
Ancora due caduti sul fronte della pace, in Afghanistan. Sono stati uccisi da un rudimentale ordigno durante l’operazione di disinnesco. Sono il primo maresciallo Mauro Gigli, 41 anni, del 32º reggimento Genio della brigata alpina Taurinense e il caporal maggiore capo Pierdavide De Cillis, 33 anni, del 21º reggimento Genio di Caserta. Nello scoppio è rimasta ferita, in forma non grave, anche il capitano Federica Luciani, del 2º reggimento Genio Pontieri di stanza a Piacenza.
Gigli risiedeva a Villar Perosa con la moglie e due figli, di 19 e 7 anni; De Cillis, padre di una bambina di due anni e mezzo, risiedeva in provincia di Caserta, a San Marco Evangelista, con la moglie che è in attesa di un bambino. Sono morti da eroi , ha detto il ministro della Difesa commemorando i due Caduti, in aula alla Camera. E ha spiegato che il maresciallo, dopo essersi accorto che l’ordigno era una trappola, ha alzato le braccia e gridato a tutti di allontanarsi.
Il suo corpo e quello del caporale De Cillis hanno fatto da scudo agli altri, salvando la vita al capitano Federica Luciani, che era la più vicina ed ha riportato soltanto lievi ferite e un forte shock. Gigli e De Cillis facevano parte di un team specializzato nella rimozione di bombe improvvisate: 36 uomini che si muovevano a bordo di blindati Lince. Entrambi avevano maturato una lunga esperienza nelle numerose missioni all’estero e un elevato numero di interventi di vario genere.
Del resto, il disinnesco degli ordigni è un impegno quotidiano per gli artificieri, che si servono di robot telecomandati, cani addestrati nel fiutare gli esplosivi, pinze, strumenti sofisticati per neutralizzare il pericolo. Purtroppo tutto ciò non basta, perché, come aveva raccontato lo stesso primo maresciallo Gigli proprio qualche settimana prima, parlando del suo lavoro durante una intervista a proposito degli ied, il momento più delicato è quando c’è l’approccio manuale da parte dell’operatore che deve affrontare l’ordigno.
Ogni intervento è a sé, perché si tratta di bombe rudimentali confezionate in modo diverso l’una dall’altra. Per questo spiegava dall’individuazione alla conclusione è un susseguirsi di tensione e di adrenalina . Dall’aprile scorso, non meno di cinquanta ied sono stati disinnescati dal team del primo maresciallo Gigli, che aveva una grande esperienza ed era considerato uno dei più bravi artificieri del reggimento. Chi li colloca non fa differenza fra militari e civili, tant’è vero che sono centinaia anche le vittime fra la popolazione afgana. Spesso sono gli stessi abitanti dei villaggi a segnalare il pericolo, altre volte la polizia afgana, come in quest’ultimo caso, a otto chilometri da Herat.
Le salme dei due militari sono state trasferite direttamente da Herat in Italia per i funerali di Stato nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, a Roma. Alla cerimonia sarà presente il Labaro dell’Associazione con il presidente nazionale Corrado Perona e il vice presidente Ornello Capannolo. Cordoglio e solidarietà ai reparti in missione e ai famigliari dei Caduti sono stati espressi dalle massime cariche dello Stato. Quanto è accaduto ha detto il ministro della Difesa La Russa non cambia la missione italiana perché gli impegni internazionali vanno mantenuti. Ci sono dei rischi che sappiamo di correre ha aggiunto ma vogliamo che il sacrificio dei nostri soldati non sia vano e che la lotta al terrorismo possa essere combattuta a partire dal 2013 dalle forze afgane, in modo che i nostri possano tornare a casa .

L’ultimo saluto ai Caduti all’aeroporto di Herat.

Il capitano Luciani, ferita nello scoppio.
Pubblicato sul numero di settembre 2010 de L’Alpino.