Corpo degli alpini o… 'Esercito del nord?'

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    La notizia apparsa su un quotidiano della trasformazione del Corpo degli Alpini in un vero e proprio Esercito del Nord con corsia preferenziale nell’arruolamento per residenti nei comuni dell’arco alpino, così da bloccare la crescita dei volontari provenienti dalle Regioni Meridionali dimostra la totale disinformazione sul decisivo apporto delle regioni meridionali in tutte le istituzioni (civili e militari, in pace ed in guerra) della nostra Italia, fra cui anche il Corpo degli Alpini. a) Gli Alpini hanno visto la luce in virtù di un atto di nascita firmato in riva del magnifico Golfo di Napoli. b) Napoli è sede di una delle primissime Sezioni del Club Alpino Italiano. c) Napoli ha una delle prime sezioni dell’Associazione Nazionale Alpini. d) la Scuola Militare Nunziatella di Napoli ha avuto fra i suoi Comandanti ben sei Ufficiali Superiori provenienti dal Corpo degli Alpini. Per chi (come me) ha avuto l’onore di servire il proprio Paese nel Corpo degli Alpini è inaccettabile dover ritenere di non aver assolto il proprio dovere quale ufficiale dell’Esercito Italiano, ma quale mercenario di un altro esercito.

    Tenente in c. Paolo Emilio Pagano 4º Reggimento Alpini Battaglione Aosta

    Se mi è consentito di scherzare alpinamente sull’orgoglio e lo sdegno di Paolo mi vien da dire: meno male che le aquile non nidificano intorno al Vesuvio, altrimenti il presidente Perona dovrebbe trasferire in tutta fretta gli uffici da via Marsala al Golfo Partenopeo. Torniamo su sentieri più seri. Non è superfluo ricordare che, finora, tutti quelli che hanno prestato servizio nel nostro esercito hanno giurato fedeltà al re o alla Repubblica Italiana. Pertanto non credo che una dichiarazione fatta ad un quotidiano da un qualsiasi fantasioso politico cambi la natura e la funzione di un Corpo militare. Sul contributo dato, soprattutto da ufficiali e sottufficiali meridionali ai reparti alpini, nulla da eccepire. Cito solo ad esempio un affermato avvocato napoletano, padre di quattro bimbi, uno dei quali diventerà presidente della Corte Costituzionale, Ettore Gallo, che cadde sul Pasubio, dilaniato da una granata, al comando di una batteria di artiglieria da montagna. E sul Grappa le più eroiche medaglie d’oro, come ebbi modo di scrivere altre volte, sono state assegnate a ragazzi provenienti dal Sud e in particolare dalla Sicilia. Fin qui tutti d’accordo. Non si può però con questo ignorare che i reparti alpini, nel corso del Primo e del Secondo Conflitto Mondiale e fino alla sospensione della leva, furono costituiti con reclute provenienti, quasi esclusivamente, da regioni a reclutamento alpino. Così era stato pensato e strutturato il Corpo degli alpini dal Regio Decreto del 15 ottobre 1872 e il Val Maira, il Morbegno, il Feltre o il Cividale non furono nomi scelti a caso. Se da parte nostra, come Associazione, accogliamo con fraterno calore i giovani in armi, tutti, a prescindere dalla provenienza geografica, non si può negare che si auspica, caldamente, di vedere perpetuare, attraverso i ragazzi delle regioni a vocazione alpina, la tradizione militare che abbiamo ereditato dai nostri padri. Come del resto avviene per la brigata Sassari. Nulla cambia pertanto nel nostro Esercito, che è italiano, e nulla dovrebbe cambiare nel reclutamento e nella formazione professionale degli uomini che ne perpetuano la storia.

    Pubblicato sul numero di febbraio 2010 de L’Alpino.