Alpini oggi: gente pragmatica che predilige i fatti alle apparenze

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    La professionalizzazione dell’Esercito ha richiesto una profonda riflessione per individuare nuovi schemi di riferimento che consentissero di mantenere una chiara connotazione alpina delle truppe da montagna italiane in presenza di un bacino di reclutamento comune e non più su base regionale, come era con la coscrizione obbligatoria.

    La sospensione del servizio di leva, infatti, poteva creare le premesse per una crisi d’identità, venendo meno la presenza sotto le armi dei giovani coscritti, con i quali tutto poteva risultare più facile: ragazzi provenienti dalle stesse vallate, con gli stessi volti e spesso con gli stessi cognomi, che conoscevano la montagna come le proprie tasche e sapevano andare in marcia con lo zaino di trenta chili sulle spalle.

    La fase di transizione non è stata priva di difficoltà, anche per le concomitanti esigenze di far fronte agli impegni crescenti in Patria ed all’estero, che si sovrapponevano alla trasformazione ancora tutta da assimilare. I giovani provenienti da tutte le regioni d’Italia hanno evidenziato una generosità, una professionalità ed un attaccamento alla specialità per nulla inferiori a quelle dei loro predecessori valligiani, risultando degni eredi degli artiglieri delle batterie siciliane sacrificatesi sul posto, senza cedere di un metro, il 1º marzo 1896 ad Adua.

    Soldati che, dopo un comprensibile periodo di ambientamento, non sempre facile, hanno dimostrato sul campo efficienza operativa, risolutezza e tempestività delle azioni ed anche determinazione e coraggio. I risultati ottenuti sono stati il frutto di una formazione militare acquisita con l’addestramento alla vita in montagna che ha messo a dura prova la saldezza fisica e morale di questi ragazzi, ma ne ha promosso la crescita professionale.

    Un ambiente dove gli equipaggiamenti ed i mezzi non forniscono le prestazioni previste, dove la logistica incide pesantemente sull’organizzazione delle attività e sulla dimensione delle forze e dove vengono esaltate le capacità del soldato preparato. Ora gli Alpini sono solide compagini di fanteria leggera particolarmente adatte ad agire in ambienti operativi estremamente diversificati per la loro capacità di adattarsi a situazioni sensibilmente diverse.

    Uomini e donne che operano senza ostentare la forza, ma con la fermezza necessaria per l’assolvimento del compito, abituati ad agire con iniziativa e flessibilità di fronte a sviluppi improvvisi di situazione. Il generale statunitense Dan McNeill, comandante della missione NATO International Security Assistance Force dal febbraio 2007 al giugno 2008, buon conoscitore della nostra realtà militare per la sua lunga permanenza in Italia, si rivolgeva ai soldati delle Brigate Julia e Taurinense operanti nell’area di Kabul chiamandoli i miei fratelli Alpini .

    Il cappello alpino, un copricapo dalla foggia piuttosto strana e talvolta ingombrante, che richiama le tradizioni delle unità e le gesta dei loro uomini, è stato il simbolo che ha unito sotto di sé tanti Alpini sardi, campani, calabresi e siciliani, il cui idioma non ha mai costituito una barriera all’alpinità. L’Associazione Nazionale Alpini ha svolto un ruolo insostituibile in questa fase di transizione, contribuendo ad alimentare il senso di appartenenza al Corpo ed a creare un legame ed una condivisione di valori forti con le nuove generazioni, rafforzandone l’identità.

    Alla fine sono prevalsi i valori senza tempo che fanno degli Alpini di ieri e di oggi, qualsiasi grado essi rivestano, soldati che silenziosamente compiono sino in fondo il loro dovere con onore, dedizione e spirito di sacrificio, come lo confermano i numerosi Caduti avuti nelle recenti operazioni. Gente pragmatica, che predilige i fatti e attribuisce scarso valore alle apparenze; un mondo nel mondo, in cui lo zaino e la fatica accomunano comandanti e gregari.

    Giorgio Battisti

    Generale D. Giorgio Battisti

    Il generale di Divisione Giorgio Battisti è nato a Mantova nel 1953. Ha frequentato il 154º corso presso l’Accademia Militare di Modena (1972 74) e la Scuola di Applicazione di Torino (1974 76). Promosso tenente di artiglieria da montagna nel 1976, ha svolto i periodi di comando nelle brigate Taurinense, Tridentina e Julia per poi comandare il reggimento Allievi dell’Accademia Militare di Modena. Ha ricoperto diversi incarichi allo Stato Maggiore dell’Esercito. Pluridecorato, ha partecipato alle operazioni in Somalia (1993), in Bosnia (1997) ed in Afghanistan a più riprese dal dicembre 2001 al 12 dicembre 2007 come comandante del contingente italiano della missione ISAF e Nibbio e quale Senior rappresentante e capo dello staff di supporto del quartier generale di ISAF X. Dal 31 maggio 2008 ricopre l’incarico di Capo di Stato Maggiore del Comando delle Forze Operative Terrestri in Verona. È conoscitore della lingua inglese e francese, laureato e con un Master di II livello in Scienze Strategiche. È sposato con la Signora Simonetta, e padre di quattro figli, Alessio 26 anni, Umberto 24, Filippo 23 e Cecilia di 9.

    Pubblicato sul numero di luglio agosto 2009 de L’Alpino.