Sei anni fa le nipoti di don Antonio Segalla, cappellano militare del Morbegno, caduto in Russia il 23 gennaio 1943 nella battaglia di Warwarowka, hanno donato agli alpini e alla comunità di Chiuppano, dove nacque il 14 agosto 1907, la sua Medaglia d’Argento al Valor Militare. Un gesto per ricordare il desiderio espresso dalle nipoti che l’eredità religiosa, morale e umana dello zio resti ad esempio e ricordo per le generazioni future.
E gli alpini di Chiuppano hanno risposto, due anni dopo, intitolando la loro sede proprio a don Segalla, con il patrocinio comunale. Don Antonio, sebbene potesse rimanere in Patria, preferì partire volontario insieme a tanti giovani, scegliendo di stare con loro, di assisterli, donando conforto umano e religioso nei terribili teatri di guerra. Monsignor Pintonello, Ordinario Militare per l’Italia, lo ricordò con queste parole: «Il cappellano don Segalla fu una delle figure più belle, più ardimentose e più generose di sacerdote soldato che abbiamo avuto in Russia.
L’avevo pregato di rimanere con me all’ufficio centrale ma non badando a rischi e disagi cui si esponeva, alla vita comoda e sicura che gli era offerta, preferiva quella dell’assistenza alla truppa combattente della prima linea, per svolgere fino in fondo la sua missione di cappellano». Don Antonio mantenne fino alla fine una fitta corrispondenza con i familiari, dimostrando un grandissimo affetto per la mamma, un continuo interessamento per i suoi compaesani ed ex parrocchiani, in particolare quelli in guerra; cercò sempre di rincuorare tutti sdrammatizzando la terribile situazione, ricordando sempre le disumane condizioni in cui viveva la popolazione ucraina e la generosità di tante povere donne.
Morì mentre stava benedicendo e confortando un ferito su una slitta ambulanza, colpito alla testa da una scheggia di granata. Proprio per l’eroica abnegazione dimostrata in battaglia e per la costante opera di assistenza prestata senza risparmio fino all’estremo sacrificio, a don Antonio fu assegnata la Medaglia d’Argento alla memoria. Il ringraziamento va a tutti coloro che hanno ricordato questa figura di uomo, di sacerdote e di alpino che lascia un’eredità semplice e al tempo stesso straordinaria.