Su quello che definisci il tormentone che non finisce mai , e che riguarda l’uso del cappello nelle manifestazioni leghiste, non capisco che cosa centri sapere se hanno il bollino e se sono iscritti all’ANA. Forse se così fosse avrebbero diritto di usare il capello in tali sconvenienti circostanze?Definisci inutili sanzioni e provvedimenti e concludi che sdegnarsi non serve a nulla . Non sono d’accordo; rivendico il mio diritto allo sdegno.
Gianstefano Borani Bergamo
L’uso improprio del nostro cappello in manifestazioni di partito finisce sempre per creare contrapposizioni e schieramenti avversi, anche al nostro interno. Troppo teneri, secondo alcuni, con i trasgressori delle nostre regole, oppure troppo duri con innocenti cittadini che manifestano gioiosamente la loro appartenenza politica. E la storia non finisce mai. Per questo parlo di tormentone’. Non dobbiamo cadere nella trappola dei politici, che sono abilissimi nello strumentalizzare tutto quello che porta acqua al loro mulino. Il bollino. Chi è iscritto all’ANA ha dei doveri derivanti dallo statuto e se non li rispetta può essere censurato, sospeso e anche espulso. Nei confronti degli altri, associativamente parlando, non abbiamo alcun potere. Depenalizzati molti comportamenti offensivi perfino del sentimento nazionale, resta lo sdegno. Ne avverto tanto nelle lettere che arrivano sul mio tavolo. Risultati?Nessuno. Mi si perdoni se faccio riferimento a un caso personale. Durante un’importante ricorrenza patriottica nella mia città, Bassano, c’erano bandiere di partito: una portata da un alpino. Sono intervenuti due responsabili della sezione ANA e, alla fine, mi sono avvicinato anch’io per far capire che non era il caso di mettere insieme il cappello e l’appartenenza politica. Ne è nata una discussione sgradevole, ma alla fine hanno capito che non facevano una buona propaganda. Se ci fossimo soltanto sdegnati, cosa avremmo ottenuto?È chiaro che si corrono dei rischi, ci si può sporcare le mani. Bisogna intervenire e far comprendere che la libertà ha un limite quando tocca i diritti o semplicemente i sentimenti degli altri. Altrimenti è giungla.
Pubblicato sul numero di febbraio 2010 de L’Alpino.