Ieri come oggi, convinti di essere ancora nel giusto

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    Va bene, ci vediamo fra poco a Catania per la nostra 75 Adunata nazionale.
    E, per l’ennesima volta, si pone la domanda: ma perch gli alpini vanno all’Adunata e ci vanno sempre cos costantemente numerosi?E’ un problema sul quale abbiamo dato non poco lavoro a sociologi e psicologi, che si sono dati un gran daffare per elaborare ingegnose spiegazioni.
    Ma perch, si chiedono, centinaia di migliaia di uomini vi partecipano senza che alcuno li foraggi, li alloggi, li trasporti, naturalmente gratis come avviene per tanti incontri sul piano nazionale, tanto strombazzati da questo e da quello?
    Lasciamo ai cervelloni le loro ingegnose teorie e veniamo a noi. Gli alpini ci vanno proprio per il personalissimo e non delegabile piacere di stare insieme ancora una volta, di starci perch lo vogliono, uniti e compatti ma non certo massa amorfa.
    Ci vanno per ricordare il passato e per impegnarsi per il futuro, per continuare quel rispetto del senso del dovere che l’autentico eroismo quotidiano degli umili.
    Molti ci vanno anche per la civetteria di far vedere, a tutti quanti, che a tanti anni di distanza dalla naja sanno ancora sfilare come si deve e con il passo giusto. L’alpino va all’adunata anche per testimoniare con la presenza fisica un mondo di ideali che ha nell’animo e che, nella naturale semplicit del suo discorso, non saprebbe esprimere a parole.
    Ci va per testimoniare insieme con centinaia di migliaia di uomini come lui anche il senso della Patria, non la Patria della retorica e dell’opportunismo, ma la Patria proprio intesa come effettivamente come la terra dei padri, la terra di sempre, quella Patria che si serve senza chiedere un corrispettivo.
    Se lecito un paragone di questo genere, faccio osservare che anche fisicamente, cio nelle piazze e nelle vie, la nostra Adunata dietro di se lascia spazi puliti, puliti come siamo noi che vi partecipiamo.
    Ho scritto una volta Per l’alpino che assiste in tribuna e quello che sfila nell’ultima riga l’Italia la signora Italia, e per salutarla porta devotamente e orgogliosamente la mano ferma alla tesa del cappello, del suo onorato cappello alpino: anche per questo va all’Adunata.
    Queste cose e altre simili scrivevo, sentendole intimamente tanti anni fa. Mi sento di riscriverle oggi, ancora convinto di essere nel giusto.
    Grazie al cielo, L’Alpin l’ semper quel.


    Vitaliano Peduzzi