Sfila la Sezione di Treviso, s’inserisce un ragazzo sui 25- 30 anni, pantaloni corti, lo vedo e gli dico: “Con quei pantaloni non puoi sfilare…”. Mi guarda come se avessi bestemmiato e mi risponde: “Ma no dai, dici davvero?”, non ho capito se fosse davvero sorpreso e se mi volesse sfottere. Non ho l’autorità per metterlo fuori, ma avrei voluto prenderlo a calci.
Siamo ancora alla partenza… viene visto da un alpino del servizio d’ordine che gli dice: “Non puoi sfilare con quei pantaloni corti!”. Il ragazzo cerca di impietosire l’incaricato che a quel punto risponde: “Io posso anche farti passare ma non dovresti sfilare così, cerca di metterti più in mezzo”, di conseguenza il ragazzo resta nella formazione e sfila con i pantaloni corti. Allora il problema è che il Son se è delegato a far uscire dallo schieramento chi non è in ordine deve arrivare in fondo, non è concepibile e accettabile che la disposizione inerente venga meno, altrimenti tutto diventa solo una presa in giro.
Daniele Tinti, Treviso
Io credo che il compito più ingrato sia quello dei membri del Son. Da una parte dovrebbero avere un rigore fiscale da farli temere. Dall’altra sono oberati delle richieste più varie, dove spesso il buon senso e l’umanità finiscono per avere il sopravvento sui rigori della “legge”. Mediare è segno di intelligenza, anche se ci sono casi in cui tenere duro è doveroso rispetto per l’Ana. E quello che tu descrivi era uno di questi casi.