BRESCIA – Sul Maniva per fare memoria

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    L’operazione Maniva è nata per “fare memoria”, missione assunta dall’Ana a tutela del patrimonio storico del nostro Paese, a vantaggio soprattutto delle nuove generazioni. Si tratta del restauro dei manufatti della Grande Guerra nella zona dell’omonimo Passo, in Alta Valle Trompia. L’iniziativa è della Sezione di Brescia, in collaborazione con quella di Salò (sul territorio della quale si trovano alcuni dei siti interessati), a cui hanno aderito direttamente o come patrocinatori, il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Brescia, il Sistema dei Beni culturali e ambientali, la Comunità montana della Valle Trompia, l’Ateneo, la Provincia e la Prefettura di Brescia, il Comitato provinciale di coordinamento per il Centenario della Grande Guerra e i Comuni di Collio, Bovegno e Bagolino.

     

    Ha garantito il supporto il Lions club Valle Trompia. Fondamentale l’apporto del Museo della Guerra Bianca in Adamello che grazie a John Ceruti, ha fatto da tramite con la Soprintendenza archeologica della Lombardia, ente competente ad autorizzare e sovrintendere i lavori in questi ambiti. La logistica è stata affidata in gran parte ai gruppi alpini di Collio e San Colombano. Promotore, coordinatore e responsabile dei lavori è l’ingegnere alpino Fabio Lazzari della Sezione di Brescia.

    I siti interessati dalle opere di restauro e risanamento risalgono all’inizio del conflitto quando il Regio Esercito si preparava alla guerra. Si tratta delle seconde linee del cosiddetto “Sbarramento delle Giudicarie” che dal Dosso Alto collega i Monti Maniva, Dasdana, Colombine, Setteventi e Mignolo per terminare al Passo di Crocedomini. Successivamente, infatti, i confini furono spostati nelle Valli Giudicarie dove gli austroungarici si erano asserragliati. Un ritorno su questi luoghi avvenne dopo lo sfondamento a Caporetto, quando le retrovie dovettero essere rinforzate.

    I siti da ripristinare – tra i 1.800 e i 2.200 metri di altitudine – saranno otto, con interventi affidati a turno ai volontari alpini. I lavori di recupero e restauro sono già iniziati e consisteranno nel ripristino di alcuni sentieri, di tratti di trincee, gallerie e grotte e nella collocazione della cartellonistica illustrativa. Nella zona ci sono anche i ruderi del “Casermone”: un edificio non recuperabile, che potrebbe però essere consolidato per conservare l’esistente struttura.

    Il termine dei lavori è previsto per l’autunno del 2018, in concomitanza con il Centenario della fine della guerra. Oltre all’indubbio significato storico, l’Operazione Maniva ha comunque in prospettiva una notevole valenza pedagogica: la zona è agevolmente raggiungibile grazie alla strada asfaltata che porta a poche centinaia di metri dai recuperi. Una meta densa di significato anche per le gite scolastiche.

    Massimo Cortesi