L'Italia e la storia

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    Condivido quanto scritto da Conti (L’Alpino n. 9, ottobre), salvo la parola Italia scritta in minuscolo. Lei dice: Non siamo giudici della storia, compito non nostro . Di chi se no?E prosegue. Ma confondere la responsabilità di tante, troppe carneficine con chi ricorda quelli che le hanno subite, mi sembra troppo . Troppo difficile per me, non comprendo. Lei dice di onorare il soldato che ha fatto il proprio dovere! Quale dovere?Riguardo all’essere governato dall’Austria sono d’accordo. Stendo un velo pietoso sulla civiltà italiana . Negativo rappresentare, due volte in un anno, il cappello alpino sulla testa di Balbo, offesa ai cittadini di Parma e non solo.

    Franco Settimo Savona

    Ho ritenuto opportuno tornare su argomenti scomodi perché la linea de L’Alpino non è appiattita su slogan senza possibilità di replica e non si dà voce solo a chi condivide il nostro modo di pensare. Conti mi ha scritto una seconda lettera dove le distanze si sono molto ravvicinate, mentre tu rincari la dose e rendi il dialogo ancora più complicato. Vado a rispondere a qualche punto. Chi giudica gli avvenimenti della storia?Troppo facile lasciarla scrivere ai vincitori e a quelli che ne sono coinvolti per fatti personali o per ideologia. Solo dopo un adeguato periodo di tempo, quando le passioni si sono stemperate, storici di professione, con gli archivi aperti, possono tentare di darne una lettura accettabile. Le responsabilità di chi ha deciso la guerra non vanno confuse con il culto della memoria. Siamo su piani diversi. Il dovere. È semplicistico dire, nel 2009, che quasi tutti i giovani se ne sarebbero stati a casa piuttosto che affrontare i rischi della guerra. Bisogna calarsi nel contesto di quei tempi, quando servire la patria era un dogma. Di quello che succede oggi, meglio non parlarne. Un velo pietoso sulla civiltà italiana?E no, caro Settimo, qui ti è scappata grossa, a meno che tu non confonda il termine civiltà con quello di politica . Fammi un nome di un paese che abbia dato contributi più significativi dell’Italia alla crescita della dignità e della grandezza dell’uomo. Balbo con il cappello alpino?Certamente. É stato un valoroso combattente, tenente degli alpini, fondatore de L’Alpino. Era un gerarca fascista, ma questo non gli ha impedito di dichiarare nel febbraio del 1940: Io spero che l’Italia non entri in guerra: voglio ancora aver fiducia nel senso realistico del Duce e mi auguro che non prevalga in lui il demone della megalomania da cui sembra invasato in questi ultimi tempi. Ma se così non fosse, noi saremo sconfitti, cadrà il fascismo, cadrà la monarchia, perderemo le colonie e potremmo chiamarci fortunati se si salverà l’unità d’Italia .

    Pubblicato sul numero di dicembre 2009 de L’Alpino.