“Una guerra differente”
In occasione delle cerimonie commemorative per il centenario della Prima Guerra Mondiale, la sezione Belgio, in collaborazione con la redazione de “L’Alpino in Europa”, ha predisposto per il 2015 due incontri di interesse storico-culturale. Il primo appuntamento, intitolato “Una guerra differente - Italia 1915-1918”, si è svolto lo scorso maggio a Bruxelles, nell’auditorium Espace, gentilmente messo a disposizione dalla Banca Monte Paschi Belgio grazie al direttore generale Daniele Bastianelli.
Bèrghem arriva prima
Bedonia è una cittadina in provincia di Parma, incastonata fra le cime dell’appennino dell’alta Val Taro dove, in ogni famiglia, è presente e viva la tradizione alpina. Teatro di tante manifestazioni di grande richiamo per le penne nere: quattro raduni sezionali e un’adunata nazionale della Julia, nel 1953 fu don Carlo Gnocchi a celebrare la Messa in uno di questi eventi. Nel 2003 approdò a Bedonia lo sport alpino con l’organizzazione del 31º campionato Ana di marcia di regolarità in montagna.
Rispetto e responsabilità
Lo scorso 31 maggio il teatro Dal Verme di Milano ha ospitato l’annuale assemblea dei Delegati, che ha avuto quest’anno un’appendice straordinaria, rivolta alle votazioni per la modifica degli articoli 15 e 20 dello Statuto e per l’inserimento di un nuovo articolo. Davide Forlani, già Presidente della Sezione di Brescia, è stato nominato presidente dell’assise; le funzioni di segretario per la parte speciale di modifica dello Statuto sono state svolte dal notaio Beppe Parazzini, per l’assemblea ordinaria da Roberto Celotta della Sezione di Milano.
L’eroe spezzino
Il raduno dedicato ad Alberto Picco a La Spezia, si è aperto sabato sera con il concerto dei cori Ana Soreghina di Genova e Monte Sillara di Bagnone presso il Palco della Musica situato all’interno dei giardini storici, che ha richiamato una folta cornice di pubblico, piacevolmente colpita dal repertorio eseguito dalle due corali.
A qualunque costo
La data del 24 maggio 1915 riporta alla mente il grande fiume Piave che protagonista fortuito, assiste al passaggio dei primi fanti. Ha inizio così per l’Italia, il primo conflitto mondiale. Ma vi è un’altra data a cui far risalire l’inizio della guerra in montagna, sulle vette oltre i duemila metri dove nessuno aveva mai combattuto.
Mangiar… si deve
“Che mestiere facevi da borghese?”. “Fabbricante di fisarmoniche e di manichi di scope”. “Bene da oggi passerai cuoco alla mensa ufficiali!”. Con questi criteri, il più sovente, si fabbricavano i cuochi delle mense di guerra. Questo accadeva, naturalmente, quando il cuoco autentico, il professionista degli intingoli e della casseruola, se l’erano portato via i Comandanti superiori con un laconico fonogramma che faceva mugugnare per dodici ore consecutive il direttore di mensa. Eppure questi cuochi “comandati”, creati tali sul campo, balzati dal nulla alla più importante fra le cariche gastronomiche del reparto, come per miracoloso incantesimo, erano portentosi.
Triveneto tricolore
Più di qualcuno l’ha definita una prova. Quella dell’Adunata del Piave che Treviso (insieme a Conegliano, Valdobbiadene e Vittorio Veneto) spera di ottenere nel 2017. Di certo, il raduno del Triveneto è stato il ritrovo dei 100.000. Numeri importanti che ne hanno decretato il successo, auspicato ma decisamente inatteso.
Al Forte di Colico
Si consolida il legame tra gli alpini della Sezione “Alto Lario” e Forte Montecchio Nord di Colico, la struttura realizzata per la Prima Guerra Mondiale. Il 24 maggio, data che segnò un secolo fa l’inizio del conflitto, le penne nere del territorio hanno voluto rendere omaggio ai Caduti proprio al Forte dove sono posizionati quattro pezzi da 149S della Prima Guerra Mondiale. Una commovente cerimonia dell’alzabandiera che ha visto schierati sotto il pennone gli alpini dei Gruppi della Sezione di Colico provenienti dal lecchese e dal comasco.
Ritorno a Fossa
Un paese è formato da elementi urbani ricorrenti con i quali una comunità si identifica e può svilupparsi: vie, piazze, luoghi di ritrovo e di servizio pubblico. Nel Villaggio di San Lorenzo, la nuova Fossa, c’era quasi tutto. Dopo il sisma, con grande sforzo, l’Ana vi ha costruito una chiesa e 33 delle 150 case, ridando speranza alla comunità. L’unico elemento che mancava era quello legato alla memoria, così gli alpini sono tornati e lo hanno costruito accanto alla sede del Gruppo. Il monumento realizzato in ferro battuto dal maestro Raffaele Di Prinzio rappresenta il fregio degli alpini: un’aquila che sovrasta due fucili e le trombe.
Alzabandiera e omaggio ai Caduti
L’alzabandiera in Piazza d’Armi ha aperto il sipario sull’88ª Adunata nazionale degli alpini. Come da tradizione il primo atto dell’Adunata è l’omaggio al Tricolore, «uno dei momenti più importanti, segno dell’attaccamento all’Italia», ha ricordato il Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini Sebastiano Favero che ha partecipato alla cerimonia con il comandante delle Truppe Alpine gen. D. Federico Bonato e al sindaco Massimo Cialente. Il primo cittadino ha parlato dell’Adunata come una grande scelta di solidarietà degli alpini in una città ferita: «È una iniezione di fiducia e orgoglio per L’Aquila e dopo sei anni è il primo grande momento di gioia collettiva della comunità».
Uomini indispensabili
Perché un’Adunata nazionale abbia successo, occorrono diversi ingredienti. Ne sveliamo due, su tutti: la voce dei nostri speaker e il lavoro ininterrotto degli uomini del Servizio d’Ordine Nazionale. Sono la voce dell’Adunata, dal venerdì quando tutto ha inizio, alla gran kermersse che è la sfilata della domenica. Per tradizione sono avvocati, anche se da qualche anno alla squadra formata da Guido Carlo Alleva, Manuel Principi e Nicola Stefani, tutti ragazzi della Smalp di Aosta, si è aggiunto Francesco Brighenti, alpino senza toga. Raccontano emozioni, fanno conoscere alla città che ospita l’Adunata, la storia meravigliosa delle penne nere, di quanto bene fanno in Italia e nel mondo. Siano in armi o in congedo.
Dalla California per l’Italia
Sul fronte dell’Adamello, tra l’8 e il 9 giugno 1915 il sottotenente veronese Paolo Emilio Castelli aveva avuto l’ordine di condurre due plotoni del battaglione Morbegno verso le ridotte nemiche ai Laghi di Presena. Si trattava di una marcia notturna difficile anche dal punto di vista alpinistico, senza guide esperte, con una tormenta di neve che congelava il sudore degli uomini che da ore, in fila indiana, avevano scavalcato i passi Lago Ghiacciato e Maroccaro a tremila metri di quota. Le nuvole basse agevolavano la marcia nascondendola alla vista del nemico attestato al rifugio Mandrone, posto poco più sotto.