Bosonetto e Cravarezza, grazie

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    Vorrei ricordare due persone che hanno significato qualcosa di importante durante la mia naja. Una di queste persone è il colonnello Bosonetto, di cui si è parlato ne L’Alpino di gennaio. Era il 15 ottobre del 1980. Arrivai a Cuneo per iniziare la mia avventura di giovane recluta.

    Feci il CAR a San Rocco Castagnaretta, nel btg. Mondovì comandato dal col. Bosonetto. Dopo il giuramento io e un mio amico anche lui di Genova, andammo dal colonnello e chiedemmo se potevamo rimanere a San Rocco, lui molto gentilmente rispose che aveva la forza in esubero, perciò non poteva accontentarci, ma non ci lasciò così delusi, perché quasi per scusarsi del fatto che non poteva farci rimanere, ci fece un regalo, cambiandoci incarico. Infatti da salmieristi al mio amico diede l’incarico da meccanico e io di radiofonista conduttore, migliorandoci un po’ la naja e questo perché per Bosonetto gli alpini non erano semplici numeri, e matricole, ma uomini, figli. Un’altra persona che devo ringraziare per aver fatto sì che il mio servizio militare fosse colmo di bei ricordi , è quello che io continuo a chiamare e ricordare come “il mio capitano” anche se è poi diventato generale della Divisione Nord-Ovest: è il gen. Franco Cravarezza, grande ufficiale e grande persona. Ero di stanza alla 106ª Mortai di Boves e fui aggregato a Borgo San Dalmazzo alla compagnia comando per prendere la patente. Finito il corso rimasi a Borgo con il grado di cap. maggiore. Gli feci da autista ai campi estivi svoltisi in Toscana, Aulla e Castelnuovo Garfagnana, nell’estate del 1981. Non dimenticherò mai questi due ufficiali e prima ancora uomini veri. Ho un solo rimpianto, che mio figlio non abbia potuto vivere questa splendida avventura della naja, in quanto non rientrava più nella leva obbligatoria. Benché qualcuno ne dica, la naja non è stato un anno perso, ma un insegnamento di vita, una scuola, di fatica, di sudore, ma anche di amicizia, cameratismo, unione e poi… avevamo 20 anni!

    Vladimiro Tanca, gruppo Peveragno – Sez. Cuneo

    Non è vero che i giovani non sanno giudicare le persone. Magari non hanno le parole per esprimere quello che pensano. Queste arrivano con la maturità, ma non fanno altro che tradurre i segni, nel bene e nel male, che altri uomini hanno lasciato dentro di loro.