I parroci e lo spirito alpino

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    Sono rimasto allibito nel leggere sul nostro giornale l’articolo scritto sugli Alpini dell’Agno. Sorpreso per il comportamento di quel parroco, penso che non abbia conosciuto il vero spirito alpino. Caro direttore, ti dico la verità, quando ho occasione di celebrare con gli alpini lo faccio con il nostro cappello in testa: per me e per tutti gli alpini è una vera reliquia. Te lo dice uno che da vent’anni vive lontano dalla nostra Patria ma che non ha perso lo spirito alpino e attraverso il nostro giornale, che mi arriva regolarmente tutti i mesi, accompagno la vita della nostra associazione. Dico a tutti: continuiamo a recitare la nostra preghiera come ce l’hanno tramandata i nostri Padri.

    Padre Giuseppe Maria Roda Parà Brasil

    C’è, in generale, una grande sintonia tra gli alpini e i parroci, nonostante casi di freddezza e anche di rifiuto nei confronti delle nostre cerimonie. Qualcuno ha difficoltà a cogliere lo spirito alpino: non ne vede la concretezza solidale e fraterna. Non siamo lontani dagli insegnamenti del Vangelo pur con qualche comportamento poco canonico ed espressioni anacronistiche che possono sembrare stonature. Talvolta è così anche nei testi sacri e nessuno ne fa una questione. Sono i segni dei tempi. Purtroppo l’eccesso di zelo da parte di qualche religioso e l’esuberanza un po’ guascona da parte nostra portano a delle conflittualità che non fanno onore a nessuno. A te, caro padre Giuseppe, che ti confronti con problemi molto più seri dei nostri, queste incomprensioni potranno sembrare delle povertà di spirito, come lo sono, ma sotto sotto c’è, da parte di qualcuno, un’avversione verso tutte le divise a prescindere da chi e da come le porta. E qui il discorso diventa complesso e lo lasciamo perdere per non trovarci senza appello nel girone degli eretici.

    Pubblicato sul numero di ottobre 2010 de L’Alpino.