Coerenza alpina? Compito di tutti

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    Caro direttore, credo di avere sentito il fremito della tua penna nella recente corrispondenza con i lettori, specialmente in risposta all’artigliere poco patriottico o di fronte ad un certo conformismo. A me sembra che l’alpino e il sacerdote abbiano trovato una buona sintesi concettuale. Il compito è difficile, almeno quanto lo sforzo di indicare il nostro futuro associativo, ed è destinato soprattutto a chi ha un’idea approssimativa del significato di essere alpini e a chi non percepisce certi pericoli.

    Il pericolo di vedere nell’alpino una figura ‘troppo’ speciale è ben presente. Che singolare destino il nostro cappello! Si è nutrito di gioventù ed entusiasmo, poi di nostalgia e tenerezza. Qualcuno oggi però ne fa un uso improprio o riduttivo. Ha un solido impatto sociale e pertanto può essere una forte testimonianza o diventare complice innocente in situazioni imbarazzanti. “Nella vita c’è una sola costante: i cambiamenti”. Una massima antica di grande attualità, che non ci chiede di rinunciare ai nostri principi. L’Alpino con i suoi ultimi direttori ha degnamente educato alla pulizia morale. Oggi può dare voce ad una forma nuova di coerenza alpina. Io credo che i nostri veci approverebbero.

    Ermanno Germanetti – gruppo di Tollegno, sezione di Biella

    Mi sento imbarazzato nel sentirmi caricato della responsabilità di indicare il nostro futuro associativo. Come ognuno di noi, caro Ermanno, anch’io conto per uno. Magari a me spetta il compito di tenere in mano il volante del giornale, ma conoscere la meta, è compito di tutti, da cercare con pazienza e umiltà, evitando ripiegamenti nel passato e fughe scriteriate nel futuro, come se il nuovo fosse automaticamente buono, solo perché nuovo.