Gli alpini sono come un circolo nel quale tutti si tengono per mano, ma non guardano all’interno, bensì all’esterno, verso il mondo circostante, in uno slancio continuo di solidarietà e impegno . Non poteva esprimersi meglio mons. Renzo Marinello, arcidiacono del Cadore, in occasione della cerimonia di consegna dei Riconoscimenti di merito Ana Cadore , giunti alla 15ª edizione, svoltasi nel palazzo della Magnifica Comunità a Pieve. La felice immagine è stata fatta propria anche dal presidente nazionale ANA Corrado Perona, intervenuto alla cerimonia assieme a molte autorità militari e civili.
Perona ha rimarcato che l’iniziativa dell’ANA Cadore (unica nel suo genere in Italia) parte dalle segnalazioni dei Gruppi alpini che sono a stretto contatto con il loro territorio, con la popolazione, con la realtà sociale e culturale del Cadore. Ciò determina un processo virtuoso, mediato dalla commissione sezionale incaricata di vagliare le proposte e di assegnare i riconoscimenti a chi, in qualunque settore, ha dato lustro al Cadore con la sua opera. Il presidente, infine, ha rilevato la freschezza e l’entusiasmo di una associazione che ha appena compiuto 90 anni, ma che non smette di rinnovarsi, forte dei principi e dei valori che ne hanno contraddistinto il lungo cammino.
Dopo l’apertura della cerimonia, guidata con piglio e sobrietà da Pierluigi Bergamo, gli interventi di saluto del presidente della Magnifica Comunità Renzo Bortolot, del sindaco di Pieve Maria Antonia Ciotti e del presidente sezionale Antonio Cason. Quindi la presentazione dei premiati. Nell’ordine: il prof. Paolo Giacomel di Cortina, il gruppo dei Legar di Comelico Superiore (presentato da Italo Zandonella Callegher) e Cibiana Paese dei Murales (presentato da Bortolo De Vido). Dopo i ringraziamenti da parte di Giacomel, di Eugenio D’Ambros per i Legar e del vicesindaco di Cibiana Eusebio Zandanel, la lettura delle pergamene con le motivazioni e la consegna dell’artistica medaglia in bronzo, coniata appositamente per i vincitori.
Livio Olivotto
Pubblicato sul numero di gennaio 2010 de L’Alpino.