I tre volti dell’Ana

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    Ho letto attentamente il suo editoriale de L’Alpino di novembre condividendo la rappresentazione dei tre volti della nostra Associazione. Un’analisi più che realistica che mi ha colpito soprattutto per quanto espresso nel secondo e terzo volto. Credo che il secondo volto sia in effetti la vera e lucente immagine che dobbiamo diffondere sul territorio. I Gruppi con i loro alpini e amici associati si caratterizzano con le specificità del proprio vissuto sul proprio territorio; sono portatori degli entusiasmi, dei ricordi, delle storie, condivise anche con le famiglie sia nelle ricorrenti feste che nella vita quotidiana. Insieme si affrontano le contrapposizioni, le diversità di pensiero ma uniti nel ricercare le soluzioni che consolidino l’appartenenza e l’amicizia nel cammino associativo.

    I rapporti nei Gruppi sono molto diretti, personali e amicali e operativamente immediati! Le Sezioni, a mio avviso, assumono un ruolo più burocratico rappresentativo sia nei contesti istituzionali esterni che all’interno degli organigrammi associativi! Gli uomini che occupano i livelli decisionali devono però prestare molta attenzione a mantenere un rapporto costante e continuo di comunicazione e informazione con i delegati di valle, i Capigruppo per non cadere nell’errore di privilegiare il ruolo di rappresentanza esterna/interna e piano piano allontanarsi dai Gruppi che sono, per me, la base associativa vitale. È inevitabile affrontare il terzo volto, non ultimo per importanza, ma determinante per garantire e trasmettere la vivacità vitale dell’Associazione in uno spirito di coinvolgimento, di aggregazione, di responsabilità e di rinnovamento. Tutto ciò ricade sugli uomini che vogliono assumere la responsabilità della gestione con criteri di confronto sincero, trasparente senza interessi personali ma solo quelli di tutti gli alpini e amici associati. Sentirsi “capi” come alcuni presidenti credono di essere, spesso determina un clima di rigidità nei rapporti in quanto, pur essendo l’Ana un’Associazione d’arma, non possiamo gestire i rapporti come se fossimo ancora in caserma. La necessità di porsi sempre in ascolto e riflettere sulle idee degli altri, anche se talvolta espresse con termini impropri riferiti al proprio livello culturale ma comunque sempre degni di riflessione, è basilare per mantenere gli equilibri di un confronto dialettico democratico che permette in ogni nostra azione testimoniare realmente i valori di cui spesso ci sciacquiamo la bocca! Allo scadere dei mandati previsti dai regolamenti si dovrebbe fare un passo indietro ed affiancare chi si ritiene possa esprimere un segnale di rinnovamento in una logica di alpina cogestione e collaborazione, senza distinguo di etichetta.

    Guido Portinaro, Sezione di Domodossola

    Parole sagge, caro Guido. La mia unica speranza è che qualcuno non le voglia usare come pietre da lanciare contro qualche capo che ha messo radici.

      09/01/2018