Uno dei comportamenti più diffusi in questi ultimi tempi è la rincorsa affannosa ad avere qualche momento di celebrità. A qualsiasi costo. Non importa se si deve trasgredire, esagerare, manipolare. Tutto questo è lontano dalla nostra educazione. Guardandoci intorno viene da chiederci se chi si mantiene coerente con la sua formazione, chi considera la rettitudine ancora una qualità, non ne paga le conseguenze o comunque rischia di venire emarginato. Inutile dire che un tempo avevamo dei maestri cui fare riferimento: autentici campioni di onestà, serietà, coerenza. Uomini carismatici, personalità guardate con rispetto ed ammirazione; modelli ineguagliabili. Ditemi voi dove li troviamo oggi.
Con queste considerazioni non si vuole certo gettare discredito su personaggi che, ahimè, sono quotidianamente agli onori della cronaca. Non è il caso; ci riescono benissimo da soli. Quello che si vuole porre all’attenzione della famiglia alpina, che per definizione si richiama agli insegnamenti dei nostri veci’, è la necessità di riflettere se vogliamo restare quelli che diciamo di essere o se, per ragioni di sopravvivenza, dobbiamo gettare la spugna e adeguarci ad una realtà che ci pone sempre più controcorrente. Per non discutere dei massimi sistemi, caliamoci sul concreto e riflettiamo sul significato della nostra appartenenza ad una Associazione che rifiuta di essere considerata un club da operetta, un’agenzia folkloristica o un bacino elettorale di qualche furbetto.
La nostra forza, e di conseguenza la nostra credibilità, poggia sulla coerenza con la nostra storia, sulla disciplina associativa, sulla capacità di attivare positivamente le nostre risorse per convogliarle sulle direttrici della custodia della memoria, della creatività operosa e gratuita. Tutto questo impone delle responsabilità, degli obblighi e dei sacrifici; soprattutto quando ci caliamo in testa il cappello alpino o ci assumiamo delle responsabilità statutarie. Da sempre collaboriamo con il Dipartimento della Protezione Civile, le amministrazioni locali, le associazioni e ci viene riconosciuto da tutti il merito di essere una presenza importante sul territorio nazionale, ma soprattutto nei comuni montani.
Dobbiamo avere però l’intelligenza di selezionare interventi o presenze in modo che siano in linea con le finalità associative. È essenziale non lasciarci coinvolgere in attività che non ci appartengono, o peggio, che possono creare ambiguità sulla nostra distanza dai partiti. Questa attenzione dev’essere rafforzata in periodi di campagna elettorale come quelli che andremo ad affrontare nei prossimi mesi. È innegabile che i governi locali, nell’ambito delle loro competenze, sono liberi di agire secondo valutazioni di opportunità politica o di indirizzo ideologico. Purtroppo, non raramente, lo fanno anche per ottenere consensi. Che non risponde, assolutamente, al nostro modo di concepire la solidarietà.
La simpatia e il credito di cui godiamo presso la società civile derivano proprio dal riconoscimento che non coltiviamo ambizioni o velleità politiche, di potere o di interesse. I presidenti di sezione, i capigruppo, ma anche i singoli alpini, quando in qualche modo viene richiesto un servizio che impegna il prestigio dell’Associazione, non possono agire secondo valutazioni o simpatie personali. Ci sono delle regole da rispettare, ma, ancor più, c’è un retroterra di cultura, di storia e di sacrifici che esige, senza cedimenti o distinguo, coerenza con la tradizione alpina. E la coerenza, la serietà, la rettitudine, sono valori irrinunciabili, senza i quali la nostra attività si svuota di significato. Diventa pura e anacronistica coreografia, se non esibizionismo.
Lo spirito alpino, eredità ineguagliabile e punto di riferimento del nostro modo di agire, cresciuto al servizio più che centenario alla patria e alla comunità, costituisce un riferimento insostituibile per portare con dignità, in tempi come questi, il nostro zaino.
Vittorio Brunello
Pubblicato sul numero di gennaio 2010 de L’Alpino.