Sono figlio di un alpino, classe 1923, andato avanti nel 2009, ma con i miei fratelli non ho dato molte soddisfazioni allo spirito alpino di papà. Il fratello maggiore ha fatto il servizio militare come carabiniere, il sottoscritto è prete da tanti anni, il fratello minore ha fatto il servizio civile come obiettore di coscienza in anni in cui era difficile fare il militare senza essere considerati cittadini, se non sospetti, almeno di seconda categoria.
Noi si viveva un po’ ai margini dell’alpinità militare, mentre siamo sempre stati inseriti attivamente nel mondo alpino, vivendo prima di tutto tra le montagne della valle d’Aosta, in un paesino fuori dal circuito turistico, ma che ritengo essere il più bel paese del mondo… Poi abbiamo praticato fisicamente l’alpinismo arrampicando sui monti, e culturalmente con viaggi e letture e dibattiti, in qualità di iscritti al CAI. Sono parroco di quattro piccole parrocchie della Valle d’Aosta, in tre di esse è costituito il Gruppo alpini, e due di questi Gruppi hanno la sede in due diverse case parrocchiali. Vivo pertanto in prima persona quanto gli alpini siano tra i collaboratori più attivi di tante iniziative che si svolgono sia in ambito civile che religioso, cosicché ho seguito con attenzione quanto è stato scritto su L’Alpino a proposito della Messa e della Preghiera dell’Alpino in tante manifestazioni, e ho apprezzato la ”tirata d’orecchi” che il direttore Bruno Fasani ha fatto a qualche nostro confratello che storce il naso per un non bene inteso pacifismo. Ma ancora di più apprezzo le parole di denuncia e di incoraggiamento, per non perdere la dignità di cittadini, nauseati da tanti cattivi esempi dei cosiddetti grandi. Mi tocca scrivere, per dovere e per passione, su giornali locali, siano essi il semplice, ma gradito dai lettori, bollettino delle parrocchie, o il quadrimestrale giornale delle Sezioni valdostane del CAI, e cerco, anche se so di esserne molto lontano, di mettere in pratica gli insegnamenti e i suggerimenti del CISA (Convegno Itinerante della Stampa Alpina). Forse leggo con più attenzione il mensile degli alpini che non il settimanale della Diocesi (ahi, ahi…). La conversione allo spirito alpino dell’ANA è stata occasionata dall’Adunata del 2003 ad Aosta, vissuta in prima persona come parroco e per aver ospitato in strutture ecclesiastiche più di 500 alpini. Da allora, ho accompagnato per diverse volte insieme alle mie sorelle e ai cognati, il nostro padre alle successive Adunate, che ho vissuto quasi fossero dei pellegrinaggi. E ho ben presente la fierezza di papà quando un vecchio alpino del bresciano vedendomi con lui gli ha detto: “Hai un figlio prete? Che fortunato!”. Mi sono fatto un dovere di leggere quanto più ho potuto libri che parlano di alpini e di soldati nella grande tragedia e nel grande eroismo in Russia, e l’epopea nel bene e nel male della Resistenza tra i monti della Valle d’Aosta e del Piemonte. Cosicché ho deciso di andare in Russia e mi sono iscritto al viaggio che in settembre porterà nelle terre che hanno visto i fatti dell’inverno 1943, e dove l’asilo di Rossosch testimonia lo spirito di perdono e di solidarietà. È inutile dire che intendo viverlo come un grande e commosso pellegrinaggio, sulle tracce di eroici cappellani come don Carlo Gnocchi e don Carlo Chiavazza, e di tanti altri uomini che hanno vissuto tragiche e tremende avventure. Perché non accadano più. Voglio vedere per poi raccontare, perché anche altri possano poi essere più motivati nel grande impegno per l’umanità.
Ivano Reboulaz – Bionaz (Aosta)
Caro don Ivano, grazie per questa bellissima lettera. Ci sono dentro moltissime cose, a cominciare da tanta umiltà, quando riconosce l’indifferenza iniziale verso gli alpini, ma soprattutto quando descrive il progressivo avvicinamento e inserimento nel loro mondo. Grazie per quanto fa per loro, ospitandoli negli ambienti parrocchiali, che è anche segno di intelligenza, in quanto gli alpini danno sempre di più di quanto ricevono. Grazie per la testimonianza verso tutti quei preti che sono soggetti a crisi di orticaria per via della Preghiera. Grazie di cuore. Spero di tornare nella splendida Val d’Aosta il prima possibile e poterle stringere la mano. Con gratitudine.