L’Adunata su Rai Italia
Le scriviamo dalla Sezione Sud Africa con un suggerimento, che potrebbe essere interpretato anche come una gentile richiesta. Non solo in Europa, ma anche in America, in Australia ed in Sud Africa ci sono Sezioni Ana. Questi continenti ricevono Rai Italia, un canale speciale dedicato agli italiani all’estero, ma anche volto a far conoscere l’Italia al mondo.
In ricordo del generale Barberis
Dopo una lunga malattia, il 14 ottobre è deceduto all’ospedale Carle di Cuneo il generale degli alpini Bruno Barberis, 84 anni, ultimo comandante della caserma Giuseppe Galliano di Ceva.
Quei post sui social
Carissimo direttore, sono un associato in pensione che passa una mezz’oretta al giorno su Facebook. Purtroppo rilevo che, molto spesso, soci che nell’immagine di profilo si presentano con il cappello alpino in testa, postano commenti poco lusinghieri nei confronti di personaggi politici che ricoprono importanti posizioni istituzionali (Presidente della Camera, primo ministro, ex Presidente della Repubblica, ecc.).
Questione di scelte
Alcuni giorni fa un alpino del mio paese (Meduno) è andato avanti e sulla bara c’era il suo cappello, come di consueto accade, ma non c’era alcun gagliardetto, epigrafe e rappresentanza alpina con il cappello.
Tra leggenda e realtà
C’è una leggenda che circola nelle valli alpine: “Quando un bambino nasce, un’aquila reale scende dai monti e fa cadere una penna nera, che poi verrà posta sul suo cappello alpino”. Frase finale del bel film “Penne nere”, trasmesso il 24 ottobre su Iris, Mediaset.
Bruno Bonollo Gruppo di Fara Vicentino, Sezione di Vincenza
Per chi vuole capire
Sul numero di ottobre de L’Alpino, lei risponde alle parole farneticanti di tale Cerutti, che contro il terrorismo rozzo, barbuto, ignorante, fanatico musulmano, che combatte in nome di un fasullo dio, propone una mossa radicale per spazzare dalla faccia della terra «con qualsiasi mezzo» questa gentaglia tagliagole.
Sotto il cappello alpino
È con orgoglio che voglio portare alla sua attenzione e a quella dei lettori la collaborazione tra il Comune di Schio e gli alpini. Nel mese di ottobre a Schio, a palazzo Fogazzaro, è stata allestita la mostra, dal titolo “Gli Alpini nella Grande Guerra”, con un percorso guidato, illustrato da una serie di pannelli riguardanti le zone di guerra e le montagne dove gli alpini hanno combattuto.
Affrontare il presente
Mi riferisco alla lettera “Prigionieri dell’Unità d’Italia” del socio Vittorio Biondi, apparsa nel numero di ottobre de L’Alpino. La polemica sul comportamento dei piemontesi verso il Sud negli anni successivi all’Unità d’Italia ha un suo fondamento e ha trovato l’adesione di numerosi storici. Oltre ai nomi citati dall’amico, aggiungerei anche Lorenzo Del Boca in “Indietro Savoia”, che parla di deportazioni in varie aree del Nord (e vi inserisce anche il mio paese, San Benigno Canavese).
Le opportunità di un videogioco
Mi chiamo Marco, ho 27 anni e gioco ai videogiochi da quando ne avevo 5. Vi scrivo in merito alle parole riportare sul corriere.it del Presidente Sebastiano Favero, il quale lamentava la presenza di una mappa del videogioco “Battlefield 1” ambientata sul Monte Grappa. Cito: «Ovvio che sono contrario ad una cosa del genere, non ci sembra affatto il caso di trasformare un luogo sacro in un videogioco. Il Monte Grappa dovrebbe essere ricordato per il sacrificio di chi ha combattuto ed è morto lassù, dall’una e dall’altra parte, e non quindi essere riportato d’attualità in questo modo, con gente che spara e uccide, con sangue ovunque.
Continuate e insistete!
Ho ricevuto L’Alpino di agosto-settembre che ho letto poco per volta, mettendo insieme il messaggio del Presidente Favero con il tuo prezioso editoriale “Il lavoro per i maestri di vita”, la rubrica “Lettere al direttore” e tutto il resto.
Una gara tra cori
Mentre leggevo l’articolo “Arrivederci don Brupon” maestro del coro brigata alpine dell’Orobica, mi ha incuriosito la data: 27 ottobre 1979, poiché durante quel periodo ho partecipato alla prima gara di cori alpini e se ben ricordo il nostro maestro si chiamava Pittana.
Soldati di montagna
Da parecchi anni sono un amico degli alpini e da dieci anni sfilo alle Adunate nazionali con la Sezione Gran Bretagna, come scorta della bandiera del Regno Unito, e ho avuto la possibilità di capire di persona quanto fossero diversi gli alpini dagli altri soldati che avevo conosciuto.