TRIESTE Alla chiesetta di Scapa Flow, in Scozia nel ricordo dei prigionieri di El Alamein

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    Trieste città di mare… ma anche di montagna. Non è infatti raro tra i muli triestini dividere le giornate estive tra una nuotata a Miramare o un’uscita in barca a vela, ed una bella arrampicata sulle pareti di Monte Grisa che sovrasta la riviera di Barcola o sulle rocce Rose d’Inverno della Val Rosandra dove, fino a pochi anni fa, la brigata Alpina Julia teneva i corsi militari di roccia a due passi dal mare. E così i nostri giovani crescono con la passione del mare e della montagna e capita che Trieste dia i natali a bravi alpinisti e sciatori e ad altrettanto bravi velisti.

    Non c’è nulla di strano, dunque, nel fatto che il 13 giugno una barca a vela di 14 metri sia partita da Göteborg, in Svezia, con un equipaggio tutto di alpini triestini per arrivare a Trieste all’inizio di settembre. Si tratta degli alpini Roberto Pacorini, Roberto (Boby) Gefter Wondrich, Mario Malossi e Paolo Alberti, tutti esperti velisti. Un altro alpino, Mario Gregovich, si è imbarcato durante il tragitto. Il 23 giugno hanno fatto scalo nella baia di Scapa Flow, nelle isole Orcadi (Scozia) dove, durante la seconda guerra mondiale esisteva un campo di concentramento di soldati italiani catturati ad El Alamein. E fu proprio durante la prigionia che gli italiani costruirono la chiesetta. A questa hanno sostato gli alpini triestini per commemorare i nostri militari che in quel campo soffrirono e morirono, e per lasciare in ricordo un guidoncino della Sezione ANA di Trieste. Poi, rotta verso casa.

    Pubblicato sul numero di settembre 2010 de L’Alpino.