La fierezza di sempre

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    I ritmi e i gesti sono sempre gli stessi e testimoniano certo l’attaccamento alla tradizione. Nel fare degli alpini, però, c’è qualcosa di più: il piacere di incontrarsi fisicamente, la necessità di caricare le batterie riflettendo sui sacrifici dei nostri Padri e soprattutto un’attenzione alla propria terra che rende differente ogni incontro.

     

    E così è accaduto anche a Viareggio per il raduno degli alpini del 4º Raggruppamento, splendidamente organizzato dalla Sezione Pisa-Lucca- Livorno e dal Gruppo di Viareggio. La due giorni è iniziata con la cerimonia dell’alzabandiera e dell’onore ai Caduti in un soleggiato sabato mattina di settembre; al termine gli alpini si sono trasferiti a Pontestazzemese per rendere omaggio al tempietto votivo eretto in ricordo del sacrificio degli alpini della Cuneense sul fronte russo e in generale dei Caduti e dei Dispersi di quella immane tragedia.

    Una valle stretta e verde quella dove insiste Pontestazzemese, costellata di piccoli borghi. Valle che evoca il ricordo di altre tragedie: questi luoghi furono, infatti, teatro della rabbiosa e disumana reazione tedesca che ebbe il suo culmine nella strage di Sant’Anna di Stazzema. Dai qui, però, e dalla Toscana, pochi anni prima, furono tanti gli alpini che partirono per il fronte russo e che non fecero ritorno a casa.

    Inquadrati nella Divisione martire, la Cuneense, vittime per lo più di quella orrenda prigionia nei campi di sterminio sovietici che la nostra Italia stenta ancora oggi a ricordare. Tante, troppe famiglie di italiani hanno sofferto per la disumanità di quella prigionia e per l’insopportabile velo di omertà che per lungo tempo ha coperto fatti e responsabilità. Gli alpini della Sezione di Pisa, Lucca e Livorno hanno voluto squarciare quel velo con un monumento che perpetuasse il ricordo di quel sacrificio.

    Lo hanno fatto nel cuore della loro terra: nell’ottobre del 1972 affidarono ad un simbolo vivente di quella sofferenza, la Medaglia d’Oro al Valor Militare Padre Giovanni Brevi (cappellano del 9º Alpini prigioniero in Russia per ben 12 anni), la benedizione del manufatto, nel corso di un imponente raduno degli alpini tosco- piemontesi per la celebrazione del centenario delle Truppe Alpine. Gli alpini della Versilia e della Garfagnana erano quasi tutti inquadrati nel 2º Alpini e di qui il naturale legame con il basso Piemonte. Anche don Maurilio Turla, cappellano del 2º Alpini in Russia fu un appassionato frequentatore di questo tempietto che si collega idealmente sia con il Colle di San Maurizio di Cervasca (Cuneo), sia con il sacrario della Madonna degli alpini di Boario Terme (Brescia) voluto e realizzato proprio da don Turla, originario di Sulzano (Brescia).

    Immaginatevi l’emozione che ha preso il sottoscritto in questo luogo, benedetto da don Brevi, che fu cappellano del Reggimento comandato da mio nonno e frequentato da don Turla nelle cui braccia, nel campo nº 81 di Krinovaje, mio nonno ha concluso prematuramente la sua esistenza terrena. Emozione accresciuta dal sorriso amico di un altro testimone di quella tragedia: Carlo Vicentini che con i sui 98 anni ha brillantemente scalato il colle per rendere omaggio ai suoi commilitoni. Terminata la cerimonia di commemorazione i discorsi ufficiali hanno sottolineato la sacralità del momento e la devozione degli alpini.

    Devozione a un ricordo che non deve restare statico e liturgico quanto piuttosto servire da sprone per quella magnifica disponibilità che gli alpini da sempre mostrano. Questo, in buona sostanza, il messaggio che il Presidente nazionale Favero ha voluto lanciare dal Tempietto votivo e ribadire, subito dopo, in occasione dell’incontro a Viareggio, con l’amministrazione comunale: «Gli alpini sono sempre a disposizione per quel naturale senso del dovere che viene alimentato dal ricordo e perché il modo corretto di celebrare il ricordo è quello di operare al fine di tener fede ai sogni e alle speranze di quanti sono Caduti per far bella questa nostra Italia».

    La sfilata che ha portato gli alpini dal Comune al Duomo di Viareggio accompagnata dall’abbraccio di viareggini e turisti e la Messa hanno concluso la parte formale della giornata lasciando spazio a quella convivialità che agli alpini non manca mai. La locale scuola alberghiera ha provveduto ad approntare e servire una magnifica cena a tutti i partecipanti sotto i pini del proprio giardino. Durante la cena oltre ad un simpatico collegamento Skype con gli alpini dell’Argentina, il giornalista-inviato Rai Pino Scaccia ha voluto presentare un suo libro dal titolo inequivocabile “Armir”, scritto nel 1992 all’indomani dell’apertura degli archivi sovietici e dell’opera di recupero e rimpatrio delle salme dei Caduti dalla terra russa.

    La versione un po’ romanzata fornita dal giornalista è stata corretta dalla puntuale e lucida caparbietà di Carlo Vicentini. La grande sfilata sul lungomare di Viareggio in una bella domenica di sole ha concluso questo raduno di Raggruppamento che aveva anche il sapore (non troppo nascosto) di una sorta di prova generale per manifestazioni di ben altra portata. Viareggio, infatti, è località che si presta naturalmente a grandi eventi e chissà che in futuro non se ne debba sentir parlare solo per il carnevale.

    Gli alpini hanno mostrato, del resto, di gradire la vastità degli orizzonti che il mare può offrire. Hanno calcato orgogliosamente in testa il loro cappello di feltro in una calda giornata di settembre e hanno sfilato sul lungomare con la fierezza di sempre.

    Cesare Lavizzari

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