In riferimento alla lettera di Flavio Manfredi su L’Alpino di febbraio, nella quale si dichiara assolutamente contrario al ripristino della leva obbligatoria, posso immaginare che egli a suo tempo sia stato “volontario” o “firmaiolo” come si diceva ai miei tempi. Visto che negli anni ’90, come afferma lui, nelle caserme il clima era pessimo, la colpa non era da ascrivere a questi ragazzi, ma bensì, come ha già affermato lei direttore nel rispondere, a chi la disciplina la doveva fare osservare.
Pertanto, se i superiori avessero applicato in gran parte tutte le misure come da regolamento militare, comminando perché no, anche punizioni esemplari dove, sappiamo bene, la Cpr (consegna di rigore, ndr) faceva slittare il congedo di tanti giorni quanti ne venivano comminati, molti animi esagitati si sarebbero calmati! Ma si sa, come cita un vecchio proverbio: “Il pesce inizia a puzzare sempre dalla testa”, mai, come in questi ultimi decenni della nostra storia, è più che azzeccato! Per quanto riguarda la comodità dell’obiezione di coscienza, sappia Manfredi, che a suo tempo molti obiettori veri finivano in carcere e, si pose fine a questa ingiustizia, solo con l’istituzione del servizio civile, obbligatorio come la leva, che fornì linfa vitale a molte istituzioni in primis alle pubbliche amministrazioni, linfa che oggi è venuta meno. Concludendo, posso ben capire che non è sufficiente un anno o giù di lì di addestramento per fare di un soldato un vero guerriero, ma può essere sufficiente a forgiare uomini veri pronti ad affrontare quella che sarà la vera naja che si chiama “vita futura”!
Pierangelo Vignola Gruppo di Albenga, Sezione di Savona
Tutte le esperienze ci regalano qualcosa di positivo. Dipende solo dalla testa con cui le si affronta.