15.2 C
Milano
mercoledì, 14 Maggio 2025

Gli alpini nella storia d’Italia (ultima puntata)

Versatilità, la risposta moderna

Nel corso degli anni Settanta le Forze Armate italiane sono state oggetto di un processo di ristrutturazione destinato, da un lato, a snellire l’apparato riducendo il contingente di leva e le strutture eccedenti, dall’altro a rendere l’istituzione militare più efficiente e moderna. In questo quadro le Truppe alpine sono state riorganizzate, in omaggio ad un principio di flessibilità operativa e di mobilità che nel terreno montano trova il suo ideale ambiente di applicazione. La ristrutturazione ha stimolato un approfondimento teorico che nel corso degli anni si è arricchito di numerosi contributi (tra gli altri, vanno ricordati quelli di Luigi Poli, Carlo Jean, Domenico Innecco, Benedetto Rocca, Patrizio Flavio Quinzio).

Premiati un paese e una famiglia

“Noi alpini apparteniamo alla comunità locale ed una prova tangibile è proprio questa meritevole iniziativa della sezione ANA Cadore che attua pienamente i principi alla base della nostra Associazione”. Così Corrado Perona ha commentato in chiusura di cerimonia, la 16ª edizione dei “Riconoscimenti di merito ANA Cadore”, svoltasi come tradizione nella sala del palazzo storico in piazza Tiziano, a Pieve, davanti a numerose autorità e ad un folto pubblico, con la rappresentanza di tutti i gruppi ANA della Sezione. In apertura, dopo il saluto del sindaco Maria Antonia Ciotti, che ha annunciato l’intitolazione di una piazza al 7° Alpini, l’introduzione del presidente della sezione Antonio Cason, che ha riassunto la storia di questi “Riconoscimenti” nati nel 1980 per una felice idea dell’alpino Guido Buzzo.

Il “Forca di Presta”, presenza ANA negli Appennini

Tra le varie proprietà della sede nazionale: il Soggiorno Alpino di Costalovara, il rifugio Contrin in alta val di Fassa e il rifugio Cecchin al Lozze, da alcuni decenni è stato “adottato” anche il rifugio “Medaglia d’Oro al V.M. Giovanni Giacomini” a Forca di Presta, a quota 1.550, situato nel territorio del comune di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Un rifugio alpino sui generis, che potrebbe essere appenninico perché, contrariamente agli altri fratelli sull’arco alpino, è situato nell’Italia centrale, al confine fra tre regioni: Marche, Umbria e Lazio. Una posizione strategica nel territorio nazionale che permette all’Associazione Nazionale Alpini di essere presente in modo più capillare anche nel 4° raggruppamento.

Ca.STA, un severo banco di prova

“Sappiate che siete i benvenuti. Viva gli alpini”: con queste parole il sindaco di San Candido Werner Tschurtschenthaler ha concluso il suo discorso all’apertura della 64ª edizione dei campionati sciistici delle Truppe alpine (Ca.STA), in programma dal 30 gennaio al 3 febbraio in alta val Pusteria e nel Comelico Superiore. Parole non certo di circostanza, queste del sindaco di San Candido, la cui fascia tricolore - come quella degli altri sindaci del comprensorio Alta Valle - testimonia vicinanza e condivisione con le Truppe alpine, che qui sono di casa. Una condivisione praticata anche quando, con i generali Primicerj e Macor e il nostro presidente nazionale Perona, il sindaco Werner Tschurtschenthaler e quello di Dobbiaco Guido Bocher hanno deposto una corona ai monumenti dedicati a tutti i Caduti. In piazza Municipio, tradizionale palcoscenico sul quale si svolge la suggestiva cerimonia di apertura dei campionati, erano schierate le squadre giunte in sfilata al comando del col. Paolo Sfarra, comandante del 7° Alpini di Belluno.

Il gen. Bernardini al comando delle Forze Operative Terrestri

Il generale di Corpo d’Armata Roberto Bernardini è il nuovo comandante delle Forze Operative Terrestri (Foter) di stanza a Verona. Ha sostituito il generale di C.A. Francesco Tarricone che ha assunto l’incarico di direttore generale per il personale militare, presso il ministero della Difesa, ritornando così nell’ambito interforze dello Stato Maggiore della Difesa. La cerimonia del cambio, particolarmente solenne, è avvenuta alla presenza del capo di Stato Maggiore dell’Esercito gen. Claudio Graziano e in videoconferenza di tutti i comandanti dei reparti delle Forze Operative Terrestri schierati sul territorio nazionale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, ed i comandanti dei reparti impegnati in Afghanistan, Libano e Kosovo.

Quei Caduti, parte di ciò che siamo

Sono passati 69 anni dalla leggendaria ritirata di Russia, ma 70 anni fa il gen. Messe era già in quella terra con un forte contingente italiano e si contavano i primi Caduti, feriti e congelati. Il comandante del CSIR (Capo di Spedizione Italiano in Russia) aveva capito che i nostri soldati correvano grossi rischi in uno scontro tra giganti: lui poteva opporre all’avversario il valore di tenaci combattenti, non divisioni corazzate o caccia bombardieri. Cercò di dissuadere Mussolini ad inviare nel 1942 un’armata di 230 mila uomini. Non fu ascoltato e tantomeno promosso. Poi le cose andarono come tutti sanno.

Nell’emergenza neve, a soccorrere la gente

Mentre scrivo, sono ancora in corso le residue attività di soccorso, che ci hanno visto profondamente impegnati sul territorio che ha interessato nei giorni scorsi, con un’ondata inusuale di maltempo, le regioni del centro del nostro Paese: Emilia Romagna, Marche, Umbria, Molise, Abruzzo, Lazio, ecc. La risposta alla chiamata da parte dei volontari è stata ancora una volta generosa e professionale. L’attività di soccorso è iniziata il 2 febbraio in Emilia Romagna, la prima delle regioni che ha visto impegnati nostri volontari a supporto e gestione delle Colonna Mobile Regionale. Per quattro giorni, 25 volontari si sono alternati nelle attività di soccorso e di pronto intervento alla popolazione; i volontari hanno anche predisposto dei ponti radio per permettere adeguate comunicazioni con le squadre sul territorio.

Alto Adige in cucina: il meglio di due mondi

Si direbbe cosa facile per i cuochi altoatesini diventare grandi e famosi, perché questa terra offre il meglio della qualità e creatività. Essi possono lasciarsi ispirare dai sapori decisi della tradizione contadina o avventurarsi nella fantasiosa diversità della gastronomia italiana. Un connubio particolarmente riuscito che si esprime sia nei ristoranti, in carte menù di varietà incredibile, sia nelle case, dove la cucina casalinga propone il pranzo tradizionale per poi cedere il passo alla cena con i knödel (canederli) allo speck. A proposito di canederli: ogni valle ha i suoi. I tradizionali sono quelli allo speck, ma anche quelli ai formaggi, o con le erbe, o le albicocche (quand’è stagione) non sono male.

L’onore ai Caduti e un monito ai giovani

In una cornice di montagne innevate, nell’estremità settentrionale del lago di Como, gli alpini della sezione di Colico hanno commemorato, domenica 5 febbraio, il 69° anniversario della battaglia di Nikolajewka. Le celebrazioni hanno avuto un prezioso prologo sabato sera, nello storico Palazzo Gallio di Gravedona sede prestigiosa della Comunità Montana Alto Lario dove, alla presenza del presidente alpino Mauro Robba e del sindaco Fiorenzo Bongiasca, si è esibita in un applaudito concerto la fanfara della brigata alpina Taurinense, diretta dal maresciallo Marco Calandri, con un repertorio di musica militare, classica e jazz.

Un alpino nella terra dei cedri

Generale Paolo Serra, è nuovamente ora di chiudere lo zaino…

Esatto, ma da buon alpino, lo zaino è sempre pronto in un angolo, affardellato con i nostri sentimenti e le nostre tradizioni, oltre che con i materiali essenziali per vivere, muovere e combattere in ogni ambiente operativo. La chiamata questa volta è fatta dall’ONU e decisamente non ci si poteva non farsi trovar pronti!

Ricordando l’Operazione Mozambico

Nell’ottobre 2006 l’ANA completava, dopo soli cinque turni di lavoro, le opere programmate nel villaggio di Lalaua, in Mozambico (L’Alpino, gennaio 2007), un intervento voluto dall’Associazione per onorare e ricordare l’ultima missione di pace svolta dagli alpini di leva in questo paese provato da un’orribile guerra civile. Cinque i turni di lavoro, compreso quello propedeutico, e ventotto i volontari coinvolti; alcuni di loro hanno voluto perfino ripetere la gratificante esperienza ed il nobile impegno.

Le foibe ancora aperte nei cuori

Sessantacinque anni fa, il 10 febbraio 1947, a Parigi veniva firmato il trattato che toglieva all’Italia ed assegnava alla Jugoslavia Fiume, il territorio di Zara, le isole Lagosta e Pelagosa, gran parte dell’Istria, del Carso triestino e goriziano e l’alta valle dell’Isonzo. Trieste, con il suo entroterra giuliano ed istriano, entrò a far parte del neo costituito Territorio Libero di Trieste, diviso in Zona A, sotto amministrazione angloamericana e Zona B, sotto amministrazione jugoslava.

ULTIMI ARTICOLI

Partecipa anche tu al Campo Scuola all’Adunata di Biella

In occasione della 96ª Adunata nazionale Alpini che si terrà a Biella, stiamo organizzando un’attività volta a pubblicizzare i Campi Scuola coinvolgendo tutti coloro...

Andrea Cainero

Giuseppe Vezzari

Remo Facchinetti