A scuola di vita

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    È sempre un po’ riduttivo utilizzare il termine “campi scuola” per via delle finalità e delle risorse che l’Ana spende sostenendo tutte queste attività, non solo sul piano economico. Il progetto dei campi scuola è stato riconosciuto come un’iniziativa formativa, istituita dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile nel 2009. Una proposta lodevole che fornisce l’opportunità di creare nei giovani una cultura ad hoc.

    Va detto che inizialmente l’Ana si è avvicinata con una certa timidezza all’iniziativa; in seguito abbiamo constatato che ogni Sezione, dopo aver aderito alla sperimentazione, non ha rinunciato tanto facilmente al suo svolgimento.

    Quest’anno circa 700 ragazzi dagli 11 ai 17 anni hanno partecipato a 15 campi scuola, organizzati dal 25 giugno al 5 agosto in tutta Italia: a Zovencedo (Vi), Malborghetto (Ud), Trecate (No), Città Sant’Angelo (Pe), Almenno San Bartolomeo (Bg), Toscolano Maderno (Bs), Caselle Torinese (To), Felizzano (Al), Latina, Povegliano (Tv), Montazzoli (Ch), Basciano (Te), Stregna (Ud), Manoppello (Pe). Un ulteriore campo era previsto a fine agosto nel paese di Tocco da Casauria (Pe) ma è stato sospeso a causa del sisma che ha colpito la zona.

    Come già accennato, il significato primario del progetto rimane la diffusione della cultura della Protezione Civile dove il Dipartimento nazionale ne specifica in modo chiaro e inequivocabile le tematiche obbligatorie da svolgere, mentre alle varie Associazioni è lasciata piena libertà di gestione. L’Ana ha utilizzato questa autonomia per far conoscere ai giovani l’Associazione e i valori che difende e diffonde.

    Vivere con regole precise che scandiscono le ore della giornata, la vita in comunità con doveri e diritti, la condivisione dei momenti accompagnati anche da fatiche e disagi per i servizi che ciascuno deve svolgere, sono elementi che esaltano le finalità e gli obiettivi dell’iniziativa. Non è superfluo sottolineare quanto affermano i genitori dei ragazzi al termine di quest’esperienza: i figli manifestano soddisfazione e raccontano i momenti di allegria, oltre ai propositi di comportamento appresi durante la settimana trascorsa in gruppo.

    In ultimo, ma non per valore, l’appagamento degli alpini che sovraintendono alle diverse attività. Si sentono veramente soddisfatti di ciò che insegnano a quelli che rappresenteranno a breve la nostra società. E non è difficile osservare un piccolo assembramento intorno ad un “cappello alpino” che racconta fatti di vita militare piuttosto che momenti di vita quotidiana con semplicità ma con ricchezza di sentimenti, proprio come un “buon padre di famiglia”. Quindi scuola sì, ma di vita.

    Giuseppe Bonaldi

    Grazie alpini per…

    Cari ragazzi, mi mancherete, a partire dal più simpatico fino al più “fastidioso”. Con questa lettera voglio dirvi, o meglio scrivervi, tutte le emozioni che ho provato con voi in questa settimana. Io ero la prima ad accendere la miccia, sembro tanto dura invece no, sono la prima a piangere. Perché con voi ho passato un’allegra settimana intera. Voi siete stati come dei fratelli e delle sorelle.

    Con tanto affetto da Erika.

    P.S. mi mancherete tutti!!!


    Caro Adriano, questo piccolo bigliettino ha un solo scopo: dirti grazie. Senza di voi questo campo non sarebbe esistito (e se lo fosse non sarebbe stato di certo la stessa cosa) e io non avrei mai imparato a fare ogni cosa possibile e inimmaginabile (quasi non ci credo che io sia veramente saltata da una finestra!). Ma ti devo dire grazie soprattutto per un motivo: mi hai insegnato che cosa vuol dire collaborare, il non arrendermi alle prime difficoltà, mi hai aiutata a superare le mie paure, ma soprattutto… mi hai insegnato cosa vuol dire vivere veramente. Grazie Adriano per esistere.

    Con affetto, Martina