Colori alpini
Gli amici de L’Alpino mi han chiesto un pezzo “di colore” sull’Adunata. Per pezzo di colore, tecnicamente si intende un articolo che esca dalla semplice cronaca, per concentrarsi su impressioni, immagini, sensazioni legate all’evento. Però, per curiosa assonanza, mi è venuta in mente un’altra cosa: ma che colore ha un’Adunata degli alpini?
Mattarella in Ortigara
Alle 4 del mattino del 24 maggio 1915 dal forte Verena partì il primo colpo di cannone verso le fortezze austriache sulla Piana di Vezzena. Fu l’atto che sancì ufficialmente l’entrata dell’Italia in guerra. Proprio in ricordo di tutti i Caduti lo scorso 24 maggio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è salito sull’Altopiano di Asiago, nell’ambito delle celebrazioni per il Centenario della Grande Guerra.
Giovani bandiere
Trecentocinquanta nuovi Tricolori sventoleranno all’ingresso delle scuole elementari della capitale. Sono stati donati dall’Associazione Nazionale Alpini agli alunni di Roma durante la Festa dell’Europa, celebrata in Campidoglio lo scorso 9 maggio, alla presenza del commissario straordinario di Roma Capitale Francesco Paolo Tronca e di Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza.
L’impresa di Monte Marrone
Si è svolta anche quest’anno la giornata in ricordo dell’eroica azione di guerra compiuta dall’appena ricostituito battaglione Piemonte.
All’inferno e ritorno
«L’altra sera, una chiara e fredda sera invernale spazzata dal vento, i miei piccoli, gli orfani dei miei alpini, dormivano tutti naufragati nei grandi letti bianchi della casa austera e serena da poco preparata per loro. Dormivano il loro sonno di seta, popolato di corse spensierate al paesello alpestre, nella grande casa ancora tutta da scoprire. E nell’oscurità frusciante di innocenti pensieri e di sogni ridenti, tornai a vedere gli occhi desti e trafiggenti dei miei morti. Lente e stanche le palpebre del sonno scendevano su di essi. I miei morti, finalmente, riposavano in pace».
Il linguaggio dell’arte
Forse neppure Pino Baù, di Prova di San Bonifacio (Verona) poteva immaginare quale forza comunicativa contenesse il linguaggio dell’arte. Lui, come noi, abituati a credere che il successo della vita dipenda dal percorso scolastico. A lui la scuola proprio non piaceva. Un po’ di avviamento dopo le elementari e un titolo di terza media, conseguito da privatista, ma, più che altro per mettere a posto le carte per garantirsi il lavoro.
Verso la santità
È il 17 agosto 1979. Sperandio Aldeni, artigiano ed elettricista, è al lavoro come tutte le mattine. Quel giorno si trova ad Orsenigo, in provincia di Como (oggi Lecco), a pochi passi dallo stabilimento della Cartotecnica. Intorno alle ore 16, entra nella cabina di trasformazione da 15 mila volt per collegare l’interruttore primario alla linea che arriva dall’Enel.
La nostra Preghiera
Dopo aver letto molto sulla nostra Preghiera, ho avuto l’impulso di dire la mia. Ho conosciuto la Preghiera dell’alpino quando mi presentai alla Scuola Militare Alpina, il 17 gennaio 1969, quale partecipante al 22º corso Acs.
Genesi di un santo
«Cari amici, noi ci domandiamo se don Gnocchi abbia esaurito il suo servizio sacerdotale alla Chiesa ambrosiana chiudendo gli occhi all’esistenza terrena, oppure se egli lo continui in una forma che non sia soltanto quella dell’efficacia della sua opera, della nostalgia della sua persona, ma in una missione permanente per la Chiesa di Dio».
Parola di giovane
Al Centro Papa Giovanni XXIII di Belluno si è sentita una musica nuova. Interpreti e protagonisti sono stati quattro giovani, Leonora, Tommaso, Nicola e Alessandro, guidati magistralmente da Bruno Fasani che come un maestro d’orchestra ha dettato i tempi, stimolando un dialogo aperto e genuino.
Un animo semplice
Anche se ci si avvia verso la primavera, lo sguardo e il pensiero alle montagne innevate ci richiamano alla mente il nevosissimo inverno di cento anni fa, quando nel 1916 le valanghe colpivano sulle Dolomiti più degli eserciti in lotta. Nella Valle del Biois contornata dalla Costabella e dalla Marmolada quei lontani eventi evocano ancor oggi il nome di don Costanzo Bonelli, che fra queste montagne vide la luce e conobbe la vita del montanaro, per tornarvi poi da sacerdote e cappellano dei suoi alpini, coi quali divise fino in fondo la sorte in guerra. Costanzo era nato nel lontano 1880 a Vallada Agordina (allora appartenente alla Pieve di Canale d’Agordo), in Andrich, uno dei sette villaggi di questo paese delle Alpi, vicino alla fontana e alla chiesetta dove ci si radunava per la preghiera comune.
Interprete d’umanità
Racchiudere in un’immagine la straordinaria figura del beato don Carlo Gnocchi è impresa improba e per nulla soddisfacente. Eppure, tra gli slogan sopravvissuti alla storia, due sembrano sintetizzare più di altri la poliedrica e affascinante personalità di un uomo – e di un prete – che ha fatto la storia del Novecento italiano: santo con la penna alpina e padre dell’infanzia mutilata. Non sono icone poi così distanti.