Ciampi a El Alamein: A nessuno mancò il valore

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    La solenne celebrazione al sacrario che custodisce i resti di migliaia di nostri soldati.

     

    L’omaggio ai Caduti, al Sacrario dedicato ai Caduti italiani costruito da Caccia Dominioni. La stele dedicata al colonnello Paolo Caccia Dominioni (foto Claudio Galliani)

     

    Mancò la fortuna, non il valore . Ripercorrendo quel percorso ideale che parte da San Martino e Solferino e attraversa i periodi salienti della nostra storia di popolo, passando da Cefalonia e Tambov, alle Fosse Ardeatine, il presidente della Repubblica Ciampi ha reso omaggio ai 43mila soldati italiani caduti nelle tre epiche battaglie di El Alamein, nel Nord Africa, tra il luglio e il novembre del 1942. Con i soldati dell’Afrika Korps agli ordini del maresciallo Rommel, c’erano i paracadutisti della divisione Folgore, le divisioni di fanteria Trento, Trieste, Bologna, Brescia e Pavia, le divisioni corazzate Littorio e Ariete.
    In tutto 105mila uomini, con 490 carrarmati (quelli italiani vere e proprie scatole di latta) 119 autoblindo e 340 aerei. Di fronte avevano i 196mila uomini del maresciallo Montgomery, con oltre mille carrarmati, 435 autoblindo e 973 aerei.
    Uno scontro impari, combattuto dai nostri soldati con estremo valore, riconosciuto sia dagli alleati che dagli avversari. I nostri soldati fecero onore alla divisa che indossavano e alla Bandiera. Non furono secondi a nessuno.
    A El Alamein Ciampi ha presenziato alla solenne celebrazione in onore dei Caduti, con le delegazioni degli altri Paesi i cui soldati si trovavano da una parte o dall’altra del fronte africano: il duca di Kent, per l’Inghilterra, e poi rappresentanze francesi, australiane, neozelandesi, greche, scozzesi. Ciampi ha conferito la Medaglia d’Oro al Valore dell’Esercito alla memoria del colonnello Paolo Caccia Dominioni, alpino, che a El Alamein comandava il 31º battaglione guastatori del genio e che al termine della guerra, passò quasi ininterrottamente dieci anni, dal ’48 al ’58, a recuperare i resti dei nostri soldati e alla costruzione del sacrario dei Caduti italiani.
    Un lavoro rischioso, per le mine disseminate nel deserto e i proiettili ancora inesplosi ha ricordato la vedova di Caccia Dominioni, contessa Elena, parlando con il presidente della Repubblica dopo che questi le aveva appuntato la medaglia d’Oro del marito ma anche difficile, perché, a differenza degli altri soldati, gli italiani non avevano la piastrina di riconoscimento di ferro ma di cartone, e il nome scritto a penna, illeggibile dopo tanto tempo .
    Centinaia gli italiani delle varie associazioni d’Arma (c’era anche una delegazione di alpini, della sezione di Como, in rappresentanza dell’ANA) ed ex combattenti giunti da ogni parte del mondo per questa rievocazione.
    Vicino a noi un’altura che a malapena si nota, Quota 33 ha detto il presidente della Repubblica ogni duna, ogni metro di deserto furono contesi. Voi combatteste con eroismo, con l’onore delle armi. A nessuno mancò il valore . E rivolgendosi ai nostri reduci: Ho la vostra età ha detto Ciampi Classe 1920. Tanti compagni d’armi, tanti amici della mia gioventù non sono tornati Ma ha espresso fiducia, quando ha ricordato che su queste dune si affrontò la miglior gioventù dei nostri popoli, quella stessa generazione che ha poi saputo cambiare
    il mondo profondamente, seguendo lo stesso cammino di collaborazione e di pace.
    Ciampi non ha dimenticato 134 ascari libici che caddero a fianco degli italiani: nel piccolo rettangolo di terra in cui sono composti i loro resti, il presidente ha deposto una corona.
    Poi il momento di raccoglimento, mentre un picchetto di marinai rendeva gli onori e in cielo passavano presino lasciando la loro bella scia le nostre Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica dell’Aeronautica italiana.
    Unica nota stonata, un momento di attrito fra il ministro della Difesa Martino e gli stessi reduci con il ministro per gli italiani all’Estero Mirko Tremaglia, quando Martino ha detto di voler onorare tutti gli italiani caduti in questa battaglia anche se combattevano dalla parte sbagliata . Tremaglia ha replicato che chiunque combatta per la Patria persegue una causa giusta, senza distinzioni , ricevendo un caloroso applauso da parte dei reduci. Uno dei quali, al termine della cerimonia, si è avvicinato a Ciampi stringendo una bandiera: il presidente l’ha impugnata a sua volta e ha intonato l’inno nazionale, seguito da tutti.
    Quel canto, consegnato al vento, si è diffuso sulle dune che ancor oggi coprono tanti nostri soldati, e si è perso nel deserto.

     

     

    Il presidente della Repubblica Ciampi appunta sulla contessa Elena la medaglia d’Oro al
    Valore dell’Esercito concessa al marito, colonnello degli Alpini Paolo Caccia Dominioni.
    (telefoto Ansa)