Nell’ambito del processo di recupero della memoria storica delle tradizioni della cultura alpina, promosso dalla Regione Veneto d’intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale in un progetto denominato Diffusione della cultura alpina tra i giovani del Veneto , si è inserito un convegno/corso di aggiornamento di due giornate per docenti, organizzato in stretta collaborazione con l’A.N.A., che per il luogo in cui si è tenuto, per le tematiche che ha affrontato e per la sua particolare strutturazione si può senz’altro definire emblematico dei fini perseguiti dal progetto.
Che tra gli Alpini e la gente dell’Altopiano dei Sette Comuni vi sia una fortissima vicinanza di sentimenti è non solo un dato di fatto, ma un indissolubile ed operoso legame che periodicamente genera eventi che coinvolgono anche altre realtà. La memoria storica di una collettività, di una Regione in questo caso, che si fonda su un passato che lascia in eredità tracce tanto evidenti quanto immediatamente riconducibili ad un evento storico, trova ad Asiago e sul suo intero altopiano una felice sintesi ed un emblematico modello di studio per i numerosi elementi che la compongono.
Le tante battaglie combattute dai battaglioni alpini, e non solo, durante la prima guerra mondiale su queste montagne hanno lasciato in eredità memorie individuali e collettive, racconti di soldati e di civili a cui la storiografia ha attinto contribuendo a perpetuare l’evento. Segni indelebili e tangibili dell’evento, quali trincee, fortificazioni, strade, reperti bellici, simboli del ricordo, monumenti, cippi, lapidi, celebrazioni e ricorrenze, sono elementi che hanno concorso e concorrono tuttora alla costruzione della memoria della popolazione che quell’evento ha subito.
Per tali motivi, la scelta di Asiago per un corso di aggiornamento di docenti di scuole medie superiori della Regione Veneto, ha dato un valore aggiunto al percorso di conoscenza proposto, fornendo le linee guida per un progetto didattico per i giovani studenti di una regione che affonda tradizioni e radici anche in un passato non lontanissimo, ma spesso poco conosciuto ovvero appreso sotto forma di stereotipi e luoghi comuni filologicamente non corretti.
La mattina del 28 settembre, presso la Sala della Reggenza della Comunità Montana dei Sette Comuni, il convegno è stato aperto dall’assessore regionale Elena Donazzan, che ha spiegato le finalità del progetto promosso dalla Regione Veneto e la scelta di Asiago che torna ad essere protagonista della storia alpina dopo la grande Adunata che ha permesso di ripercorrere la storia e la memoria patria .
Agli insegnanti ha prospettato il compito di fare amare e far conoscere una materia che tanto importante è per la crescita delle generazioni del futuro e per un progetto educativo che parli di identità . E all’identità delle genti di montagna, agli Alpini in particolare, si è ricollegato il Vicepresidente dell’A.N.A. Gentili, che ha ricordato le missioni di solidarietà degli alpini nel mondo, espressione tangibile di una identità culturale che incontra l’estraneo anche con il fine di un reciproco arricchimento. Entrando nello specifico del tema, il prof. Livio Vanzetto dell’Università di Trieste ha esposto una lezione molto seguita sul tema della costruzione della memoria della prima guerra mondiale, sul ruolo della storiografia e della politica nel proporre la tematica in questione, così come avvenuto nel secolo scorso.
È seguita la presentazione con supporto informatico del prof. Paolo Pozzato, che ha ripercorso i principali avvenimenti bellici che in quattro lunghi anni di guerra ha visto l’Altopiano di Asiago fronte di prima linea, e quella del prof. Mauro Passarin, direttore del Museo del Risorgimento di Vicenza, e dell’architetto Vittorio Corà, che hanno illustrato gli ambiti di intervento di recupero delle vestigia della grande guerra nel territorio della provincia di Vicenza, reso possibile dall’emanazione di un apposito provvedimento legislativo, la legge 78/2001.
La presenza del direttore de L’Alpino , prof. Vittorio Brunello ha contribuito a ribadire lo specifico interesse dell’A.N.A. alla materia trattata e alle finalità espresse dal progetto. Il pomeriggio del 28 e l’intera giornata del 29 era destinata alla parte più attesa dai docenti presenti non ce ne vogliano i relatori ossia la visita ai luoghi dell’Altopiano di Asiago dove si sono svolti gli avvenimenti bellici.
L’applicazione sul campo dei concetti appressi durante la mattinata di studio ha rischiato però di subire un inaspettato arresto da un evento non previsto per questo periodo: la prima abbondante neve di stagione. L’altitudine non elevata e una parziale schiarita hanno consentito la visita pomeridiana degli apprestamenti difensivi del Monte Cengio, dove il sottoscritto e Paolo Pozzato hanno guidato la comitiva di docenti, spiegando il ruolo avuto dal settore durante la Strafexpedition del 1916 e descritto la battaglia difensiva qui combattuta dai Granatieri di Sardegna. Purtroppo però, l’abbondante nevicata della giornata precedente e della notte non consentivano la visita tanto attesa, programmata per la giornata del sabato 29 settembre, a quello che è il luogo di maggiore carica simbolica per l’A.N.A. e per tutti gli Alpini: l’Ortigara.
Tutto era pronto per accogliere il gruppo di studio al Rifugio Cecchin e far vedere gli esiti dei lavori di ripristino delle trincee effettuati durante tutta l’estate da alpini provenienti da tutta Italia. Ancora una volta però, gli alpini delle Sezioni di Marostica e di Asiago, in primis il presidente della Sezione di Marostica Roberto Genero, validamente supportato dal presidente della Sezione di Asiago Massimo Bonomo, davano una pratica dimostrazione ai docenti di come si può organizzare bene anche improvvisando, peculiarità e qualità tipica dell’alpino. Infatti, affrontando una situazione meteorologica affatto buona, una teoria di mezzi fuoristrada ha portato il gruppo, a cui si era unito il vice presidente vicario dell’A.N.A. Ivano Gentili, a visitare le più vicine trincee austriache e italiane del settore del Monte Zebio, ricoperto da una coltre di abbondanti dieci centimetri di neve.
Una situazione imprevista che è stata affrontata con vero spirito alpino da tutti i partecipanti, che in uno scenario tanto suggestivo quanto insolito per la stagione, hanno potuto non solo visitare i luoghi dove austriaci e fanti della Brigata Sassari hanno scritto pagine memorabili di storia, ma anche capire cosa voleva dire vivere, e combattere, in condizioni ambientali difficili quali quelle di un inverno in montagna.
Le tante risposte date in merito all’argomento, sia dal sottoscritto che da Mauro Passarin, erano suggellate alla fine dalla lettura da parte di Roberto Genero della preghiera dell’Alpino, recitata presso il cimitero che ospitava i caduti sassarini. La visita pomeridiana del Museo della guerra 15 18 di Canove, con la magistrale guida di Paolo Pozzato, ha chiuso una due giorni che ha vissuto uno dei suoi momenti di maggiore partecipazione durante l’ottimo pranzo organizzato in emergenza dal gruppo A.N.A. di Gallio.
La stanchezza di tre ore di camminata sulla neve si è sciolta di fronte al vino rosso e alla polenta calda, e alla consegna degli attestati di partecipazione è seguito un caloroso applauso di ringraziamento agli alpini di Marostica e di Gallio che hanno superato qualunque difficoltà pur di portare avanti il programma concordato. E ora permettete una nota personale di soddisfazione.
Durante il pranzo, uno dei docenti mi prendeva da parte e confidandomi di non essersi mai interessato alla prima guerra mondiale, mi ringraziava perché grazie a quanto appreso nei due giorni di convegno era sorta in lui una nuova passione, che nel futuro sarà sicuramente coltivata e, soprattutto, trasmessa ai giovani studenti. E questo è sicuramente il miglior risultato di tutto il convegno.
Paolo Volpato