Il caloroso abbraccio agli alpini del 9 rientrati a L’Aquila dall’Afghanistan

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    Accolto con tutti gli onori il reggimento dopo quattro mesi di difficile missione brillantemente conclusa.

     

    Nevicava. Raffiche di vento spazzavano il cortile della caserma del 9º reggimento alpini, a L’Aquila, gli alpini stavano ascoltando il saluto del ministro della Difesa De
    Martino e del capo di stato Maggiore dell’Esercito generale Ottogalli. Stavano partendo per l’Afghanistan, per quella che è stata la prima missione di terra in zona di guerra del nostro esercito dalla fine della seconda guerra mondiale. La giornata inclemente sembrava un’anticipazione delle condizioni che avrebbero incontrato in terra afghana, ai piedi delle Montagne Bianche, regno di Bin Laden e dei terroristi di Al Qaeda.
    Quattro mesi dopo gli alpini sono tornati ed hanno ricevuto gli onori che meritano. Al comando del colonnello Berto, sotto la guida del comandante del contingente italiano (composto anche da una compagnia del battaglione paracadutisti Monte
    Cervino e da militari delle altre armi) hanno svolto la loro delicatissima missione dando la caccia ai terroristi, impedendone l’ingresso in Afghanistan dal vicino Pakistan.
    Hanno svolto missioni con le forze statunitensi, hanno effettuato escursioni sulle montagne, sopra i tremila metri e subìto anche qualche attacco notturno, ma hanno anche assistito la popolazione con la quale i rapporti, inizialmente improntati al sospetto, quando non era ostilità, sono stati più che amichevoli.
    Gli alpini e gli altri militari della missione Nibbio , accampati a Bagram e a Khwost, hanno contribuito alla ripresa dell’attività dell’ospedale, scuole, orfanatrofi, moschee. Il nostro successo ha detto il brigadier generale Battisti non si misura tanto da quello che abbiamo fatto quanto invece da quello che abbiamo impedito che succedesse . La missione degli alpini, era infatti quella di interdizione, di controllo del territorio e di aiuto nella creazione di condizioni di vita quanto più normale possibile, in una società molto diversa dalla nostra. Un mondo diverso conferma Rosilda Cupaiolo, una ragazza alpina di Chieti C’è tanta povertà, mancano tante cose che da noi sono scontate .
    È una delle cinque alpine del 9º reggimento che hanno stabilito ottimi contatti con le donne afghane. Daniela Onnis, 23 anni, sarda, racconta di essere andata a portare medicinali e viveri in un ospedale. Nel reparto femminile le donne pensavano di avere di fronte dei soldati, ma quando le ragazze si sono tolte l’elmetto anche le donne si sono tolte il velo. Abbiamo visto tanti occhi tristi dice ancora Daniela Volevo prendere in braccio un bambino, la madre non si fidava, all’inizio. Poi invece me l’ha dato .
    Ma oltre a questi momenti ce ne sono stati anche altri. Come i lanci di razzi dai contrafforti delle montagne contro l’accampamento di Khwost, l’attacco con bombe a mano contro una colonna di camion, l’insidia di mine disseminate un po’ dovunque, perché il territorio non è ancora pacificato. Ma, come ha detto il portavoce della missione Enduring freedom , colonnello Davis: Gli uomini della missione Nibbio sono soldati determinati, determinati ma con cuore. Sono il contingente giusto per il compito assegnato, e lo stanno facendo benissimo .
    Il generale Ottogalli, nel dare il bentornato agli alpini del 9º, si è detto orgoglioso di loro. Ho visto pienamente corrisposte le aspettative che l’Italia e l’Esercito riponevano in voi. Avete fatto emergere i migliori valori del cittadino e del soldato italiano .
    Quattro mesi dopo, dunque, missione compiuta. E, lo diciamo con grande, grandissimo sollievo, sono tornati tutti, nonostante le cupe previsioni della vigilia che gli stessi alpini, per primi, non si nascondevano. Anche noi siamo orgogliosi di voi, cari alpini del 9º, di voi e dei vostri ufficiali. Come siamo orgogliosi di tutti i nostri reparti alpini. Sono dunque meritati gli applausi che vi hanno accolto e gli elogi che vi sono stati fatti. Liberatorio l’abbraccio dei vostri cari, madri, mogli, fidanzate che vi sono corse incontro a cerimonia ufficiale conclusa: il momento più bello e atteso in questi quattro lunghi, difficili e faticosi mesi di missione.