ª compagnia, un ottimo sottufficiale, non ritorna da una perlustrazione. Probabilmente è stato ferito ed è precipitato. Sui ripidi pendii del cocuzzolo della Stella resistiamo, battuti dal violento fuoco dell’artiglieria italiana e tormentati dal gelo, fino alla sera del 18 dicembre 1917; poi, il battaglione da montagna scende a valle per raggiungere Schievenin. Là la posta militare ci consegna due piccoli involti.

    Questi contengono le insegne dell’Ordine (pour le merite) per il maggiore Sproesser e per me, a quei tempi una ricompensa inaudita per un battaglione. In alcuni paesini a nordest di Feltre trascorriamo la vigilia di Natale. Nella giornata di Natale, i fucilieri da montagna agli ordini del loro vecchio alpino, come viene chiamato il maggiore, s’incamminano ancora una volta attraverso la stretta valle del Piave a sud di Feltre nella direzione del fronte.

    Il mio distaccamento prende posizione nel settore del monte Pallone con l’ala sinistra appoggiata al monte Tomba e dà il cambio ai cacciatori prussiani che presidiano quel tratto. Le postazioni delle mitragliatrici e dei fucilieri sono sistemate in piccoli avallamenti sui ripidi e brulli pendii che offrono ben poca protezione. Il terreno è coperto dalla neve. Il freddo è per il momento sopportabile. Di giorno, i fucilieri devono starsene ben mimetizzati sotto i loro teli da tenda perchè tutto il terreno sul quale sorge la posizione è esposto alla vista del nemico. Guai se l’artiglieria italiana o, peggio ancora, una bombarda prende di mira una postazione!

    Non si possono accendere fuochi, e il rancio arriva solo di notte. Ogni traccia lasciata sulla neve dev’essere cancellata con somma cura. Qualche compagnia è ridotta a venticinque trentacinque uomini. Eppure continuano a svolgere il loro duro e pericoloso servizio come se nulla fosse. Il 28 dicembre 1917, le truppe schierate sul fronte del battaglione da montagna del Wurttemberg respingono un attacco italiano. Il giorno dopo si scatena un pesante bombardamento di artiglieria sul settore del battaglione. Particolarmente moleste si rivelano le bombarde italiane di grosso calibro che arrivano da tre chilometri di distanza.

    L’artiglieria nemica batte con notevole violenza durante la giornata anche il terreno retrostante presso Alano, dove si trova il comando del maggiore Sproesser. Ai proiettili normali dell’artiglieria si alternano ripetutamente proiettili a gas. Nella giornata del 30 dicembre 1917, la violenza del fuoco nemico contro il monte Tomba raggiunge il suo apice. Formazioni aeree nemiche si abbassano fino a pochi metri dal suolo e mitragliano le nostre posizioni e quelle dei reparti contigui. Dopo un combattimento di varie ore, i cacciatori delle Alpi francesi riescono a conquistare le posizioni della imperial regia 3ª brigata da montagna sulla sua sinistra. Noi riusciamo a resistere sul posto, ma con il fianco sinistro completamente scoperto.

    Se il nemico dovesse avanzare dal monte Tomba ulteriormente nella direzione di Alano, resteremmo tagliati fuori e dovremmo aprirci di notte un varco verso la nostra linea. Nevica e fa più freddo! Nelle prime ore del mattino del 31 dicembre arrivano le riserve che colmano la falla sulla nostra sinistra. Questi reparti sono tuttavia esposti al micidiale effetto del fuoco dell’artiglieria nemica che spara dalla direzione del monte Pallone. Il comando decide perciò di ritirare il fronte due chilometri più a nord. I fucilieri da montagna occupano saldamente le posizioni su monte Pallone e sul monte Tomba, con un freddo gelido, fino alla tarda notte del 10 gennaio 1918.

    Due dei più valorosi cadono all’ultimo momento in una postazione avanzata accanto alla loro mitragliatrice: il sergente Morlok e il fuciliere Scheidel. L’arma pesante s’inceppa proprio nel momento in cui sta respingendo un gruppo d’assalto nemico di circa una trentina di uomini. Si arriva allo scontro all’arma bianca. Mentre una parte del presidio della posta zione tenta di respingere le soverchianti forze nemiche con le pistole e con le bombe a mano, Morlok e Scheidel si danno da fare febbrilmente per rimettere in ordine la mitragliatrice congelata. Una bomba italiana del tipo Sipe esplode tra i due uomini e ferisce entrambi mortalmente. Il nemico viene respinto.

    Poco prima di mezzanotte, il distaccamento Rommel, ora retroguardia del battaglione da montagna del Wurttemberg, arriva con i due Caduti nei pressi di Alano per dirigersi poi attraverso i carnai di Campo e Quero verso la zona alta del Piave. Otto giorni più tardi parto con il maggiore Sproesser, passando per Trento, verso casa per godermi una licenza dopo la quale, con mio grande dolore, non ritornerò più dai miei fucilieri da montagna.

    Un ordine proveniente dalla più alta autorità esistente mi trasferisce al 64º comando generale straordinario dove vengo inquadrato nello Stato Maggiore come ufficiale addetto al comandante. Con il cuore angosciato seguo da qui le vicende vissute dal battaglione da montagna del Wurttemberg, nell’ultimo anno di guerra: la grande battaglia in Francia, la conquista dello Chemin des Dames, l’attacco contro Fort Condè, l’attacco contro Chazelle e la posizione di Parigi, gli scontri nella foresta di Villers Cotteret, la traversata della Marna, la ritirata attraverso la Marna, le battaglie di Verdun.

    Queste battaglie creano enormi vuoti nelle file dei vincitori del D. Cosna, del Kolovrat, del Matajur, di Cimolais e di Longarone. Solo a una piccola parte di essi sarà concesso di rivedere la patria. In Occidente, nell’Est e nel Sud riposano i fucilieri tedeschi che hanno voluto compiere fedelmente il loro dovere per il Popolo e la Patria fino all’amara fine. Essi ammoniscono noi sopravvissuti e le generazioni che verranno, di non essere inferiori a loro quando si tratterà di compiere sacrifici per la Germania.

    Considerazioni Dopo lo sfondamento delle posizioni nemiche avvenuto a occidente di Cimolais, ebbe inizio l’inseguimento del nemico in ritirata, effettuato soprattutto dagli elementi mobili del distaccamento Rommel (uomini a cavallo e ciclisti). Questi elementi riuscirono a superare le forze nemiche in ripiegamento e a impedire, fatta eccezione per un ponte, che il gruppo guastatori italiani facesse saltare i manufatti stradali nella gola del Vajont.

    Senza la presenza di queste forze mobili, l’inseguimento si sarebbe rapidamente fermato. Gli italiani fecero entrare in azione numerosi reparti di mitragliatrici e batterie contro i pochi fucilieri da montagna in azione allo sbocco occidentale della gola del Vajont, che avevano bloccato il ripiegamento della divisione nemica. Ma poichè i fucilieri si erano appostati con molta abilità, il fuoco delle armi nemiche non conseguì alcun risultato.

    Come già era accaduto sul monte Cucco, l’atteggiamento difensivo del nemico fu sbagliato anche in questo caso. Un attacco del nemico con una parte delle sue forze
    contro lo sbocco occidentale della gola del Vajont avrebbe potuto ancora ristabilire la situazione per gli italiani. L’attacco del distaccamento Rommel nella valle del Piave a ovest di Dogna, priva di copertura, si arenò a causa del violento fuoco nemico.

    Le truppe dovettero subito porre mano alle vanghette. Nel frattempo, deboli pattuglie di ricognizione sulla sponda occidentale riuscirono a intercettare il nemico che, battuto dal fuoco del distaccamento Rommel stava defluendo nella valle in direzione sud. Durante il combattimento difensivo notturno a Fae, incendi fatti divampare davanti alla linea di resistenza fornirono il chiarore necessario per individuare i bersagli, mentre l’incipiente penuria di munizioni veniva scongiurata riarmando i nostri fucilieri con fucili e munizioni italiani di preda bellica. Entrambe le operazioni si svolsero sotto il violentissimo fuoco nemico, fornendo ai nostri fucilieri da montagna un’altra occasione per manifestare le loro straordinarie capacità.