ASIAGO-MAROSTICA-VERONA – Era il 6 settembre 1920

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    Ortigara, estremo lembo dell’Altopiano dei Sette Comuni. Centoquattro anni fa in quelle lande fu un brulicare di uomini, scoppi e vampe: le due battaglie dell’Ortigara. La battaglia del 1916 e quella ben più nota del 1917 dove vennero impiegati ben 22 battaglioni alpini e che portò all’effimera conquista dell’Ortigara.

    Poi, dal novembre del 1917, su quelle lande tornò il silenzio. Ma era successo qualcosa nell’animo degli uomini che parteciparono a quegli eventi. E quegli uomini, nel settembre del 1920, tornarono per erigere un simbolo che ricordasse non tanto una battaglia, ma qualcosa che non si può spiegare se non si è calcato in testa un buffo cappello con una penna nera. Quegli uomini erano alpini e decisero di celebrare il primo Convegno della neonata Associazione Nazionale Alpini in quel luogo che parla all’anima di ogni alpino, passato presente e futuro. E da allora, ogni anno, testardamente, tenacemente, col sole o con la pioggia, in tanti o in pochi, gli alpini sono saliti lassù per ricordare, per sentirsi ancora alpini tra alpini, per rinnovare quel tacito giuramento fatto con la propria anima tanti anni prima.

    E non potevano mancare il 6 settembre del 2020, nel giorno esatto del centenario del primo Convegno dell’Ana, anche in quest’anno strano e difficile, l’anno della grande pandemia. Cerimonia fortemente voluta ed organizzata dal Presidente della Sezione di Asiago, Enzo Biasia, presenti i vessilli delle Sezioni di Asiago, Marostica e Verona che, da tantissimo tempo, collaborano nella realizzazione del pellegrinaggio la seconda domenica di luglio, assieme ai vessilli delle Sezioni di Bassano, Valdagno e Valsesiana e a una ventina di gagliardetti con la presenza delle rappresentanze dei Comuni di Marostica e Roana con i loro gonfaloni, Asiago, Breganze, Col Ceresa, Gallio, si è svolta nel solco della tradizione.

    L’alzabandiera ha dato il via alla cerimonia. Dopo il saluto dei Presidenti di Asiago e Marostica, don Federico, parroco di Enego, ha celebrato la Messa al campo. Al termine, dopo la lettura della Preghiera dell’Alpino, la deposizione di una corona d’alloro alla Colonna Mozza, portata dai giovani del 3º Raggruppamento che, nei giorni precedenti, avevano rifatto a piedi buona parte del percorso che portò i partecipanti del primo Convegno da Grigno all’Ortigara.

    Alla fine, in rappresentanza della Sede nazionale, ho fatto un breve discorso, ben conscio dei titani, da Andreoletti in avanti, che hanno preso la parola in quel luogo. Certo, sono passati cento anni, siamo molto diversi da quegli uomini, non fosse altro perché abbiamo vissuto un lungo periodo di pace e non abbiamo neanche lontanamente sofferto quello che hanno sofferto i nostri nonni e i nostri padri. Ma siamo vicini a loro, abbiamo vissuto le stesse esperienze ma, soprattutto, abbiamo appreso e fatto nostro quella cosa indescrivibile che si chiama “spirito alpino” che, dopo cento anni, ci fa trovare ancora quassù per ricordare e per sperare che questo ricordo possa essere tramandato anche ai nostri figli e nipoti.

    E mi piace pensare che, nella loro saggezza, i nostri Padri fondatori abbiano voluto piantare sulla cima dell’Ortigara una semplice colonna che può essere interpretata anche come un perno, un perno attorno al quale gira la grande ruota dell’Ana. L’ammainabandiera ha chiuso la breve cerimonia. Non eravamo tanti è vero, non potevamo essere in tanti date le restrizioni in essere, ma abbiamo tenuto fede al nostro impegno.

    Roberto Genero