In migliaia al Bosco delle Penne Mozze

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    La valle incantata di San Daniele a Cison di Valmarino (Treviso) ha vissuto, domenica 5 settembre, una emozionante giornata per il 39º raduno al Bosco delle Penne Mozze. C’erano alcune migliaia di alpini convenuti dal Veneto, ma anche dal Piemonte e dalla Lombardia, dall’Abruzzo, dal Molise e dalla Sicilia a rendere omaggio agli oltre 2.500 Caduti rappresentati da altrettante stele disseminate nel suggestivo bosco. Grandi stele anche in memoria delle Divisioni alpine. Ogni anno vengono aggiunte testimonianze: l’ultima è quella che ricorda l’alpino Adriano Durante da Trevignano, disperso sul fronte greco albanese. L’idea di onorare in modo particolare i Caduti della provincia di Treviso fu lanciata nel 1968 da Mario Altarui sul giornale Fiamme Verdi.

    Quattro anni dopo il Bosco delle Penne Mozze era una realtà. Da allora, ogni anno, gli alpini si danno appuntamento a Cison di Valmarino. Domenica 5 settembre c’erano centinaia di gagliardetti e una quindicina di vessilli, i gonfaloni e i sindaci della Marca Trevigiana. In apertura di cerimonia, sulla stele monumentale allestita per ricordare i Caduti alpini delle Sezioni d’Italia non trevigiane sono state fissate le targhe di Asiago, Marostica e Valdagno. I rispettivi presidenti di sezione, Bonomo, Volpato e Campi, hanno rivolto ai convenuti un indirizzo di saluto.

    Il presidente del Comitato per il Bosco Claudio Trampetti ha ricordato il caporale Gioia Menduni, veneziana in forza alla Scuola di Aosta, morta in seguito ad un infortunio mentre era in servizio. Il suo cappello è stato posto sull’altare durante la Messa celebrata dal cappellano militare gen. mons. Agostino Balliana. Il consigliere Nino Geronazzo ha portato il saluto del presidente nazionale Corrado Perona e manifestato il proprio compiacimento per la massiccia partecipazione a questa celebrazione del ricordo. L’orazione ufficiale è stata affidata a Beppe Parazzini, già presidente nazionale.

    Nel suo intervento ha significativamente sostenuto, anche con particolare vigore, la concretezza delle nostre azioni, così dettagliatamente indicate nel Libro Verde della solidarietà alpina, dai numeri delle ore di lavoro oltre un milione e settecentomila dalle elargizioni in denaro oltre sei milioni di euro e dall’alto valore che tutto ciò rappresenta nel contesto nazionale. Riferendosi all’azione formativa del servizio di leva, Parazzini ha ricordato che l’ANA è stata l’unica realtà nazionale, sebbene ignorata dalla classe politica, a difendere, anche con una manifestazione a Roma, il diritto dovere del servizio militare obbligatorio.

    Roldano De Biasi

    Pubblicato sul numero di ottobre 2010 de L’Alpino.