Leva s, leva no

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    La lettera titolata Quanta retorica s’inserisce nel tema più vasto di leva sì’, leva no che mi ha visto sostenitore del mantenimento della coscrizione. Adesso, dopo aver visto all’opera i volontari nei vari teatri operativi dove mi sono recato per lavoro, ho cambiato idea: soprattutto in Iraq e ora in Afghanistan mai avremmo ottenuto con la leva i risultati magari pochi in un’ottica strategica e politica, ma pur sempre importanti che stiamo avendo con militari di mestiere. Complimenti a chi, anni fa e con tanti ostacoli, seppe cambiare.

    Pino Ramazzotti

    Mi piacerebbe condividere il tuo entusiasmo per il cambiamento, ma mi fermo a sottoscrivere la parte che riguarda i nostri soldati mandati nei teatri operativi più caldi: Iraq, Afghanistan, Libano, Kosovo e via dicendo. Il passaggio al professionismo non ha stravolto, come qualcuno temeva, lo spirito di Corpo, l’attaccamento alle tradizioni, la lealtà alle istituzioni dei militari e ne ha sicuramente migliorato il livello di preparazione. Del resto i quadri e la struttura dell’esercito sono rimasti gli stessi. Dal cadetto dell’Accademia al Capo di Stato Maggiore della Difesa, gli ufficiali si portano nella loro formazione l’eredità di chi li ha aiutati a crescere. Per questo, a mio parere, i risultati che segnali sono ampiamente positivi. Rendiamo onore al merito. Quello che l’ANA ha contestato è stato un passaggio repentino alla professionalità, senza tenere in alcun conto che la cartolina di precetto, nella storia del nostro paese, non è stata solo’ un cuneo, una tassa, ma un momento formativo di cittadini con diritti e doveri. Questa scuola è andata perduta. Irrimediabilmente. Qualcuno dirà che era già stata chiusa da tempo a causa del cambiamento generazionale dei giovani e che ci sono paesi civilissimi dove la coscrizione obbligatoria non è mai esistita. Tutto vero. Ciononostante resto fermo nella mia idea che era possibile avere un esercito preparato ad affrontare necessità esterne e interne, con il coinvolgimento di tutti i giovani, espressione della società non di una scelta. I soldi?Non ci sono se facciamo finta di non sapere che il massimo organo contabile dello stato ha calcolato un’evasione fiscale in Italia di 100 miliardi di euro, equivalente, più o meno, ad almeno cinque finanziarie.

    Pubblicato sul numero di febbraio 2010 de L’Alpino.