L’adempimento relativo al modello per la comunicazione dei dati rilevanti degli enti associativi (EAS) è passato in quanto il termine concesso per la sua presentazione era il 31 dicembre scorso; o meglio era il 31 ottobre, poi prorogato al 15 dicembre e, con comunicato stampa del 16 dicembre, ulteriormente prorogato al 31 dicembre.
Questo consente ancora una volta, se mai ce ne fosse ancora necessità, di valutare la serietà delle istituzioni per il rispetto delle norme, ma, ancor più, per il rispetto del cittadino. Questa considerazione, non tanto riferendosi al ripetersi delle proroghe a cui siamo abituati da decenni, ma al fatto che l’ulteriore proroga è intervenuta a mezzo di comunicato stampa (sic!) datato il giorno successivo a quello già previsto per la scadenza (doppio sic!).
Il fatto che la recente norma di legge abbia rivolto la propria attenzione verso soggetti di tipo associativo chiedendone una precisa individuazione, deve fare riflettere. Infatti, l’Agenzia delle Entrate, a quanto emerge dalle notizie di questi giorni, potrà utilizzare i dati raccolti con questo censimento per procedere ad eventuali controlli tendenti ad accertare che nessun soggetto possa usufruire di qualsiasi agevolazione fiscale se non effettivamente spettante o, peggio, che non svolga attività produttiva di reddito senza assoggettarsi alla dovuta imposizione.
Questo rafforza il principio che, qualsiasi sia l’attività svolta, questa deve essere organizzata nel corretto rispetto delle formalità previste dalle specifiche leggi, senza alcuna eccezione. Ricordando un proverbio dettato dalla tradizione popolare, si può dire A buon intenditor… . Con riferimento alla nostra realtà associativa, potranno verificarsi situazioni in cui qualche Capogruppo dovrà ricorrere all’aiuto di persone maggiormente informate sugli specifici argomenti; ma questa sarà l’occasione per dimostrare la solidarietà alpina anche all’interno della nostra famiglia.
Per quanto riguarda il famigerato Modello EAS dalla sede nazionale, già a partire dalla fine del mese di giugno, sono state inviate ripetute comunicazioni nell’intento di agevolare la corretta applicazione del disposto del Decreto Legge 185/2008. In molti casi l’approccio alpino al problema è stato di insofferenza; spesso motivata dalla modesta dimensione dei Gruppi e dalla abituale e più che comprensibile scarsa dimestichezza, da parte di alcuni Capigruppo, con i problemi burocratici. Considerato l’elevato numero dei Gruppi (circa 4.300) è stata dimostrata, comunque, una notevole autonomia, dovuta, in molti casi, anche alla fattiva collaborazione da parte di professionisti alpini e non.
Frequentemente i responsabili locali hanno cercato di ottenere dalla sede nazionale delle indicazioni che giustificassero la non applicazione della norma; ma la risposta attesa non poteva giungere. In pratica, di fronte al problema, dalla sede nazionale si è cercato di dare la soluzione , ma non poteva essere invocata l’assoluzione . Anche volendo, questa prerogativa, ahimè, non rientra nelle facoltà del tesoriere.
Michele Casini
Pubblicato sul numero di febbraio 2010 de L’Alpino.