Il Calvario del Cadore

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    A guardarlo da Misurina sembra una testa spelacchiata; poi, sopra, salendo dal Rifugio Angelo Bosi, le negritelle fiorite sul pianoro verde invitano ad annusare il loro profumo di vaniglia, e tra altri fiori, le stelle alpine… Non si fatica proseguendo sul sentiero, attratti dai segni lasciati dalla guerra, e spuntano di seguito la “Capanna Carducci” utilizzata anche come deposito dagli “Amici di Monte Piana”, volontari insigniti a giugno scorso del Premio Ifms perché ogni anno, da decenni, le prime due settimane di agosto recuperano e ripristinano le trincee e le gallerie del museo all’aperto.

     

    Sono numerose quassù le testimonianze di quei durissimi 29 mesi di battaglie cruente, combattute da fanti e alpini contro Kaiserjäger e Landesschützen per conquistare, ovvero tenere la via, alla Val Pusteria. E ancora incontriamo la Piramide Carducci, il cippo ricordo dove cadde il 17 luglio 1915 il maggiore Angelo Bosi, romagnolo, comandante il 3º battaglione del 55º reggimento fanteria, brigata Marche. Il Gruppo del Cristallo e la Croda Rossa d’Ampezzo sullo sfondo.

    Pensando a quanti hanno combattuto su e giù per il Vallon dei Castrati l’animo si chiede come hanno fatto e perché? Qui non c’è acqua, d’inverno anche sette metri di neve, 30-40 gradi sotto zero, per un nulla di fatto giacché a fine ottobre 1917, dopo Caporetto, tutto fu abbandonato e si ritirarono sul Grappa. Quei 29 mesi, dal maggio 1915, costarono 14mila Caduti. Tanti da definire il Monte Piana, “Calvario del Cadore”: un luogo che meriterebbe di essere formalmente definito “zona sacra” alla Patria, non meno di altri.

    Quella del Monte Piana è una ricorrenza consolidata, promossa e organizzata dalle Sezioni Ana Cadore e Padova con il Comune di Auronzo di Cadore. La cerimonia ha visto schierati davanti alla chiesetta di Maria Santissima della Fiducia, i vessilli delle Sezioni promotrici e di Belluno, Bassano del Grappa, Vittorio Veneto, Treviso, con oltre quaranta gagliardetti di Gruppi che hanno fatto ala ai due lati della scalinata antistante. Dopo l’alzabandiera, sul pennone il Tricolore e la Bandiera austriaca, accompagnati dai rispettivi Inni nazionali, la deposizione delle corone ai Caduti e la Messa in suffragio, officiata da don Lorenzo Cottali, cappellano capo delle Truppe Alpine e accompagnata dai canti della Corale dei Laghi di Tarzo e Revine Lago.

    Con la lettura della preghiera del gen. Ardi in lingua tedesca e italiana, si è voluto sottolineare la volontà di ricordare tutti i Caduti. Sono seguiti gli interventi finali. La scrittrice e alpinista Antonella Fornari che è anima ispiratrice dell’iniziativa e conoscitrice come pochi del teatro bellico dolomitico, ha pronunciato una sua emozionante riflessione: «La montagna, simbolo di pace, diventò Golgota per migliaia di soldati e diede vita ad incredibili e talvolta indescrivibili sentimenti». Ai saluti e all’auspicio di pace e fraternità portati dall’assessore Dario Vecellio del Comune di Auronzo è seguito l’intervento del vice Presidente della Federazione del Nastro Azzurro di Rimini, Arturo Menghi Sartorio, del vice comandante il 6ºAlpini di Brunico ten. col. Paolo Fedele e del Presidente della Sezione Cadore, Antonio Cason.

    Il Presidente della Sezione di Padova, Lino Rizzi, ha portato il saluto del Presidente nazionale Sebastiano Favero e ricordato i valori fondanti dell’Associazione, sottolineando in particolare quello della memoria sul quale opera attivamente la Sezione incontrando migliaia di alunni ogni anno, per diffondere la storia della nostra Patria e alimentare lo spirito di riconoscenza e senso del dovere. La cerimonia, il prossimo anno, sarà domenica 16 luglio 2017. L’auspicio è di avere lassù anche una rappresentanza della Croce Nera austriaca.

    Giuseppe Nicoletto

    orbeggio@libero.it