Addio a Viazzi

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    Sono così tanti gli argomenti di cui si è occupato Luciano Viazzi nella sua lunga vita che è quasi impossibile elencarli. Ma tutti hanno avuto un elemento comune: la montagna. Le sue genti, la sua cultura, la sua storia e, soprattutto, i suoi soldati: gli alpini. Luciano se ne è andato il 21 ottobre scorso nel sonno. Era nato nel 1930 a Nizza Monferrato, un piemontese doc, ma aveva sempre vissuto a Milano, dove lavorò per la Banca Commerciale. Ufficiale di complemento nell’8º reggimento alpini, alla fine degli anni Cinquanta recuperò e rimontò, sonorizzandolo, il documentario di Luca Comerio sulla guerra bianca in Adamello.

    Da allora la passione per le gesta delle “tigri bianche” non lo lasciò più. Accanto alla realizzazione di documentari sulla storia delle truppe alpine e sulla conquista alpinistica del Cervino, al lavoro per il recupero del Canto Alpino, all’organizzazione di rassegne cinematografiche e alla pubblicazione di una rivista dedicata alla cultura alpina (Rassegna alpina) Viazzi iniziò il suo lavoro di ricerca e di ricostruzione delle vicende della Grande Guerra in alta montagna, collaborando anche con L’Alpino fra il 1970 e il 1984. Ebbe la fortuna “anagrafica” di poter parlare ancora con i reduci e di farsi raccontare quello che avevano visto e vissuto. Viazzi non è stato uno storico “accademico”: il suo metodo ha fatto storcere il naso a molti professionisti del settore.

    I suoi libri erano più una narrazione orale, una raccolta di testimonianze che non saggi di storia militare. Ma le vicende erano ricostruite puntualmente, senza errori ed omissioni. Dall’Adamello (fu anche l’ideatore dei pellegrinaggi alpini su quel mitico fronte che si tengono ancora oggi) all’Ortles, dalle Tofane alla Marmolada, dal Col di Lana alla Croda Rossa, Viazzi ricostruì, rinverdì e consegnò alle nuove generazioni un’epica che ancora oggi è alla base di gran parte di quell’interesse per la Grande Guerra che conosciamo.

    Quando nel 1992 lo contattai, senza averlo mai conosciuto prima, per contribuire alla fondazione della Società Storica per la Guerra Bianca, rispose con l’entusiasmo di un ragazzo e si mise a disposizione totale contribuendo alla nascita e al successo di un’iniziativa culturale che ha da poco tagliato il traguardo dei 25 anni. Adesso Luciano è con Cantore, Andreoletti, Battanta, Varenna, Calvi e tutti gli altri: sono sicuro che avranno tante cose ancora da raccontarsi.

    Marco Balbi
    Società Storica per la Guerra Bianca