L’isola dei Morti, una pagina di storia tutta da riscoprire

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    Il giuramento di 400 reclute a Moriago, sulle sponde del Piave da cui partì l’attacco concluso vittoriosamente a Vittorio Veneto, alla fine dell’ottobre 1918.

    Ci sono luoghi della memoria trascurati dalla storiografia ufficiale, come se la storia non fosse fatta da singoli episodi, simili ad altrettante tessere ugualmente indispensabili per comporre il mosaico. Così, per restare all’avvenimento che più d’ogni altro ha segnato il nostro lungo e tormentato Risorgimento, la Grande Guerra, ricordiamo con grande partecipazione certi fatti e certi luoghi cari ai nostri pellegrinaggi e un po’ meno altri luoghi che tuttavia non furono meno storicamente importanti e drammatici per il pesante tributo di migliaia di vite. Moriago è uno di questi luoghi, lungo il corso del Piave, che da quei giorni terribili aggiunse della Battaglia al nome originario, perché fosse perenne il ricordo degli eventi di cui fu teatro. E proprio all’estremità del suo territorio, nelle grave che si protendono verso il corso del fiume sacro alla Patria, c’è l’Isola dei Morti. Da questo lembo di terra, una piccola isola in faccia al Montello, iniziò il traghettamento del fiume in piena dei nostri soldati, alle otto della sera del 26 ottobre del 1918. Seguirono tre giorni terribili, durante i quali italiani e austro ungarici, in alterne vicende, lanciarono le ultime divisioni sul fronte che andava dal Grappa alle grave di Papadopoli: 32 divisioni italiane contro 57 divisioni nemiche. Furono gli arditi del XXII reparto d’assalto, con i Ragazzi del ’99 e i vecchi fanti ad aprire la strada creando una prima testa di ponte. Mentre tutto il fronte era in movimento, gli scontri sul Piave furono particolarmente cruenti: i reparti italiani puntavano su Vittorio Veneto, gli austriaci erano ben decisi a contrastarli, sapendo che se il nemico avesse sfondato, l’esito della guerra sarebbe stato per loro definitivamente compromesso. E così fu. La battaglia di Vittorio Veneto, l’ultima prima che il nemico risalisse le valli che aveva disceso con orgogliosa sicurezza , costò un tributo pesantissimo perché entrambi i contendenti sapevano ch’era determinante: in quattro giorni caddero più di 35 mila soldati italiani, dei quali oltre 1.400 ufficiali. È questa una pagina poco conosciuta, se non da coloro che hanno sentito i loro nonni raccontare cosa furono la ritirata al Piave, i giorni dell’attesa, quelli della rivincita e della vittoria. E cosa fu il dramma della gente costretta a lasciare quei luoghi familiari trasformati in un inferno. È davvero grave che la scuola non provveda a recuperare queste memorie, contribuendo alla formazione della coscienza nazionale dei giovani, indispensabile per acquisire quel senso di identità che altrimenti scopriamo solo nelle grandi tragedie o alla vittoria della nostra nazionale di calcio. Bene dunque hanno fatto gli alpini della sezione di Valdobbiadene e quelli dei gruppi di Moriago e Mosnigo a chiedere che proprio all’Isola dei Morti si svolgesse la cerimonia del giuramento delle reclute alpine del 7º reggimento di Feltre comandato dal col. Edoardo Maggian e dell’8º reggimento di Cividale comandato dal col. Villi Lenzini. Da 85 anni non si vedevano così tante penne nere su quei luoghi: c’erano le quattrocento reclute dell’8º e del 9º blocco 2003, le compagnie dei due reggimenti in uniforme da montagna e da sciatore, la fanfara della brigata Julia e non meno di settemila persone, fra alpini e familiari. Il governo era rappresentato dal sottosegretario agli Affari Regionali o­n. Alberto Gagliardi, che ha passato in rassegna i reparti in armi accompagnato dal comandante delle Truppe alpine ten. generale Bruno Iob e dal brigadier generale Alberto Primicerj, comandante della Julia. Gli o­nori sono stati resi al Gonfalone del Comune di Moriago e della Provincia di Treviso. Quindi gli o­nori al nostro Labaro, scortato dal vice presidente nazionale nazionale vicario Luciano Cherobin con il consigliere nazionale Ivano Gentili, Antonio Cason presidente della sezione Cadore e Arrigo Cadore presidente della sezione di Belluno, e gli o­nori alla Bandiera di guerra del 7º reggimento. Sulla spianata dello schieramento, da un lato il tempio votivo alla Madonna del Piave, inaugurato nel ’65 dall’allora vescovo di Vittorio Veneto Albino Luciani, futuro papa Giovanni Paolo I e dall’altro la mole piramidale del Cippo commemorativo, costruito con i sassi del greto del Piave, eretto a ricordo dei Caduti i cui resti riposano nel vicino Ossario di Nervesa. Proprio a Nervesa è atteso per il 4 Novembre il presidente della Repubblica Ciampi, per la commemorazione dei Caduti della Grande Guerra. Caloroso il saluto agli alpini del sindaco di Moriago Pergentino Breda. Provo gratitudine e commozione per questa cerimonia ha detto Viviamo in una società che sfugge e rinnega le tradizioni e i valori che hanno animato i ragazzi che in questo luogo hanno dato la vita per l’Italia, la stessa Italia che sembra aver dimenticato questo sacrificio. Per questo spero che voi giovani ricordiate sempre la vostra storia . Poi quel lo giuro! che s’é sparso nell’aria, di faggeto in faggeto, lungo il greto del fiume, perdendosi nel mormorìo dell’acqua chiara.