15.8 C
Milano
martedì, 6 Maggio 2025

Cuore al passato, sguardo al futuro

Cuore al passato, sguardo al futuro Sembra ieri ma sono già passati due anni da quando l’assemblea dei delegati mi ha eletto alla massima carica della nostra amata Associazione. Sono stati due anni intensi, percorsi nella continuità con chi mi ha preceduto, nel rispetto dei nostri valori fondanti ma, come naturale, anche con l’apporto delle mie, seppur modeste, capacità per permettere all’Ana di guardare al presente ma soprattutto al futuro con la giusta fiducia e serenità. 

L’Aquila, una scommessa vinta

Due chilometri e otto, tanto era lungo il serpentone di penne nere che scendevano dall’alto di L’Aquila, passando tra l’abbraccio mai interrotto di una folla festante. Una discesa cadenzata, ma senza più fatiche, come un ritorno a casa, dopo aver lasciato altrove pensieri e sofferenze. Quasi una metafora, per una città che ha impastato dolore e lacrime e che ora vedeva finita la sua “guerra”, pronta a rimettere in moto la macchina del domani, con nuove certezze e animo alleggerito.

Gli alpini… un bambino

Per i solutori di enigmistica, si chiama sciarada. Ossia si tratta di partire da una parola strana, che in realtà ne contiene due o più, mescolate insieme come si fa con le carte di un mazzo. Il gioco consiste nello scomporre questa parola originale per vedere da quali altre essa è composta. Chissà se Adam El Haddad, bambino di sette anni, di Castellafiume nella Marsica, nato in Abruzzo ma figlio di genitori marocchini, sa di aver fatto una sciarada. Ci vorrà del tempo per spiegargli come i grandi a volte rendono complicate le cose più semplici.

I panni sporchi in piazza

C’è un dato incontestabile che indica il grado di salute de L’Alpino. Ed è la montagna di lettere che arrivano sul tavolo del direttore, puntualmente ogni mese. Lettere che qualche volta hanno alle spalle cultura storica e grande capacità comunicativa. Altre volte sono lettere più semplici nello stile, ma dietro alle quali si sente il cuore vero degli alpini e il profumo della loro genuinità. Sono scritti che si leggono sempre con piacere, se non fosse a volte per l’eccessiva lunghezza, che obbliga a maratone della mente, finendo per precludersi la possibilità di essere pubblicate, per ovvi motivi di spazio. La cosa bella di questi scritti è che ormai spaziano in ogni ambito della vita sociale.

Comprendere il passato

Il Centenario della Prima guerra mondiale costituisce sicuramente un’importante occasione di crescita e di auto-coscienza, per l’intera comunità nazionale e in particolare per le generazioni più giovani. Evitando certo il nazionalismo retorico del passato, ci è richiesto invece un approccio prudente e umile. Assieme a tante belle iniziative, si infittiscono infatti ovunque mostre fotografiche, manifestazioni e spettacoli anche affascinanti e suggestivi, ma banali e semplicistici nell’interpretare la realtà tragica della guerra.

Il coraggio dell’utopia

Siamo finalmente entrati nell’anno dell’anniversario della Grande Guerra, per l’Italia quarta guerra d’indipendenza perché ha completato nella logica, soprattutto geografica, i confini di una nazione che ancora faticava a trovare una propria identità. Come in ogni anniversario ci sono delle riflessioni che si debbono fare. Il giudizio sull’evento che la storia dopo cent’anni ci consegna, finalmente libero dalla retorica trionfalistica di una vittoria che è comunque costata fra i militari 651.000 morti e quasi un milione di feriti, di cui circa 50.000 Alpini e 589.000 caduti civili. Sono queste cifre che dimostrano quanto la guerra, ogni guerra, sia una folle sciagura, quali ne siano le motivazioni che la ispirano. L’anniversario è anche celebrato per ricordare coloro che per dovere sacrificarono la loro vita.



Il dovere di avere doveri

Credo che molti di noi, e comunque un italiano su sei, abbiano ancora negli occhi due serate prodotte dalla Rai nel mese scorso, protagonista...

Auguri alla più bella Famiglia

Cari alpini in congedo e in armi e cari soci ANA, sono felice di avere questa occasione in cui poter esprimere la mia sincera e sentita soddisfazione per un anno, il 2014, ricco di impegni e soprattutto di incontri che ci hanno visti insieme durante l’Adunata a Pordenone, i quattro raduni di raggruppamento e le tante visite nelle baite di Sezioni e Gruppi. Da ognuna di queste occasioni sono ritornato a casa più ricco nei nostri valori e nello spirito, per poter affrontare con maggiore slancio il ruolo che mi avete assegnato e i compiti che sono propri di un presidente nazionale. Tante sono le sfide e gli impegni che ci aspettano e quelli che abbiamo già cominciato ad affrontare.

Segnali che inquietano

Decani (si legge Deciàni) è una piccola città del Kosovo, incuneata tra i monti del Montenegro e dell’Albania. Qui opera la Kfor, ossia la forza Nato, comandata da un generale degli alpini, mandata lì a far da cuscinetto per evitare gli strascichi di una guerra mai dimenticata, che ha visto lo scontro tra le etnie albanese e serba, ancora pronte a misurarsi con le armi del rancore. Alla periferia di Decani, appena fuori dalla città, c’è un monastero serbo-ortodosso, il Visoki Decani, antico monumento medievale del 1300, dichiarato dall’Unesco, nel 2004, patrimonio dell’umanità.

Davanti al mistero, ai piedi dell’Etna

Dentro, in aeroporto, mentre aspetti che ti diano la valigia, stai lì con gli occhi inchiodati sul nastro, immerso nella frescura dell’aria condizionata. Non sarà l’aria del Trentino, quella della canta, che ti fa cambiare i colori, ma è pur sempre evocativa della gradevolezza dei luoghi degli alpini. Poi, l’improvviso spalancarsi delle porte di uscita, grazie ai premurosi “maggiordomi” elettronici, ti butta dentro al traffico e alla calura della Sicilia. Miiiii….! È il minimo che ti viene da dire, con le poche espressioni di colore che hai imparato in Trinacria.

L’Aquila, la più bella del reame…

Se saremo tutti uniti faremo della nostra città la città più bella del reame. Così recitava un detto del 1200, che cito a braccio per il suo messaggio ancor oggi attualissimo. Parafrasando potremmo dire che questa è la storia che si ripete ad ogni nostra Adunata. Una volta l’anno, un capoluogo scelto dagli alpini fa di una città italiana, la più bella d’Italia. Quasi la meta di un corteo nuziale, dove fiumi di uomini giungono da ogni parte, del Paese e del mondo, a portare il regalo della loro festosa presenza e i suoi preziosi valori. Sono i valori dell’allegria, della fratellanza, della solidarietà, dell’amore di Patria, del valore della famiglia, dei sentimenti religiosi...

L'alpinità

Cos’è l’alpinità? Spesso la citiamo nei nostri discorsi, la inseriamo tra i nostri valori, la percepiamo, ma non sempre riusciamo a spiegarla né conosciamo esattamente la sua origine. È certamente un valore antico legato al mondo delle montagne. Le popolazioni montanare, per sopravvivere, hanno dovuto adattarsi per secoli e millenni ad una vita non facile, legata ad una terra povera, dura da lavorare. Hanno dovuto difendersi dal freddo, dalla neve, dalla fame e talora anche dalle orde degli invasori di passaggio che provenivano, a primavera, dalle pianure del nord per depredare le ricche pianure a sud delle Alpi, spesso distruggendo tutto ciò che trovavano. Le popolazioni di montagna vivevano in una condizione che gli economisti definiscono “di sussistenza”.

ULTIMI ARTICOLI

Partecipa anche tu al Campo Scuola all’Adunata di Biella

In occasione della 96ª Adunata nazionale Alpini che si terrà a Biella, stiamo organizzando un’attività volta a pubblicizzare i Campi Scuola coinvolgendo tutti coloro...

Andrea Cainero

Giuseppe Vezzari

Remo Facchinetti