Dove la memoria vive

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    Il 3 settembre, in attesa del grande raduno del Triveneto nel Centenario della Grande Guerra, la Sezione di Vittorio Veneto, come da tradizione, ha organizzato il 46º raduno al Bosco delle Penne Mozze. Numerose, oltre un migliaio, le penne nere trevigiane, venete, provenienti anche da fuori regione, perfino dalla Sicilia, a dimostrare una calorosa vicinanza al luogo della memoria per eccellenza, costato tanti anni di lavoro agli alpini trevigiani che hanno concretizzato l’idea di Mario Altarui.

     

    Il Presidente del Comitato per il Bosco Claudio Trampetti ha ringraziato, per la particolare sensibilità e volontà di adesione ai valori in cui credono gli alpini, i Presidenti delle Sezioni che hanno voluto quest’anno apporre la loro foglia all’albero del ricordo: Ponticelli per La Spezia, Marroffino di Luino, Martelli di Molise, Palombo di Novara e Medri per Vercelli. In questo modo l’albero, e il Bosco, diventeranno sempre più memoria nazionale delle penne nere “andate avanti”.

    Il Comitato Organizzatore dell’Adunata Triveneta, presieduta da Francesco Introvigne, ha organizzato proprio a Cison il prologo della serie di eventi in attesa del grande appuntamento di avvicinamento a giugno 2018. Nel frattempo sabato 2 settembre è stato organizzato un incontro di ricordi e cante con i cori Ana e Col di Lana e gli attori del Teatro Orazero di Vittorio Veneto. Purtroppo il maltempo ha impedito lo svolgimento all’aperto, nella suggestione notturna, tra stèle, larici e abeti del Bosco, ma che alle antiche Cantine Brandolini ha suscitato in ogni caso intense emozioni. Il saluto ufficiale del raduno è stato affidato ad Alessandro Rossi, già vice Presidente nazionale e Presidente della Sezione di Brescia: «Lasciate che la mia fantasia voli libera per questo Bosco, come liberi sono i suoi abitanti – ha esordito dopo i saluti – che in numero sempre maggiore sono chiamati in questo luogo dove la memoria vive, come ciascuno di noi, a rendere omaggio in ricordo di grandi e irripetibili imprese».

    E tra storia e memoria del monumento vivo fatto di Penne Mozze, Rossi non ha mancato gli accenni che pungono sul vivo l’essere alpini veri: a cominciare da una situazione generale che lascia forse poche speranze per un’Italia migliore dove sono sempre meno gli esempi e i valori per i giovani, e dove viene a mancare il servizio militare obbligatorio di un tempo, che pure qualcosa insegnava. L’invito finale è stato per i sindaci e i parroci affinché, nelle sedi opportune, possano davvero operare per porre le basi al ritorno di un servizio obbligatorio, anche se nelle forme, nei modi e nei tempi consoni all’attuale momento storico, sulle linee guida indicate dalla presidenza nazionale. In tal modo si ritornerebbe ad avere anche un rinato slancio nel recuperare valori che stiamo perdendo, come quello della solidarietà.

    Durante il raduno, accompagnato del Coro Ana di Vittorio Veneto e dalla banda di Cison di Valmarino, è stata aggiunta anche la stele numero 2.404, intitolata all’alpino trevigiano Giuseppe Carraro, morto nel 1918 per malattia contratta in guerra. Il Consigliere nazionale Renato Genovese, socio della Sezione di Vittorio Veneto e coordinatore della prossima Adunata di Trento, nel suo intervento in rappresentanza del Consiglio Direttivo Nazionale, ha sottolineato la presenza ormai storica della signora Imelda Reginato, vedova di Enrico, Medaglia d’Oro al Valor Militare, a cui è dedicato un gruppo Ana: «Testimonia cosa ha fatto il marito e come ha vissuto la tragedia di Russia». Anche il cognato del generale Dalla Chiesa, Paolo Setti Carraro, fratello di Emanuela, ha ricordato che «siamo molto vicini all’Ana, a 35 anni dalla barbara uccisione del generale che aveva conosciuto la moglie nel corso di una cerimonia alpina. Idealmente sono con noi in questo mausoleo».

    Fulvio Fioretti
    fulviofioretti@libero.it