Il Natale degli Alpini

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    LE PAGINE DELLA MEMORIA

     

     

     

    Questo che pubblichiamo è un brano dal libro postumo di Giulio Bedeschi, Il Natale degli Alpini , uscito per i tipi dell’editore Mursia. È un libro di articoli che Bedeschi, che amava definirsi alpino, medico e scrittore pubblicò negli anni Settanta e Ottanta, fino a dieci anni prima della morte. Ma ci sono anche inediti, come queste pagine che pubblichiamo, ed una preziosa prefazione della moglie Luisa che, in chiusura, rivela un piccolo segreto su un episodio che ha fatto storia: quella frase rivolta alla stazione di Bolzano ai reduci di Russia. Mentre scendevano dal treno che li aveva rimpatriati, vennero ricacciati indietro da un ferroviere che disse al tenente Italo Serri: Non vedete che fate schifo? .

     

    Non so quante volte, nei raduni alpini, i reduci e le nuove leve scrive Luisa Bedeschi hanno chiesto se Serri fosse lui. Giulio si limitava a rispondere che in quella figura letteraria si riassumevano le esperienze sue e di altri.
    Per taluni versi era vero. Ma a rispondere, oggi, posso essere io. …Era diretta a mio marito la rampogna di quel ferroviere italiano che accogliendolo al confine, e viste quelle divise luride e stracciate, gli urlò è l’ultima frase di Centomila gavette di ghiaccio che lui e i suoi compagni facevano schifo .
    Altri tempi, altra mentalità?Speriamo.
    Dico solo che specie in questi racconti le mani da falegname, intrise del sangue degli alpini, sono le sue, di Giulio Bedeschi .
    Aggiungiamo soltanto che Centomila gavette di ghiaccio fu rifiutato da più d’una dozzina di editori prima di vedere fortunatamente la luce, diciassette anni dopo, nel 1963, da Mursia. Fu, questa dell’editore, una scelta di coraggio che andava controcorrente in un momento in cui ai reduci molto poco popolari veniva più o meno esplicitamente imputato di …aver fatto la guerra, e magari dalla parte sbagliata .
    Quanto fosse distante questa posizione politica dal cuore della gente comune l’ha dimostrato il successo strepitoso del libro. Oggi c’è chi si schiera sul fronte del revisionismo: altri tempi, altra mentalità?Speriamo.
    Quanto a Il Natale degli Alpini, è, come si diceva, una raccolta di articoli che hanno, come tutti gli scritti di Bedeschi, l’avversione per la guerra, una guerra combattuta da gente semplice e umile, cresciuta con il senso del dovere, capace di essere grande in un’immane tragedia. Bedeschi non fu certo compreso da tutti. Con innata eleganza, replicò solo una volta, riconoscendosi invece nel giudizio che l’editore francese Robert Laffont diede all’uscita di Centomila gavette : È di più d’un grande libro di guerra: è un’esaltante testimonianza sull’onore di essere uomini .
    Altro non vogliamo aggiungere. Bedeschi va letto, riscoperto. Come limpido scrittore, come medico umanissimo e perché no?, come Alpino.