La Taurinense in Afghanistan. È la prima volta, non solo da quando sono iniziate le operazioni di pace all’estero, che viene impiegata fuori dei confini nazionali un’intera brigata alpina, appoggiata da supporti delle altre Armi. È il segno che qualcosa è cambiato nello scenario in cui i nostri militari vengono impiegati per portare aiuto e sicurezza alle popolazioni locali.
Un aiuto che viene contestato da quanti vogliono impedire che questo Paese dalla civiltà millenaria, ma sconvolto da guerre e guerriglie che durano da generazioni, approdi a condizioni di vita normali in uno stato di diritto e non sottoposto a leggi tribali. Il saluto ufficiale della città di Torino è avvenuto venerdì 26 marzo scorso, alla caserma Montegrappa.
Per la circostanza era stato rifatto il piazzale della caserma e ristrutturato il monumento con i bassorilievi al centro dei quali campeggia la scritta La Fede per credere, il Coraggio per agire . La brigata, schierata con compagnie del 2º di Cuneo, 3º di Pinerolo, 9º de L’Aquila, un gruppo del 1º da montagna di Fossano e un battaglione del 32º genio guastatori alpini di Torino, è stata passata in rassegna dal sottosegretario alla Difesa on. Guido Crosetto e dal gen. C.A. Armando Novelli, comandante del Comando Forze Operative Terrestri e dal generale D. Alberto Primicerj comandante delle Truppe alpine.
Era presente il Labaro che, scortato dal presidente Corrado Perona, dai consiglieri Nebiolo, Gatti, Superina e Zorio, dai revisori Sala e Sosello, alfiere il presidente della sezione di Biella Edoardo Gaja, ha ricevuto gli onori raggiungendo la pedana riservata davanti allo schieramento: testimonianza d’una identità storica con gli alpini in armi ma anche di partecipazione a questa missione nella quale i nostri reggimenti non saranno soli. Lo hanno dimostrato i vessilli e i tantissimi gagliardetti che facevano ala allo schieramento.
Il 20 dello scorso mese di aprile la brigata ha completato lo schieramento, sostituendo la brigata Sassari: per sei mesi sarà il nucleo principale del Regional Command West di Herat, composto da circa cinquemila militari, nell’ambito dell’operazione ISAF (International Security and Assistance Force), il contingente che opera in Afghanistan dal 2003 su mandato delle Nazioni Unite ed è costituito da reparti di 42 nazioni.
Il ruolo che i nostri alpini sono chiamati a svolgere, oltre che di sicurezza alle popolazioni del vasto territorio loro affidato di ben 160 chilometri quadrati grande quanto l’intera pianura padana, sarà anche quello di fornire servizi in campo sanitario, scolastico e infrastrutturale. Gli aiuti anche alimentari saranno portati fino in villaggi remoti, lungo percorsi eufemisticamente chiamati insicuri .
La regione, della quale Herat è capoluogo, è costituita da numerose province popolate da genti di etnia e costumi diversi. Vi vivono quattro milioni e mezzo di afghani: Tajiki, Uzbeki, Pashtun e Hazara. Particolarmente complessa l’orografia del terreno, a tratti montuoso e privo di reti stradali percorribili, d’estate, a velocità medie superiori ai 25 chilometri all’ora.
In questo ambiente di grandi e piccoli villaggi, spesso sperduti e difficilmente raggiungibili nei mesi invernali, opereranno gli alpini della Taurinense fino ad ottobre, quando saranno sostituiti da quelli della Julia.
Hanno acquisito una lunga esperienza, sin dalla prima operazione umanitaria, negli anni 1992 93, in Mozambico (dove la nostra Associazione, nel decennale di questa missione, per onorare gli alpini di leva che vi parteciparono, ha costruito un fabbricato divenuto un collegio per le giovani, e poi un centro nutrizionale e di accoglienza per bambini sottonutriti e infine un centro di alfabetizzazione e promozione della donna). Altri interventi nell’ambito Nato della brigata sono stati compiuti nei Balcani, dal 1997 (Bosnia, Albania, Kosovo e Macedonia), e nello stesso Afghanistan nel 2003 e dal 2003 ad oggi.
Pubblicato sul numero di maggio 2010 de L’Alpino.